La Flotilla, una rotta per scrollarci di dosso l'indifferenza
La spedizione verso Gaza anche per svelare l'ipocrisia dei governi europei che usa doppio standard con Russia e Israele. Perché l'esecutivo italiano non ha reso un buon servizio al popolo palestinese

Il viaggio della Flotilla, al di là delle idee dei singoli, interroga le coscienze e solleva interrogativi su forza e senso delle iniziative che ciascuno può fare per "lasciare un segno". Anche fra due intellettuali che ci hanno affidato per questo le loro riflessioni sul tema. Qui di seguito potete leggere quelle di Francesco Gesualdi, qui invece quelle di Davide Rondoni.
Mai come negli ultimi anni siamo stati inondati da appelli che esortano a scrollarci di dosso l’indifferenza. Un’infaticabile voce in questa direzione è stata quella di papa Francesco, a cui si è aggiunta quella di altre personalità, fra cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la senatrice Liliana Segre che in un discorso il 27 gennaio 2020, al Memoriale della Shoah di Milano, affermò: «L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò disprezzo, temo e odio gli indifferenti. Le parole di Antonio Gramsci rendono bene il senso di una malattia morale che può essere anche una malattia mortale. (...) Perché quando credi che una cosa non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferente è complice dei misfatti peggiori. L'alternativa, diceva don Milani, è “I care”, me ne importa, mi sta a cuore».
Di fronte all’orrore a Gaza, alcune centinaia di attivisti di tutta Europa hanno deciso di reagire all’indifferenza, non solo per portare a Gaza cibo e medicinali a una popolazione stremata, ma anche per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla necessità di fare tutto il possibile per fermare la mano di chi sta uccidendo in modo indiscriminato migliaia di civili, inclusi vecchi, donne e bambini.
In altre parole, la Global Sumud Flotilla ha perseguito una duplice rotta: quella marittima verso Gaza e quella politica verso l’Europa per invitare i governi europei a smettere di ficcare la testa sotto la sabbia. Peggio ancora di continuare ad avere un rapporto di complicità con lo stato di Israele tramite la fornitura di armi e stretti rapporti di collaborazione industriale, commerciale, finanziario. Al contrario sono invitati a interrompere qualsiasi rapporto col governo di Netanyahu, ricordandoci che nel 1994 l’isolamento economico fu determinante per dare la spallata finale al regime dell’apartheid in Sudafrica.
Se oggi venisse usata la stessa determinazione verso Israele, potremmo mettere la parola fine a un’altra vergogna. In Italia l’invito a reagire lanciato dalla Flotilla ha trovato accoglienza in una larga fascia della popolazione, ma non nel governo che parandosi dietro a superiori ragioni di Stato ha sostanzialmente esortato i naviganti a rinunciare ai loro propositi.
Ma così facendo il nostro governo ha reso un pessimo servizio non solo al popolo palestinese, ma alla stessa democrazia che già si trova in crisi profonda. Il continuo riempirsi la bocca di principi altisonanti a cui, però, fanno seguito scelte in direzione opposta, provoca nei cittadini non solo disorientamento culturale e morale, ma anche una paralizzante chiusura in sé stessi che spalanca la strada a ogni forma di sopruso e di orrore.
Il doppio standard verbale, morale e politico, che da un paio di anni si è affermato in Europa, per cui lo stesso tipo di gesto è ora condannato, ora approvato, a seconda se a commetterlo è uno Stato amico come Israele o nemico come la Russia, genera nell’opinione pubblica uno sconcerto tale da indurla a bollare come ipocrita l’intera classe politica, rinunciando a qualsiasi forma di partecipazione. Una deriva forse gradita a quei politici interessati solo al potere, ma che risulta disastrosa per una serena convivenza sociale. La messa in discussione di questa impostazione è un altro contributo reso dalla Global Sumud Flotilla di cui dobbiamo essere grati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





