Centomila regali ai bimbi in difficoltà: come funziona il “giocattolo sospeso”
di Costanza Oliva
L’iniziativa nata quasi per caso nel 2021 oggi coinvolge centinaia di punti di raccolta tra grandi catene e piccoli negozi

Ci sono i nomi delle principali catene della distribuzione, i maggiori rivenditori di giocattoli, ma anche negozietti di quartiere, cartolerie, librerie e boutique dedicate ai più piccoli. È l’elenco – sempre più lungo – dei punti che hanno aderito al “Giocattolo Sospeso”, l’iniziativa benefica ideata nel 2021 da Assogiocattoli. Un progetto nato quasi per caso, in una piazza di Milano, quando perfino la tradizionale festa di Natale nel palazzo di Regione Lombardia era diventata impossibile a causa delle restrizioni anti-Covid.
Da quel primo esperimento, la rete si è estesa rapidamente: oggi il “Giocattolo Sospeso” è una staffetta di solidarietà che ha coinvolto centinaia di punti di raccolta e permesso di distribuire oltre 70mila giochi a bambini in difficoltà. «Non immaginavamo questa crescita e il fatto che in poco tempo sia diventata un’iniziativa nazionale è stato qualcosa di inaspettato», racconta il direttore di Assogiocattoli, Maurizio Cutrino. «E quest’anno la partecipazione è proseguita: quasi 500 città coinvolte, centinaia di negozi hanno scelto di candidarsi, e le richieste sono arrivate perfino dopo la scadenza ufficiale». Se l’ispirazione è chiaramente quella del caffè sospeso napoletano, l’approccio è leggermente diverso e il meccanismo è decentralizzato: ogni negozio che sceglie di partecipare come “punto di raccolta” deve indicare a quale ente benefico locale consegnerà i giochi ricevuti. Assogiocattoli controlla la credibilità dell’ente e fornisce materiali grafici per comunicare l’adesione, pubblicata poi sul sito suddivisa per città e regioni. Non ci sono vincoli né “enti obbligati”: la forza del progetto è proprio il radicamento nei territori. «Vogliamo che ogni comunità scelga a chi restituire felicità e sorrisi. Nel 2024 hanno collaborato oltre cento enti, dai più noti alle piccole associazioni. Sono loro a fare il passo più importante». I regali vengono poi distribuiti in case famiglie, oratori, ospedali pediatrici, e famiglie in difficoltà: sul sito di Assogiocattoli è indicato per ogni punto di raccolta, l’ente benefico corrispondente. «Quest’anno speriamo di superare i 100mila giocattoli complessivi. I numeri stanno crescendo anche perché, accanto alle grandi catene, si stanno aggiungendo molti negozi di quartiere».
L’obiettivo non è promuovere gli acquisti: chiunque può portare un gioco che già possiede – a patto che sia perfettamente integro e sicuro – perché finirà nelle mani di altri bambini. Le storie nate intorno ai punti di raccolta mostrano bene la dimensione umana del progetto. Il direttore ricorda un negozio che, oltre alla raccolta, aveva coinvolto un gruppo di ragazzi con disabilità e offriva ai bambini un panettone o un pandoro come ringraziamento per il gesto di generosità. Ma ricorda anche le difficoltà logistiche: alcuni supermercati faticano a trovare enti capaci di raggiungere le zone più periferiche. «È il motivo per cui chiediamo ai punti di raccolta di individuare direttamente l’ente più adatto nel loro quartiere. È uno sforzo in più, ma è decisivo, perché non tutti gli enti nazionali riescono a coprire ogni territorio».
Dai peluche alle costruzioni: non manca la varietà nei regali donati, ma nella maggior parte dei casi si tratta di giochi analogici e che favoriscono la socializzazione, come giochi da tavolo. «C'è anche chi regala prodotti per il babycare, la cura dei i bimbi più piccoli, perché all'interno del circuito di solidarietà si sono inseriti anche negozi di prima infanzia». A stupire la stessa Assogiocattoli non è solo la quantità, ma la qualità delle adesioni: non ci sono soltanto privati cittadini, ma personaggi dello spettacolo, calciatori, aziende, perfino istituzioni pubbliche che hanno chiesto di partecipare senza alcuna visibilità. In alcuni casi il ricavato della raccolta è servito a finanziare macchinari per la pediatria; in altri si è creata una rete tra iniziative simili. La forza del Giocattolo Sospeso sembra stare proprio qui: un’iniziativa semplice, replicabile, che non pretende di essere unica ma funge da cappello e amplificatore per mille forme locali di solidarietà. Un progetto nato quasi accidentalmente, con l’umiltà delle idee spontanee, e che oggi cresce come una sorta di competizione al contrario: più si partecipa, più vincono tutti. «È questo che speriamo», conclude il direttore, «che il Giocattolo Sospeso continui a diffondersi come un contagio positivo. Perché la solidarietà è un’abitudine che può durare tutto l’anno».
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