Garlasco, in aula a Pavia c'è (a sorpresa) anche Alberto Stasi

L’incidente probatorio sul delitto di Garlasco riporta al centro il nodo del Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, ritenuto compatibile con Andrea Sempio o la sua linea paterna, ma giudicato scientificamente fragile e controverso
December 18, 2025
Nell’aula del tribunale di Pavia, dove si celebra l’incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta su Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi, è comparso anche Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per quel delitto. Ha fatto ingresso insieme ai suoi difensori, senza rilasciare dichiarazioni alla stampa. «Stasi ha chiesto di assistere all’udienza ed è un fatto che accolgo positivamente», ha spiegato l’avvocato Antonio De Rensis, precisando che il suo assistito, trovandosi in regime di semilibertà, non può parlare pubblicamente. Quanto a un suo eventuale intervento in aula, il legale si è limitato a osservare che «l’udienza non è ancora iniziata». Quella di oggi rappresenta una tappa cruciale di un procedimento che continua ad attirare un’attenzione mediatica costante: anche stamani il palazzo di giustizia era circondato da telecamere e cronisti. Al centro del confronto tra i periti vi è soprattutto il Dna maschile isolato dalle unghie di due dita di una mano della vittima, un profilo genetico che, secondo la consulenza della Procura e la perizia disposta dal gip Denise Albani, risulterebbe compatibile con quello di Andrea Sempio o di un componente della sua linea paterna. L’esito dell’incidente probatorio, una volta cristallizzato, potrà essere utilizzato come prova in un eventuale processo che la Procura appare orientata a chiedere.
Nelle sue conclusioni, Albani parla di una compatibilità «moderatamente forte» in un caso e «moderata» nell’altro, mantenendo però un registro prudente. La perizia, infatti, chiarisce che non è possibile stabilire con certezza se Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007, abbia tentato di difendersi: manca, scrive il giudice, il necessario rigore scientifico per determinare se le tracce genetiche fossero sopra o sotto le unghie e se si tratti di un trasferimento diretto o mediato. Una cautela che alimenta letture divergenti. Per i difensori di Sempio, Angela Taccia e Liborio Calatiotti, l’analisi genetica non è affidabile, poiché fondata — come la stessa Albani riconosce — su dati documentali risalenti al 2014 e «non consolidati». Una perizia che, a loro avviso, non consente nemmeno di chiarire la dinamica del contatto che avrebbe generato il Dna. Di segno opposto la posizione dei legali di Stasi. Giada Boccellari e Antonio De Rensis ritengono che il lavoro peritale confermi le valutazioni dei loro consulenti, determinanti per la riapertura dell’indagine su Sempio, e sia in linea con la consulenza della Procura sulla compatibilità del profilo genetico con quello del 37enne o dei suoi familiari paterni. Ancora più netta la posizione dei consulenti della famiglia Poggi, secondo cui una perizia basata su dati non consolidati è priva di reale valore scientifico e non aggiunge elementi sostanzialmente nuovi al quadro già noto. Non si esclude tuttavia che l’udienza possa riservare sviluppi inattesi. Tra questi, la possibile richiesta di ammettere nell’incidente probatorio la cosiddetta “traccia 33”, rinvenuta su un muro e contenente materiale biologico. Un’ipotesi già avanzata in passato dal legale dei Poggi e respinta due volte dalla Procura, anche perché il frammento di intonaco prelevato nel 2017 risulta mancante. Se si arriverà a una richiesta di rinvio a giudizio, torneranno sotto la lente anche altri elementi controversi dell’inchiesta: le telefonate a vuoto di Sempio al fratello di Chiara, Marco, pur sapendolo assente, e lo scontrino del parcheggio che l’accusa ritiene non riconducibile all’indagato, il quale ha sempre sostenuto di trovarsi a Vigevano nelle ore in cui la ragazza veniva uccisa. Un mosaico ancora incompleto, destinato a essere discusso fino all’ultimo dettaglio.

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