La Russia, più che una Madre, è diventata un Grande Fratello

Nelle strade di Mosca avanza la “cinesizzazione”: ogni angolo rigurgita di telecamere a riconoscimento facciale. E gli stranieri devono registrare la propria voce
August 1, 2025
La Russia, più che una Madre, è diventata un Grande Fratello
Ansa | Una ragazza al telefono nel centro di Mosca
«Sta arrivando il momento di emigrare all’estero». Oleg è irritato per le ultime leggi liberticide approvate dal potere: ulteriori problemi per l’uso delle VPN e prossimo blocco di WhatsApp e di piattaforme occidentali affini. La sua vita da tardo teenager, come per gran parte dei suoi coetanei in giro per il mondo, è tutta nel suo smartphone. «Ci hanno stufato!», aggiunge. Oleg utilizza la sua VPN per saltare gli ostacoli posti dall’Autorità federale delle telecomunicazioni e accedere a Instagram. Qui guarda i video – «quelli su TikTok sono roba da chi è indietro» – e si tiene aggiornato sulla vita dei suoi amici. La questione è che Instagram, Facebook e WhatsApp appartengono alla compagnia Usa Meta, che non intende seguire le procedure di registrazione in Russia, le quali obbligano la concessione alla raccolta e alla consegna di dati sensibili dell’utente.
Dal 2022 Meta è stata dichiarata «organizzazione estremista». Il Cremlino ha così bloccato il libero accesso a Instagram e a Facebook, ma non a WhatsApp, utilizzato dal 68% dei russi per telefonare, inviarsi foto, comunicare in generale. Ma adesso il potere ha deciso di imporre una nuova stretta. Nei mesi scorsi, in alcune regioni, sono già state fatte delle prove tecniche di blocco di WhatsApp. Il messenger russo, suo sostituto – che offrirebbe anche alcune funzioni di Telegram – pare sarà pronto ad inizio autunno. Max, questo il suo nome, chiaramente garantirà alla polizia l’accesso a tutti i dati possibili e immaginabili. Addio privacy. Il potere prevede di far transitare la cittadinanza all’analogo russo, o giù di lì, del WeChat cinese dopo i primi di settembre.
Mai alla Duma, la Camera bassa del Parlamento federale, le discussioni sono state così accese come quelle osservate nelle scorse settimane. Ma alla fine anche i deputati più riottosi (il partito putinista “Russia Unita” ha la maggioranza assoluta) si sono dovuti piegare al volere del potere su tutto. Anche sulla risoluzione inerente la ricerca tramite VPN di materiale vietato dalle autorità. «Questa legge – ha osservato il vicepresidente della Duma, Vladislav Davankov – viola i diritti di tutti i cittadini. Non è possibile definire quale informazione sia “non auspicabile”. È vero: c’è un registro del ministero della Giustizia il quale elenca oggi circa 5.500 materiali, ma tale lista è in continuo aggiornamento. Le persone non sono giudici e non possono determinare il livello di pericolosità di un’informazione». D’accordo con lui è il collega Serghej Mironov: «Se uno sente il cognome Navalny e vuole sapere chi è questo signore cercando su Internet, ecco subito la multa per aver violato la legge».
Secondo gli studi legali, sentiti dal canale televisivo Rbk, neanche i giornalisti – che professionalmente per lavoro verificano le notizie – sono al riparo da tale legge. Nel giorno dell’approvazione della nuova misura “bavaglio” una ventina di manifestanti, giunti davanti al palazzo del Parlamento per protestare, sono stati subito fermati dalla polizia e portati via ai commissariati. La notizia, lanciata dal quotidiano Kommersant, è sparita o è stata cancellata dopo pochi minuti. “Censura militare o di guerra (voennaja ha un doppio significato in russo, come mir, che è “pace” e “mondo”)” è la definizione, usata dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, per descrivere le attuali restrizioni alla libertà di stampa. Così la “cinesizzazione” della Russia avanza. Mosca si è riempita, ovunque in ogni angolo, di telecamere a riconoscimento facciale. E non è solo per una questione legata alla sicurezza. Il Cremlino intende utilizzare le nuove tecnologie per perseguire i propri fini.
Intanto, giusto per provare il sistema – per poi allargarlo ai cittadini russi –, tutti gli stranieri che hanno un numero di cellulare nazionale, sono stati costretti alla “biometria” dopo aver aperto obbligatoriamente un account su Gosuslughi, il circuito elettronico per accedere ai servizi dello Stato. «Conti uno, due, tre, eccetera»: gli stranieri si sono visti registrare la propria voce. «Guardi nella telecamera, per piacere»: questa la foto ad alta definizione, generalmente scattata negli istituti bancari. Seguendo gli slogan sulla sicurezza, sulla modernità, sulla possibilità di garantire servizi più efficienti e sulla comodità si mappa la cittadinanza.
Nelle ultime consultazioni comunali, tenutesi nell’autunno 2024, gli elettori moscoviti hanno espresso la propria preferenza online. Se si voleva votare ai seggi su carta, bisognava presentare una richiesta scritta. È inutile dire che, in genere, i controlli sulla regolarità degli appuntamenti elettorali normali non sono dei più facili e l’Ong Golos, che ha osservato per anni le elezioni in Russia, si è appena sciolta dopo aver subito innumerevoli azioni legali. Adesso tale compito sarà ancora più complicato. «Ci stanno rendendo la vita impossibile – conclude il giovane Oleg –. Il mondo cambia, ma i nonni al potere non se ne sono accorti».

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