Al lavoro spunta la settimana cortissima: chi l'ha proposta e in cosa consiste

Nell'accordo tra Intesa Sp e sindacati la misura è prevista per dipendenti con figli fino a 3 anni: 30 ore a settimana in 4 giorni a parità di retribuzione
December 26, 2025
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Nell’ottica di migliorare l’equilibrio tra vita familiare e lavoro, in un rinnovo contrattuale di secondo livello spunta la “settimana cortissima”. A introdurre la novità, in via sperimentale, è Intesa Sanpaolo. La misura è contenuta nell’accordo di secondo livello firmato alla vigilia di Natale con tutte le organizzazioni sindacali, che sarà in vigore da gennaio 2026 fino a dicembre 2029. La “settimana cortissima” consiste in quattro giorni di lavoro per 7,5 ore (30 ore a settimana totali), a parità di retribuzione e contribuzione, ed è riservata al dipendente-genitore fino ai 3 anni di vita del figlio.
In questo modo la “compressione” del tempo lavorativo si sta facendo sempre più largo tra le grandi aziende italiane. Complice anche la diffusione di alcuni giorni settimanali di smart working, con diverse formule viene confermata la tendenza diffusa ad “abitare” sempre meno l’ufficio rispetto al passato. Intesa Sanpaolo, infatti, aveva già fatto da apripista sulla settimana corta da qualche anno, insieme ad altre realtà come EssilorLuxottica, Lavazza e Lamborghini.
Ovviamente la settimana corta o cortissima non è adatta a tutti gli ambiti. In alcuni casi, per esempio, è impraticabile per tipologia di settore, attività svolta e mancanza di turnazioni adeguate del personale. In generale è più praticabile per le imprese di medio-grandi dimensioni, in quanto richiede organizzazioni mature, processi efficienti, tecnologie adeguate e una cultura aziendale che superi la logica delle ore di presenza. Spesso però gli studi dicono che, dove c’è, la settimana corta è una sorta di operazione win-win per aziende e dipendenti. I benefici risultano evidenti: maggiore attrattività, meno turnover e lavoratori più motivati e produttivi.
La norma sulla settimana cortissima si inserisce in un pacchetto ad hoc in tema di genitorialità che prevede, inoltre, un bonus nascita figli di 1.200 euro per tutti i nuovi nati. Tra i punti principali di un accordo che interessa 70 mila lavoratori del gruppo ci sono anche la previdenza complementare (aumento al 4,5% della contribuzione datoriale e al 6% per il personale under 35, confermando il contributo annuo di 120 euro versato in favore di tutti i figli dei dipendenti sino a 24 anni); l'ampliamento dei permessi retribuiti per visite e controlli; il buono pasto alzato progressivamente nel triennio (a 8 euro nel 2026, 9 euro nel 2027 e 10 euro nel 2029).
È stata inoltre rivolta attenzione alla trasformazione digitale, con un aggiornamento delle indennità erogate per il personale occupato nell'ambito Gtech e per i Gestori di Filiale Digitale, che operano sui turni serali o il sabato a supporto della clientela nell'approccio digitale ai servizi offerti dal gruppo bancario. "Alla vigilia della presentazione del Piano di impresa 2026-2029 – commentano da Intesa Sanpaolo – si costituisce così l'assetto normativo di riferimento di un avanzato sistema di welfare concepito attraverso il confronto con il sindacato, in cui gli istituti di Intesa Sanpaolo si integrano con quelli normati dalla contrattazione collettiva nazionale".

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