Paesi terzi “sicuri” e rimpatri veloci: cosa ha deciso l'Europa

Via libera agli hub di ritorno, detenzioni e perquisizioni per chi non collabora: c’è l’accordo sul “Solidarity Pool” per i ricollocamenti dai Paesi di prima linea
December 8, 2025
Migranti lungo la rotta balcanica / ANSA
Migranti lungo la rotta balcanica / ANSA
Centri di rimpatrio in Paesi terzi, forte inasprimento delle misure per le espulsioni, perquisizioni e detenzione per migranti irregolari. È un pacchetto all’insegna del pugno duro sulla migrazione quello che hanno concordato i ministri dell’Interno dei Ventisette nella riunione del Consiglio Ue, non senza dure proteste di organizzazioni umanitarie. Una riunione che ha sbloccato ben quattro testi legislativi. Ungheria, Slovacchia e Polonia (che rifiutano in blocco il Patto sulla migrazione) hanno votato contro, ma la maggioranza qualificata era comunque data. Adesso gli Stati Ue dovranno negoziare con il Parlamento Europeo. Una partita non facile, visto che soprattutto i gruppi di centro-sinistra a Strasburgo sono critici della stretta, mentre piovono le proteste delle organizzazioni umanitarie. Gli Stati Ue, si legge in un comunicato di Amnesty International, hanno «scelto di introdurre nuove misure punitive, smantellando salvaguardie e indebolendo ulteriormente i diritti».
Accordo velocissimo su due punti cruciali per la stretta. E cioè la prima lista Ue dei Paesi di origine sicuri (Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia), che consentirà di bocciare in modo quasi automatico le domande di asilo di cittadini di quegli Stati; e la revisione dei criteri per stabilire che un Paese terzo (non di origine) è sicuro. Un punto essenziale, quest’ultimo, non solo per facilitare il diniego dell’asilo, ma anche per la possibilità di creare centri di rimpatrio (i return hubs) in Stati terzi “sicuri”. Con questa decisione, ha dichiarato per la presidenza di turno Ue il ministro danese per l’Immigrazione Rasmus Stoklund, «abbiamo il quadro giuridico affinché gli Stati membri possano creare centri di accoglienza e altre soluzioni di questo tipo con Paesi terzi: questo è estremamente importante per cambiare i difetti fondamentali dell’attuale sistema di asilo». Adesso, prosegue, «inizia la prossima parte del nostro lavoro, ovvero cercare di fare accordi insieme ad altri Paesi europei e Paesi terzi. Questo è un nuovo difficile processo». Un «punto di svolta per la politica europea in materia di migrazione e asilo» esulta il commissario europeo agli Affari Interni Magnus Brunner. In base all’intesa tra ministri, vengono allentati i criteri per identificare un Paese terzo sicuro: viene tolta l’obbligatorietà di verificare un legame concreto tra il migrante e lo Stato in questione; tra i criteri vengono aggiunti il fatto che «il richiedente sia transitato attraverso un Paese terzo prima di raggiungere l’Ue»; e che «vi sia un accordo o un’intesa con un Paese terzo sicuro che assicuri che la richiesta di asilo della persona sarà esaminata in quello Stato» (non applicabile per i minori). Diminuiscono anche le garanzie: un migrante non avrà più automaticamente diritto a restare in caso di appello contro una decisione negativa. La Spagna si è però dichiarata contraria per grossi dubbi di carattere giuridico.
Più complicata era apparsa alla vigilia l’intesa su un altro punto, la riforma della normativa sui rimpatri, alla fine l’intesa è stata rapida pure qui. Una riforma destinata a dare una spinta ai rimpatri (al momento pari al 20% del totale dei fogli di via emessi): oltre alla possibilità di detenzione fino a 24 mesi (rafforzata nel testo approvato dai ministri), ad esempio per i migranti irregolari che non cooperano o rischiano di far perdere le tracce, questa può diventare indefinita per quelli che costituiscono una “minaccia alla sicurezza”. I ministri hanno inoltre introdotto poteri di perquisizione degli alloggi dei migranti irregolari e di confische dei loro beni privati e dispositivi elettronici. Per tutti sono previsti duri obblighi di residenza in un determinato luogo o regione o di firma alla centrale di polizia. Su questa normativa, la Germania ha ottenuto una modifica: l’ordine di rimpatrio europeo (Ero) proposto dalla Commissione (e cioè il fatto che quello emesso da uno Stato Ue vale in tutta l’Ue) potrà essere riconosciuto da altri Stati Ue su base volontaria e non obbligatoria. Solo dopo due anni la Commissione potrà fare una revisione e tornare a proporre l’obbligatorietà.
L’intesa tra Roma e Berlino ha spianato la strada a quella che si presentava come un altro dossier ostico: la creazione del Solidarity pool (appunto “il bacino di solidarietà”) previsto dal Patto sulla migrazione pienamente in vigore dal giugno 2026, e cioè il numero di migranti da ricollocare dai Paesi Ue sotto pressione (la Commissione ha indicato Italia, Grecia, Cipro e Spagna). Il Patto prevede un minimo di 30.000 migranti o 600 milioni di euro (gli Stati che aiutano possono scegliere se accogliere o pagare, ma esentate sono Polonia, Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, e Polonia). La Germania e l’Olanda avevano però chiesto che i Paesi di primo approdo come l’Italia si riprendessero, in base al regolamento di Dublino, i migranti irregolari spostatisi in altri Stati Ue come precondizione per far partire la solidarietà. Alla fine, la quadra si è trovata con un’intesa basata su un accordo Italia-Germania in base al quale, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «vengono annullate le procedure di Dublino fino all’entrata in vigore del nuovo Patto», e cioè giugno 2026 (comunque gli Stati destinatari dei ricollocamenti dai Paesi di prima linea potranno “detrarre” dal totale i migranti irregolari già presenti in base agli spostamenti secondari). Berlino ha però ottenuto l’impegno dei Paesi come l’Italia a rispettare gli impegni su questo fronte negli anni a venire. Inoltre, visto che eccezionalmente il Patto il prossimo anno si applica solo su sei mesi e non su dodici, la platea viene ridotta a 21.000 migranti e 420 milioni di euro come chiesto da vari Stati del Nord (che anzi avrebbero voluto un dimezzamento).

© RIPRODUZIONE RISERVATA