Facciamo ripartire insieme la fabbrica della speranza

Le famiglie sono compresse tra paure e ricerca della felicità. Un fragile domani che rende incerto l’oggi. Ma il benessere va costruito unendo gli sforzi
November 13, 2025
Facciamo ripartire insieme la fabbrica della speranza
Il benessere nelle famiglie è frutto di una misteriosa e complessa alchimia tra le risorse di personalità dei singoli membri, la forza delle relazioni che si instaurano tra loro, e l’impatto del contesto esterno, a livello sociale, economico e culturale. Comprendere queste interazioni non è semplice, non solo perché bisogna tenere conto di tante dimensioni di vita (soldi, lavoro, stili e progetti di vita, soddisfazione relazionale, desideri, emozioni, sogni e progetti…), ma soprattutto perché ogni famiglia ha un proprio mix di risorse e fragilità interne ed esterne, che genera percorsi sostanzialmente unici ed irripetibili. Per parafrasare (e contestare) l’incipit di Anna Karenina, «ogni famiglia felice è felice a modo suo», costruisce cioè il benessere familiare e dei propri componenti mettendo insieme in modo unico i caratteri, le virtù, i talenti e le fragilità di ciascuno, la forza e il valore delle relazioni familiari e sociali, e gestendo, per quanto possibile, le sfide, le risorse e le minacce che la società incessantemente propone.
Questa originalità individuale dei progetti e percorsi di vita non significa autoreferenzialità del singolo soggetto (individuo come a sé stante), ma si struttura in una dimensione pienamente relazionale, come conferma anche la più recente letteratura internazionale: ad esempio il World Happiness Report 2025 segnala che nelle varie nazioni gli indicatori di “felicità” crescono al crescere delle relazioni e dell’orientamento pro-sociale e solidaristico (e della convivialità: più tempo si passa a tavola insieme, più elevati sono gli indicatori di felicità). A sua volta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente pubblicato una preziosa indagine comparativa sulla solitudine, dove emerge una drammatica stima di 870.000 morti ogni anno nel mondo per cause collegate a solitudine e/o isolamento sociale. In breve, anche a livello internazionale si conferma che la dimensione relazionale è irrinunciabile per comprendere lo stato di benessere o la vulnerabilità della persona, sia nelle analisi sui fattori di rischio (solitudine o isolamento sociale), sia sui fattori che generano benessere (come si costruisce la “felicità”/happiness).
A questo complesso meccanismo il Cisf ha dedicato questo anno il suo rapporto annuale, grazie a un’indagine su 1.600 famiglie italiane, i cui risultati possono essere sintetizzati proprio dal titolo del volume: Il fragile domani. In estrema sintesi, oggi il benessere e la ricerca della felicità delle famiglie sembrano essere pesantemente condizionati e limitati soprattutto da una situazione complessiva di incertezza, paura e fragilità verso il futuro, che trasforma anche il presente in un periodo di disorientamento e di incapacità progettuale: troppo spesso viviamo incerti e timorosi, e la prospettiva di un domani fragile già oggi avvelena la capacità di progetto e di speranza di tante persone, soprattutto tra le nuove generazioni. Tanto che una delle motivazioni ricorrenti del crollo della natalità, per molti giovani, così si esprime: «Come faccio a mettere al mondo un bambino, così fragile e bisognoso di cure per così tanto tempo, in un futuro così incerto e rischioso?».
Che fare allora per rimettere in movimento “la fabbrica della speranza”? In primo luogo serve una cultura della responsabilità personale, perché la sfiducia e la mancanza di “movimento personale” (proattività) sono le premesse per il disagio e la sofferenza mentale (non lasciarsi vivere, ma vivere). Inoltre ogni famiglia deve saper costruire legami buoni, trovando (e facendosi aiutare a trovare) un “sufficiente equilibrio” tra appartenenza e autonomia, non solo per i più giovani, ma in ogni legame. Ma davanti a una questione sociale così rilevante, come sicuramente è la tutela e promozione del benessere delle persone, la domanda “Che fare?” viene inevitabilmente indirizzata soprattutto ai policy makers istituzionali, alle politiche pubbliche. Ci si aspetta insomma, soprattutto nelle società occidentali, che il benessere delle persone non sia solo un bene privato, a carico delle singole persone, ma sia anche parte del bene comune.
Nel Report Cisf 2025 sono analiticamente indicati diversi compiti operativi nei vari ambiti, come un rinnovato sviluppo dei servizi consultoriali, il rafforzamento dei servizi psichiatrici, la promozione di spazi relazionali per famiglie e giovani, come potrebbero e dovrebbero essere i nuovi Centri per la famiglia previsti dall’ultimo Piano nazionale famiglia. Occorre però ricordare che l’intervento pubblico non può essere l’unico fattore generativo degli esiti desiderati, ma deve collocarsi in una dinamica circolare di azioni e feedback con tutti gli altri attori sociali, e soprattutto con i destinatari. In breve, nella società contemporanea nemmeno l’intervento pubblico più consolidato può illudersi di “risolvere da solo”, ma deve agire – con il massimo possibile di qualità e di risorse – all’interno di un più ampio processo societario, in cui tutti gli attori siano chiamati a generare un “valore aggiunto” di benessere per ogni persona e di bene comune per tutti.
In breve: la società post-moderna del terzo millennio espone le persone – e soprattutto i giovani – a molti fattori di stress, che minacciano il benessere personale e relazionale di tanti: è facile sentirsi angosciati, impauriti, impotenti, disillusi, sfiduciati, depressi, rabbiosi, violenti. A quali condizioni invece una persona può rigenerare la propria speranza di potercela fare senza farsi schiacciare? E soprattutto insieme a chi? Su questa e su molte altre domande il Cisf Family Report 2025 propone una lettura precisa e innovativa, tratteggiando alcune possibili modalità di intervento, per sostenere ogni persona ad affrontare, già oggi, il “fragile domani”.
Francesco Belletti è direttore del Cisf - Centro Internazionale Studi Famiglia

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