L'influenza minaccia il Capodanno degli italiani. E c'è un nuovo ceppo
Nell'ultima settimana quasi 700mila infezioni respiratorie. Palamara (Iss): c'è ancora tempo per vaccinarsi

Dall’inizio della sorveglianza sui virus respiratori nella stagione 2025-26 (la settimana tra il 20 e il 26 ottobre scorsi), sono stati registrati in Italia circa 4 milioni di casi di infezioni respiratorie acute. Lo segnala l’Istituto superiore di sanità (Iss), che gestisce la rete di sorveglianza RespiVirNet. I dati dell’ultima settimana (1-7 dicembre) parlano di 695mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute nella comunità, pari a 12,4 casi per mille assistiti, in aumento rispetto alla settimana precedente (10,2) come atteso per il periodo.
«Questa settimana – commenta Anna Teresa Palamara, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss – si registra un aumento sostenuto dei casi di infezioni respiratorie acute registrati dalla sorveglianza RespiVirNet, in linea con l’andamento atteso per questo periodo dell’anno. Non è possibile prevedere esattamente quando si raggiungerà il picco di casi, che di solito si registra tra fine dicembre e fine gennaio, ma nelle prossime settimane è probabile che l’incidenza delle infezioni rimanga alta».
Da Riccione, dove la prossima settimana si svolgerà il XXIV congresso della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), il presidente Roberto Parrella osserva che «come nella stagione precedente è prevista la co-circolazione di virus influenzali, parainfluenzali, Sars-CoV-2, virus respiratorio sinciziale (Rsv), metapneumovirus, rhinovirus e altri patogeni con sintomi simili».
Guardando all’emisfero australe, che precede il nostro nella stagione influenzale, viene segnalato che la durata dei contagi quest’anno è durata almeno un mese più del solito. Secondo un’analisi pubblicata su Eurosurveillance, rivista dell’European centre for disease prevention and control (Ecdc) la causa più probabile è stata l’emergere di un nuovo ceppo di virus influenzale A/H3N2 (detto K): anche se non sono cambiati gravità dell’infezione o efficacia dei farmaci antivirali, si è un po’ modificato il profilo dei malati (età media inferiore di 5 anni) e lievemente ridotta la protezione conferita dal vaccino, osservano gli autori della ricerca.
Il nuovo ceppo però «non è un nuovo virus – puntualizza Giovanni Rezza (docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) –. È una normale mutazione come quelle che avvengono ogni anno nei virus influenzali stagionali e non significa che il virus sia più aggressivo o abbia sintomi diversi». Quanto al forte aumento di casi registrati nelle ultime settimane nel Regno Unito, Rezza precisa: «Non è detto che avvenga anche da noi. Ogni Paese ha caratteristiche di suscettibilità della popolazione peculiari. È bene prepararsi, proteggendosi con il vaccino – per cui siamo in zona Cesarini – ma senza allarmismi».
L’incidenza più elevata si registra, come al solito, nella fascia di età 0-4 anni, con circa 38 casi per mille assistiti. Il bollettino di RespiVirNet segnala che l’intensità è media in quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Sardegna), è a livello basale in Umbria e Molise, mentre nelle altre è bassa. Per quanto riguarda i virus individuati, le analisi effettuate su 2.714 campioni ricevuti da laboratori della rete di sorveglianza, hanno indicato la prevalenza di virus influenzali (781 campioni, pari al 28,8% del totale) quasi la metà del ceppo A/H3N2.
Se si confronta la curva dei casi segnalati da RespiVirNet nelle prime settimane di questa stagione con gli anni precedenti si rileva che la curva sta salendo in modo più sostenuto rispetto allo scorso anno, ma in linea con il 2023-24 e in misura inferiore al 2022-23. Anche se, avverte il sito dell’Iss, è difficile confrontare puntualmente l’incidenza settimanale di quest’anno con quella delle stagioni precedenti perché RespiVirNet ha modificato la definizione di “caso”. Quest’anno non vengono più sorvegliate le sindromi simil-influenzali (Ili), ma le infezioni respiratorie acute (Ari).
«Ricordiamo – conclude Palamara – le principali misure di prevenzione: la vaccinazione, per cui si è ancora in tempo dal momento che il virus circolerà ancora per diverse settimane, una rigorosa igiene delle mani, il rispetto della cosiddetta “etichetta respiratoria”, per esempio tossendo in un fazzoletto o nell’incavo del braccio, evitare i luoghi chiusi e affollati in presenza di sintomi».
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