Cos'è l'«effetto Batman» e perché ci rende più altruisti
Uno studio dell’Università Cattolica di Milano condotto nella metropolitana della città dimostra come di fronte a un imprevisto che rompe la routine i passeggeri diventano più inclini a cedere il proprio posto

Metropolitana di Milano, fermata di Porta Romana. Un annuncio di ritardo crepita dagli altoparlanti, il solito brusio di pendolari riempie il convoglio, gli sguardi scorrono sullo smartphone o nel vuoto. Tutto procede secondo liturgia urbana, finché la routine non si incrina. E l’imprevisto, come spesso accade, prende le sembianze meno probabili: ecco un Batman in carne e ossa, mantello compreso. Da qui si apre la storia — e lo studio scientifico — che un gruppo di psicologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha voluto mettere alla prova e raccontare sulle pagine di npj Mental Health Research, rivista del gruppo Nature. Lo hanno chiamato “effetto Batman”: il curioso fenomeno per cui l’irruzione dell’inatteso ci rende, per un istante, più presenti a noi stessi e più attenti agli altri. Lo scenario è la metro appunto, scelta per testare un comportamento tanto semplice quanto rivelatore: cedere il posto a una donna che sembra incinta. In condizioni ordinarie, a farlo è il 37,66% dei passeggeri, poco più di uno su tre. Ma quando sul convoglio compare una seconda sperimentatrice, travestita da Batman, la percentuale schizza al 67,21%, oltre due su tre. E qui arriva la nota più sorprendente: quasi la metà (il 44%) di chi ha ceduto il posto non ha notato Batman. Come se il solo scompaginarsi della normalità avesse riattivato una forma di vigilanza prosociale, quel “risveglio” dell’attenzione che la cosiddetta mindfulness prova a coltivare con ben più lunghi esercizi.
Il professor Francesco Pagnini, ordinario di Psicologia clinica e autore dello studio (che potete leggere qui nella sua versione integrale), vede in questi numeri la forza della novità come detonatore di gentilezza: basterebbe (basta, in effetti, almeno stando allo studio) un frammento di imprevedibile per rompere il pilota automatico e riportare i passeggeri ad alzare lo sguardo e al gesto più elementare di cura reciproca. Che poi il travestimento inneschi anche un immaginario cavalleresco, fatto di supereroi, soccorso e responsabilità, è più che plausibile. Batman, dopotutto, da sempre rappresenta la vigilanza morale in mezzo al caos di Gotham. L’esperimento, divertente nella sua scenografia, è serio nella sostanza e offre una piccola certezza: in una metropolitana strapiena o in una giornata distratta, l’altruismo può riaffiorare anche senza grandi proclami. Certo, sarebbe bello che non servisse nemmeno il mantello nero svolazzante.
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