L'Italia sta pensando di adottare l'ora legale permanente
Oggi alla Camera viene presentata una proposta di legge dalla Lega per mantenerla tutto l'anno. La Commissione Ue favorevole dal 2018, ma gli Stati sono divisi

Da sempre è un tema che divide, e non solo in Italia. Ogni anno – nel nostro Paese come nel resto d’Europa- l’ultimo fine settimana di ottobre si passa all’ora solare, per poi ripassare a fine marzo all’ora legale approfittando dei vantaggi di avere più luce durante l’estate. Nel 2018 la Commissione europea aveva proposto di abolire il cambio stagionale convinta che dormire un'ora in più o in meno non dovesse essere materia di vertici e negoziati infiniti. E la consultazione pubblica che ne seguì registrò un record di partecipazioni: 4,6 milioni di risposte, tre quarti dei partecipanti dichiararono di patire il cambio dell'ora e oltre l'80% chiedeva di abolirlo. Più della metà optava per l'ora legale permanente, 36% per quella solare. Ma da allora il dossier è rimasto sepolto tra le carte del Consiglio Ue, non è più stato discusso dal 2019: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, infine l'oblio. Nei giorni scorsi la Spagna ha annunciato di voler riaprire il dibattito e ciò sta avvenendo anche in Italia.
La proposta italiana
Passare definitivamente all'ora legale, evitando i cambi di orario di fine ottobre e di fine marzo, e guadagnare così un'ora di luce in più in autunno e in inverno e a benefici per la salute e l'ambiente. «Una piccola rivoluzione di buonsenso», la definisce il deputato della Lega Andrea Barabotti, illustrando alla Camera il documento con il quale chiede di avviare nella commissione Attività produttive di Montecitorio un'indagine conoscitiva sulla questione con lo scopo di arrivare, entro il 30 aprile, a una risoluzione da discutere in Aula e da consegnare poi al governo. «I benefici di un'ora di sole in più sono tangibili e sono sotto gli occhi di tutti - sottolinea - È un passaggio che vogliamo fare ascoltando il mondo accademico, le associazioni di categoria, chi produce, chi consuma per capire quale sia il migliore interesse del nostro Paese». Al deputato, la Società italiana di medicina ambientale e l'associazione Consumerismo no profit, hanno consegnato le oltre 353 mila firme raccolte tra i cittadini nelle settimane passate. Per Alessandro Miani, presidente della Sima, «gli impatti positivi per la salute e l'ambiente sono evidenti. Ogni volta che cambiamo l'ora - spiega - andiamo a incidere sui ritmi circadiani, i nostri ritmi biologici. Gli effetti sono evidenti: perdita di concentrazione, sonnolenza, aumento di stati depressivi e ansietà». Nei più fragili si registra anche un incremento e un rischio maggiore di sviluppare infarti e ictus fino a una settimana dopo il cambio dell'ora. Con l'ora legale - segnala inoltre - c'è poi una riduzione degli investimenti dei pedoni da parte degli automobilisti. Per l'esperto, con un'ora in più di luce «l'organismo può produrre più serotonina e questo comporta più vitalità, più voglia di fare sport o anche una semplice passeggiata dopo il lavoro». Ricadute positive si possono registrare anche per l'ambiente. Secondo i dati mostrati, potrebbero essere liberate nell'ambiente dalle 160 alle 200 mila tonnellate di anidride carbonica in meno in un anno. Sulla stessa linea si pone Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo no profit. «Questa è un'iniziativa apparentemente folle - dice - ma chi è contrario ad avere un'ora di luce in più? Anche i commercianti potrebbero avere uno stimolo in più» per restare aperti anche oltre gli orari oggi convenzionali. L'alternanza tra ora solare e ora legale - insiste - non ha più senso e motivo di esistere». Un'ora di luce in più ridurrebbe anche la bolletta della spesa e porterebbe al risparmio di 350 mln di euro che attualmente si spendono per aggiornare i computer e i software. Con l'indagine conoscitiva, afferma infine Barabotti, «chiediamo di valutare la possibilita' di avviare una sperimentazione e di prolungare l'ora legale, come chiedono i firmatari della petizione. Vediamo quali sono i benefici. Noi crediamo ci siano, perche' altri Paesi l'hanno fatta e hanno registrato anche un calo delle attivita' criminali anno su anno e vantaggi sul piano economico».
Il dibattito in Europa
A fine ottobre il primo ad esprimersi chiaramente contro il cambio di orario due volte l’anno è stata proprio la Spagna. «Cambiare l'ora due volte all'anno non ha più senso», le parole di Pedro Sanchez, primo ministro della Spagna. Una posizione già espressa anche durante l’ultimo consiglio Ue per l’Energia. Fosse per la Commissione Ue in realtà il cambio dell'ora da solare a legale sarebbe già stata abolita da un pezzo, ma gli stati membri della Ue non sono tutti d'accordo. Per questo il commissario Ue, per i trasporti e il turismo sostenibili,Apostolos Tzitzikostas, ha annunciato durante la plenaria di Strasburgo che «la Commissione ha deciso di passare a un'analisi più approfondita con uno studio dettagliato, su cui stiamo lavorando, per sostenere e supportare una decisione in futuro».Secondo il commissario, lo spostamento delle lancette «non ha più alcun fine», ricordando che negli anni '70, questa iniziativa nasceva in risposta alla crisi energetica, ma «oggi non produce più alcun risparmio energetico per nessun settore, ma anzi porta complicazioni inutili», sottolineando gli impatti che lo spostamento ha sulla salute e sull'umore, soprattutto di bambini e anziani «che patiscono le conseguenze maggiori». L'ora legale è in vigore in circa il 40% dei Paesi nel mondo, cioè 70 Stati principalmente in Europa e Nord America, e in 143 Paesi è stata applicata almeno una volta. L'ultimo Paese a introdurre l'alternanza tra ora legale e ora solare è stato l'Egitto nel 2023 (il precedente era stato il Territorio dell'Isola Norfolk nel 2019) e l'ultimo ad abolirla è stato il Paraguay nel 2025.
Il dibattito in medicina
Il tema del cambio di orario è sempre stato visto con scetticismo dal mondo medico per gli effetti sul sonno che può avere, soprattutto nei bambini e negli anziani. Un recente Uno del Centro di Medicina del sonno dell'Irccs Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, svolto in collaborazione con altri centri di ricerca italiani, mostra ad esempio come il passaggio all'ora legale riduca la qualità e la durata del sonno, in particolare nei cronotipi serali. I ricercatori hanno esaminato 27 studi condotti in diversi Paesi, mettendo in luce un quadro articolato. Le conseguenze del passaggio primaverile all'ora legale appaiono più nette: riduzione della durata del sonno, maggiore frammentazione e incremento della sonnolenza diurna. Effetti che risultano particolarmente marcati negli individui con cronotipo serale, i cosiddetti “gufi”, che tendono a coricarsi tardi e a soffrire di più lo spostamento dell'orologio sociale. Al contrario, il ritorno all'ora solare in autunno, sembra avere conseguenze più contenute e talvolta persino favorevoli, con un temporaneo aumento delle ore di sonno. «Il quadro tracciato dalle ricerche disponibili, pur eterogenee per metodi e campioni – sottolineano gli scienziati del Neuromed - è chiaro: i cambi stagionali, in particolare quello primaverile, hanno effetti misurabili sul sonno e sulla vigilanza».
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