Meloni: «Via i dazi interni all'Ue. Pensiamo in grande»
All'assise nazionale di Bologna la premier si scaglia contro il green deal e rassicura gli industriali sull'impegno dell'esecutivo per il costo dell'energia

Le richieste di Confindustria per l’esecutivo non sono una novità e Giorgia Meloni ha il vantaggio di salire sul palco dell’assemblea nazionale di Bologna sapendo esattamente cosa l’aspetta. Al primo punto c’è un piano per ridurre i costi dell’energia, stimolare gli investimenti e diminuire il gap di competitività delle aziende italiane, assieme al rilancio di una produttività ferma al palo ormai da più di due anni. Un accordo con Donald Trump sui dazi è altrettanto urgente, così come la semplificazione del sovraccarico di direttive europee, ma per quello c’è la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, altra ospite d'onore dell'assise, mentre in platea siede anche la rivale Elly Schlein, pronta a fiutare il minimo segnale di debolezza.
Il “cahier de doleances” del presidente degli industriali Emanuele Orsini parte proprio dall’Europa e da «un piano industriale straordinario» che favorisca il «radicale mutamento di impostazione delle scelte degli ultimi anni». Preoccupano anche i vincoli sull’automotive, «una vera pazzia» che rischia di «indebitare i costruttori europei costringendoli ad acquistare le quote di Co2 da Byd e Tesla». Il bisogno più impellente, però, resta quello di abbattere i sovraccosti energetici, «un vero dramma che si compie ogni giorno per le famiglie, per le imprese e per l'Italia intera». La situazione, prosegue Orsini, è insostenibile e occorre «agire con urgenza», perché non è più accettabile «continuare a pagare l'energia al prezzo vincolato a quello del gas». Da qui l’appello alle opposizioni per «lavorare insieme sul disaccoppiamento», senza dimenticare il taglio degli oneri generali sulle bollette, gli ostacoli sulle rinnovabili e la necessità di «accelerare sul nucleare con i piccoli reattori modulari, meno invasivi e più sicuri».
Istanze in parte accolte da Metsola, che promette un'Unione «al fianco degli industriali» italiani e un Europarlamento loro alleato, specie grazie alla «leadership del presidente Meloni» che ha saputo «mantenere l'Italia al centro delle decisioni europee». L’Ue, da parte sua, «deve essere presente per rendere le cose più facili», ma questo è possibile solo a patto di «abbattere le barriere», perché l'Europa «deve offrire soluzioni non diventare essa stessa parte del problema». «La verità – sintetizza la presidente del Pe – è che semplificazione vuol dire competitività e competitività vuol dire crescita».
Meloni incassa i complimenti di Metsola, ricambia la stima e rivendica i passi avanti del suo governo, come la revisione dell’outlook italiano da parte di Moody’s («non accadeva da 25 anni») e il ritorno degli investitori stranieri (il fondo sovrano norvegese e Microsoft, Google e gli Emirati arabi uniti). Ma anche la premier sa che «la questione più urgente è il nodo del costo dell’energia». Il governo ne è perfettamente consapevole, per questo ha stanziato «60miliardi di euro per cercare di alleviare» il peso a carico delle aziende. «Ma è evidente – prosegue il capo dell’esecutivo – che cercare di tamponare spendendo soldi pubblici non è la soluzione». Il disaccoppiamento dal prezzo del gas resta la strada maestra e Roma sta lavorando anche a «un'analisi per comprendere se eventuali anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale possano essere la causa di aumenti ingiustificati, perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione». Il tutto, ovviamente, non esclude la necessità di interventi a lungo termine come il nucleare.
Restano le critiche all’Ue sulla transizione energetica e l’invito a «contestare e correggere un approccio ideologico che ha provocato danni enormi senza produrre i vantaggi ambientali decantati». «L'Europa ha scelto la strada forzata della transizione all'elettrico - insiste la presidente del Consiglio -, le cui filiere sono controllate dalla Cina e ancora oggi non riesco a capire il senso strategico di fare una scelta del genere». L’auspicio è che la situazione possa cambiare al più presto, anche grazie a una rinnovata collaborazione con la Germania, specie per l’automotive.
Meloni spinge molto anche sulla semplificazione e sulla necessità di trovare la forza per «rimuovere quei dazi interni che l’Europa si è autoimposta». Nel frattempo la proposta di Confindustria per un piano industriale straordinario trova Palazzo Chigi più che favorevole. «Il governo c'è e non intende indietreggiare – dice Meloni tornando a rivolgersi a Orsini -. Non abbiamo paura di non essere all'altezza di quello che abbiamo ereditato, di quello che rappresentiamo, siamo pronti a continuare su questa strada con coraggio» e «senza paura di osare. Questa nazione ha bisogno ancora di fare tanto, però è una nazione che ha tutte le carte in regola per invertire la rotta. La prima cosa che noi dobbiamo fare è crederci. Pensate in grande, perché io farò lo stesso».
Restano le critiche all’Ue sulla transizione energetica e l’invito a «contestare e correggere un approccio ideologico che ha provocato danni enormi senza produrre i vantaggi ambientali decantati». «L'Europa ha scelto la strada forzata della transizione all'elettrico - insiste la presidente del Consiglio -, le cui filiere sono controllate dalla Cina e ancora oggi non riesco a capire il senso strategico di fare una scelta del genere». L’auspicio è che la situazione possa cambiare al più presto, anche grazie a una rinnovata collaborazione con la Germania, specie per l’automotive.
Meloni spinge molto anche sulla semplificazione e sulla necessità di trovare la forza per «rimuovere quei dazi interni che l’Europa si è autoimposta». Nel frattempo la proposta di Confindustria per un piano industriale straordinario trova Palazzo Chigi più che favorevole. «Il governo c'è e non intende indietreggiare – dice Meloni tornando a rivolgersi a Orsini -. Non abbiamo paura di non essere all'altezza di quello che abbiamo ereditato, di quello che rappresentiamo, siamo pronti a continuare su questa strada con coraggio» e «senza paura di osare. Questa nazione ha bisogno ancora di fare tanto, però è una nazione che ha tutte le carte in regola per invertire la rotta. La prima cosa che noi dobbiamo fare è crederci. Pensate in grande, perché io farò lo stesso».
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