Nel Vicentino è ritornato l’incubo Pfas: «Acqua e terreni sono a rischio»

Allarme per le sostanze nelle acque piovane vicino alle discariche. A Dueville 13mila persone bevono da pozzi privati
November 22, 2025
Una manifestazione contro i Pfas in Veneto
Una manifestazione contro i Pfas in Veneto
Tredicimila persone rischiano di vedere sgorgare Pfas dal rubinetto (non sarebbe la prima volta nel ricco e industrioso Nord Est), ma per le istituzioni e i politici del Veneto è tutto sotto controllo. Nonostante l’allarme risalga a un anno fa. Il 18 novembre 2024 la Provincia di Vicenza scrive all’Arpav per individuare il responsabile dell’inquinamento di Pfba (famiglia dei Pfas), rilevato dal Consiglio di Bacino dell’Ambito Bacchiglione tre settimane prima “nell’acquifero sotterraneo del medio alto vicentino e nei pozzi acquedottistici”. L’Arpav indaga, e va a fare prelievi nelle discariche dove sono state depositate le terre di risulta dei lavori della nuova Pedemontana, contaminate dai temibili composti perfluoroalchilici, usati dall’industria per le loro proprietà idrorepellenti (vicenda per cui la procura vicentina ha indagato 12 persone). In tre siti emergono risultati inquietanti. A Marano, ma soprattutto a Montecchio Precalcino: nelle acque piovane in prossimità della discarica Terraglioni i valori dei Pfas totali arrivano a 2.551 nanogrammi per litro. Vicino alla cava Cavedagnona si toccano i 2.465 nanogrammi. Non esistono soglie di contaminazione stabilite dalla legge per terreno e falde, ma il limite per le acque potabili sì: 100 nanogrammi. Il rischio è evidente. In un territorio ghiaioso e dunque altamente permeabile, i Pfas possono filtrare e scorrere facilmente verso valle. Dove sorge Dueville, abitato appunto da 13 mila anime. Dettaglio: Dueville non ha un acquedotto (esiste un progetto per costruirne una piccola porzione nel 2026), perché c’è talmente tanta acqua che quasi tutti hanno un pozzo in giardino. In uno di questi, già a partire dal 10 novembre 2021, la società di gestione Viacqua rilevò “concentrazioni anomale di Pfba”. Nel 2024 si decide di studiare le direttrici dei flussi sotterranei. Ebbene, come annota Arpav nella sua relazione del 10 novembre scorso sull’intera vicenda Pedemontana, “si evidenzia uno scenario di progressiva contaminazione da Pfba nell’acquifero vicentino proveniente da nord, non meglio identificato”. Per individuare la fonte servono ulteriori analisi.
La questione è da prendere sul serio, e infatti Fabrizio Parisotto, sindaco di Montecchio, rivela la sua ansia al Giornale di Vicenza: «Siamo preoccupati, ci siamo subito confrontati con gli enti per avere conferme sulla qualità della rete idrica». Peccato che l’Arpav gli avesse comunicato i dati già a maggio, come risulta dalle carte esibite ieri dal Comitato Tutela Salute. Lui ammette, ma precisa: «Mai avremmo potuto immaginare una situazione del genere». Dura la reazione del Comitato: «Ha sottaciuto una potenziale emergenza ambientale. Anche perché accanto alle cave ci sono terreni coltivati e irrigati con acque del sottosuolo». In più, il Comitato ha segnalato di aver ricevuto dal Comune la missiva Arpav in due copie, una delle quali però non riporta la data. Un giallo che andrà chiarito. Intanto, va da sé, il Comitato chiede alla Provincia di respingere il progetto della società Silva, che vorrebbe realizzare un impianto di riciclaggio di rifiuti ospedalieri accanto a quello che tratta le scorie di fonderia: «L’area è già fin troppo martoriata». In primavera, appresi i dati, il sindaco di Marano, Marco Guzzonato, aveva scritto ad Arpav chiedendo “quali contromisure e azioni risolutive” sarebbero state adottate. La risposta era stata drastica: “La normativa non prevede che Arpav svolga un ruolo di amministrazione attiva ma che fornisca supporto tecnico scientifico agli Enti competenti”. Tra cui, in teoria, ci sarebbero proprio i sindaci, chiamati a tutelare la salute sul proprio territorio. Quanto al primo cittadino di Dueville, Giuliano Stivan, Avvenire ha provato a contattarlo al telefono, ma lui ha fatto sapere che preferisce rispondere via mail. Giovedì sera ha comunque replicato all’interpellanza della minoranza di centrosinistra “Esserci per Dueville”, che gli chiedeva quali azioni intendesse adottare riguardo i rischi di inquinamento da Pfas dei pozzi privati. «Ci siamo confrontati con gli altri sindaci della zona e con la Provincia - la risposta di Stival -. Serve un coordinamento perché girano informazioni non corrette, l’allarmismo può essere dannoso in questa situazione. Per il resto stiamo attendendo l’esito dell’inchiesta della procura». Sull’allarmismo, il Comitato la pensa diversamente: «Giusto essere cauti, ma non dare informazioni su quello che sta accadendo finisce per preoccupare i cittadini». E infatti Matteo Rinaldo, consigliere di “Esserci per Dueville”, rivela: «Io continuo a bere l’acqua del rubinetto, ma ho paura. Cosa bisognerebbe fare? Incentivare i test dei pozzi privati, estendendo i contributi già previsti». I fondi a disposizione rischiano infatti di non bastare: le domande erano in media una trentina all’anno, solo nell’ultimo mese se ne sono contate circa 60. La gente ha sete di sapere cosa c’è in fondo al pozzo.

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