Ora, lavora e... innova: come cambiano i monasteri benedettini
Roma, Subiaco, Cassino e Fara in Sabina: dal 25 al 28 novembre un convegno internazionale indaga sulla fruizione delle abbazie e come la tecnologia può aiutarne la valorizzazione

Monasteri e algoritmi, affreschi medievali e realtà aumentata, silenzio dei chiostri e laboratori di ricerca. Tra Roma, Subiaco, Cassino e Fara in Sabina, l’itinerario dei paesaggi benedettini racconta come alla regola "Ora et labora" di San Benedetto si aggiunga "Innova", la cura del territorio e uso di tecnologie digitali al servizio della fede e della bellezza. Perché c'è un domani culturale che può partire dell'esperienza di questi luoghi che hanno plasmato l’Europa.
Su questo l’ambito di lavoro indaga, dal 25 al 28 novembre, il convegno internazionale “I paesaggi benedettini: territorio, patrimonio culturale e spiritualità”, promosso dal Centro di Eccellenza DTC Lazio, nell’ambito del programma NextGenerationEU, realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Università e Ricerca e la Fondazione Changes, in partenariato con la Regione Lazio e Lazio Innova, patrocinato dal ministero della Cultura, dai Comuni di Cassino, Fara in Sabina, Subiaco ed inserito nelle manifestazioni di Subiaco Capitale Italiana del Libro 2025. Fra l'Università di Tor Vergata, i Monasteri di Santa Scolastica e nelle Abbazie di Montecassino e Farfa, una comunità internazionale di studiosi, rappresentanti delle istituzioni, ricercatori, appartenenti a realtà religiose, operatori e professionisti, per quattro giorni si confronterà sul futuro della cultura come motore di sviluppo territoriale, coesione e innovazione. La geografia e la storia dei monasteri benedettini dimostrano come da luoghi apparentemente marginali si siano originate trasformazioni profonde nel corso dei secoli. I monaci di diverse regioni europee hanno plasmato paesaggi e fondato economie (pensiamo alle filiere agricole e vitivinicole nate nei contesti abbaziali), custodito conoscenze e costruito reti di relazioni politiche e culturali che hanno preparato il terreno all’idea stessa d’Europa. Oggi quell’eredità offre una chiave preziosa per affrontare le grandi sfide del presente e del prossimo futuro: la transizione digitale, la valorizzazione sostenibile del patrimonio, la coesione sociale e le nuove geografie dello sviluppo.
Fra storia e innovazione, ecco un pellegrinaggio ideale fra i monasteri di Santa Scolastica, Sacro Speco, Montecassino e Farfa, alla scoperta di nuovi progetti digitali e di valorizzazione che ne migliorano la fruizione e la conoscenza.
Il doppio virtuale di Subiaco

Subiaco è un intreccio raro di roccia, acqua e preghiera. Qui, tra gole e boschi, maturano alcune delle pagine più intense della tradizione benedettina. Nel Monastero di Santa Scolastica si comprende come la regola di San Benedetto abbia dato forma a un modo di abitare il territorio e organizzare il lavoro costruendo relazioni. La tradizione incontra la ricerca scientifica nella Cappella di San Gregorio al Sacro Speco, oggetto di un lavoro avanzato di documentazione digitale – il digital twin - da parte di Geolander.it, in collaborazione con il Centro di Eccellenza DTC Lazio. Il doppio virtuale è uno strumento concreto di cura e conoscenza per programmare restauri mirati, studiare iconografie e tecniche pittoriche senza stressare le superfici reali. Apre possibilità nuove di fruizione: percorsi interattivi, visite in realtà aumentata e narrazioni accessibili anche da remoto
La memoria digitalizzata di Montecassino

Se Subiaco racconta l’inizio, Montecassino è la grande soglia simbolica del monachesimo benedettino. Più volte ferita dalla storia e più volte ricostruita, l’abbazia continua a essere uno dei luoghi chiave della cultura europea. Il paesaggio parla di resilienza: la collina, i cortili, la basilica, la biblioteca. È il contesto giusto per interrogarsi su cosa significhi oggi tramandare. Il progetto “Memory of Montecassino – Virtual and Accessible Museum” nasce da questa domanda. Attraverso ricostruzioni 3D, leggii virtuali, animazioni, testi e immagini, la storia dell’arte libraria cassinese viene restituita in un ambiente immersivo che la rende più inclusiva.ù
Farfa, modelli di governance

Nell’Abbazia di Farfa, nel cuore della Sabina, campi coltivati e piccoli borghi s’ intrecciano alla fede e alla vita quotidiana. Il tema diventa esplicito: come si può vivere oggi il turismo religioso senza ridurre monasteri e abbazie a semplici attrazioni? Fara in Sabina è uno snodo importante dei cammini benedettini, itinerari che propongono un modo dolce di viaggiare: con attenzione alle comunità locali, alla qualità dell’accoglienza, alla sostenibilità dei flussi. Nel confronto intorno a Farfa trovano spazio realtà come CoopCulture, impegnata a costruire modelli innovativi di governance per musei, archivi, biblioteche e siti religiosi. Farfa illustra come i paesaggi benedettini possano orientare scelte di pianificazione, cura del patrimonio e del tessuto sociale.
Un’eredità che continua a generare futuro
Subiaco, Montecassino e Farfa mostrano come i monasteri benedettini siano oggi laboratori di una nuova stagione di cooperazione culturale e innovazione sociale. La regola di San Benedetto continua a ispirare modi di pregare, lavorare e abitare, ma chiede di essere riletta alla luce delle sfide contemporanee: cambiamenti climatici, fragilità dei territori, necessità di una cultura accessibile e inclusiva. "I paesaggi benedettini stanno vivendo una stagione nuova, in cui la loro forza spirituale e culturale dialoga con forme di turismo più attente, lente e consapevoli - afferma Simone Bozzato, presidente del Centro di Ecellenza DTC Lazio -. Sono sistemi vivi che raccontano lavoro, comunità, memoria e innovazione, e non soltanto luoghi da visitare. Qui il viaggio diventa occasione per capire come il territorio sia stato modellato nei secoli e come oggi il paesaggio parli a chi cerca autenticità e profondità. È un patrimonio che continua a generare valore, perché riesce a rinnovarsi senza tradire la sua identità”.
Un viaggio che è anche un invito: tornare in questi luoghi non solo per ammirarli, ma per lasciarsi interrogare. Consapevoli che il futuro si costruisce partendo da radici solide, capaci di parlare all’Europa di oggi e di domani.
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