«Meno tasse al ceto medio». Torna l'annuncio, ma nel governo non c'è accordo
Davanti ai commercialisti, che la applaudono a scena aperta, la premier ripromette la sforbiciata non riuscita nella scorsa finanziaria, ma la Lega frena. Mentre Forza Italia stoppa il terzo mandato.

Il contesto architettonico, la celebrata Nuvola di Fuksas nel quartiere romano dell’Eur, è senz’altro scenografico. La platea, ossia i dottori commercialisti riuniti nei propri Stati generali, è senza dubbio quella più adatta. E così la premier (che inizialmente avrebbe dovuto inviare un videomessaggio) decide di intervenire di persona («Non era previsto ma all'ultimo, in un'agenda impossibile, ho pensato che non potevo mancare, anche solo per un breve saluto») e di rispolverare uno dei temi più cari agli italiani di ogni censo e colore politico, insieme a sanità e lavoro. L’obiettivo del governo, annuncia, è «tagliare le tasse in modo equo e sostenibile». E, dopo la riforma delle aliquote Irpef, con la riduzione da quattro a tre aliquote, «intendiamo fare di più e concentrarci sul ceto medio, struttura portante del sistema produttivo e che avverte di più il peso del carico tributario».
Sponda di Forza Italia, ma la Lega prende tempo
Meloni rilancia dunque un obiettivo già inseguito invano nella scorsa legge di bilancio (provando ad ampliare il taglio del cuneo fiscale ai redditi fino ai 50mila euro, grazie all’ipotesi di risorse aggiuntive tra 2,5 e 4 miliardi, poi però non reperite) e riapre il confronto in maggioranza. Una trattativa non semplice, perché se Forza Italia si assesta sostanzialmente sulla linea di FdI (lo ribadisce il vicepremier Antonio Tajani), la Lega invece spinge per dare precedenza alla «pace fiscale», con l’altro vicepremier Matteo Salvini che spinge per una maxi rottamazione delle cartelle pendenti in 120 rate. Una frattura che si riflette anche all’interno del dicastero dell’Economia. Da un lato il viceministro Maurizio Leo (di FdI) garantisce ai commercialisti che l’esecutivo vuole «lavorare» per tagliare le tasse al «ceto medio con redditi fino a 50mila-60mila euro annui», ma che «dobbiamo trovare le risorse, faremo le cose con massima cautela». Dall’altro, il ministro in persona, Giancarlo Giorgetti (Lega) preme sul pedale del freno: «Il governo ha ancora due anni e mezzo». Come a dire: per ora, nell’agenda del Mef, le priorità sono altre.
Il risultato: nel 2024 recupero record di 33,4 miliardi evasi
Insomma, la promessa del governo al Paese c’è, ma l’intesa nel centrodestra non ancora. Per il resto, la premier ribadisce che, nella visione del governo, «il Fisco non deve soffocare la società ma aiutarla a prosperare, non deve opprimere famiglie e imprese con regole astruse e un livello di tassazione che non corrisponde al livello dei servizi che lo Stato eroga». Poi ringrazia apertis verbis i commercialisti: «Nel 2024 si è registrato il recupero di evasione fiscale più alto di sempre, 33,4 miliardi - afferma -. E i risultati della lotta all'evasione sono anche merito del vostro lavoro silenzioso, quotidiano, fondamentale per aumentare la compliance». Una collaborazione che, prosegue, «ha portato risultati importanti come le aggregazioni ora possibili in neutralità fiscale o la responsabilità calmierata del collegio sindacale, riforma necessaria che attendevate da anni». Affermazioni alle quali la platea risponde con ripetute standing ovation, strappando un sorriso alla premier: «Così mi imbarazzate...».
Le opposizioni: finora nessun taglio, solo condoni
Non la pensano così le opposizioni, che reputano l’annuncio della sforbiciata una promessa da marinai. Lo ribadiscono il capogruppo del Pd in Senato Francesco Boccia, convinto che finora l’esecutivo abbia lavorato solo per «alzare le tasse e fare condoni», e il leader di M5s Giuseppe Conte: «Le tasse le hanno tagliate solo alle banche, a cui hanno risparmiato quella sugli extraprofitti miliardari». E il leader di Italia Viva Matteo Renzi rincara la dose: «L’Influencer in capo Meloni va dai commercialisti e annuncia: voglio abbassare le tasse. E giù applausi. Commozione - argomenta con caustica ironia -. Non c’è uno che chieda: scusa, Giorgia, perché prometti oggi ciò che non stai facendo da tre anni? Il melonismo è tutto qui: vivere in un presente infinito, rilanciando le stesse promesse cancellando le tracce della realtà...».
Si tratta sul terzo mandato, ma FI resta contraria
In seno alla maggioranza, intanto, oltre al tema fiscale la giornata registra qualche approccio su un altro piatto forte del menu del centrodestra in questi mesi: il travagliato confronto sull’ipotesi di un terzo mandato per i presidenti di Regione, gradito alla Lega ma ancora indigesto per Forza Italia. Fonti di governo escludono che se ne sia discusso nel vertice convocato a Palazzo Chigi dalla premier sul fine vita e su altri dossier. In ogni caso, l’opposizione azzurra per ora non si ammorbidisce: «Noi restiamo contrari, come ha ribadito Tajani. Riunioni se ne fanno di continuo, ci si vede, si parla - dice ad Avvenire il capogruppo di Forza Italia in Senato, Maurizio Gasparri -. Noi partecipiamo, ascoltiamo, ci confrontiamo, come per garbo bisogna fare fra alleati di coalizione...». E c’è qualche passo in avanti? «No», conclude Gasparri, «al momento la nostra posizione non cambia. E non è ancora maturata alcuna decisione».
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