lunedì 27 novembre 2017
Un contributo mensile (fino a 485 euro) per i poveri assoluti. Precedenza ai nuclei con figli minori e ultra 55enni senza lavoro fino a luglio, poi misura universale. Le ultime modifiche proposte
Il ministro Poletti (a sinistra) e il presidente dell'Inps Tito Boeri (Fotogramma)

Il ministro Poletti (a sinistra) e il presidente dell'Inps Tito Boeri (Fotogramma)

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Dal 1° dicembre 2017 sarà possibile presentare domanda per ricevere il ReI, il Reddito di Inclusione che sarà operativo poi dal 1° gennaio 2018. Lo ha confermato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, annunciando che la misura riguarderà in questa prima fase circa 500mila nuclei familiari, per 1,8 milioni di persone con un impegno finanziario per quest'anno di 1,850 miliardi di euro tra quota di aiuto diretto e fondi per i servizi di accompagnamento della persona. Nei giorni scorsi una circolare dell'Inps aveva già indicato le modalità tecniche per la raccolta e trasmissione telematica delle domande stesse da parte dei Comuni.

La legge delega per il contrasto alla povertà e il riordino delle prestazioni sociali era stata approvata in Senato (con 138 sì, 71 no, 21 astenuti) il 9 marzo scorso. Poi a settembre scorso era avvenuta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo attuativo della stessa legge delega, concludendo così il lungo iter di approvazione dello strumento che sarà pienamente operativo appunto dal 1° gennaio 2018. Per la prima volta viene così previsto anche in Italia, ultimo Paese nell’Unione europea a dotarsene, uno strumento universale – il Rei, Reddito di inclusione appunto - di sostegno per chi si trova in condizione di povertà assoluta.

Cosa prevedeva la legge e poi il decreto?

Il ddl approvato definitivamente dal Senato era una legge delega e dunque prevedeva che il governo emanasse, entro sei mesi, uno o più decreti con i quali dare concreta attuazione ai principi contenuti nella delega. Il caposaldo è l’introduzione di “una misura nazionale di contrasto alla povertà (…) denominata reddito di inclusione”. E’ previsto poi il riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto alla povertà, ad eccezione di quelle rivolte agli anziani oltre l’età di lavoro, delle misure a sostegno della genitorialità e quelle per disabili e invalidi. Ancora, si delegava il governo a rafforzare il coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali per garantire in tutto il territorio i livelli essenziali delle prestazioni. A giugno era stato approvato dal consiglio dei ministri Il decreto attuativo che, dopo l'esame delle Camere, è stato definitivamente varato e pubblicato in Gazzetta ufficiale (decreto legislativo 147 del 15 settembre). Il decreto contiene tutte le linee guida operative di applicazione pratica del Reddito di inclusione

A chi è rivolto il Reddito di inclusione?

Si tratta di uno strumento universale ma selettivo, “condizionato alla prova dei mezzi sulla base dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) tenendo conto dell'effettivo reddito disponibile e di indicatori della capacità di spesa, nonché all'adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all'affrancamento dalla condizione di povertà”. I limiti Isee sono stati fissati a 6.000 euro, con 3mila euro di Isre (l'indicatore reddituale dell'Isee), un valore del patrimonio immoblliare, diverso dall'abitazione di residenza, non superiore a 20mila euro e un valore mobiliare (conti correnti, depositi, ecc.) non superiore a 10mila euro (8mila per la coppia, 6mila per la persona sola). Sarà rivolto sia a cittadini italiani sia stranieri dell'Unione o extracomunitari se in possesso del permesso di soggiorno di lunga durata (dopo almeno 5 anni di residenza), ma viene fissato un periodo minimo di residenza nel territorio nazionale per avere diritto al beneficio. In sostanza, per usufruirne occorrerà essere al di sotto di un certo livello di reddito secondo i parametri Isee, essere residenti in Italia da almeno 2 anni ed essere disponibili a seguire programmi di inserimento lavorativo per evitare che gli assistiti rimangano intrappolati in una condizione di bisogno. Il Rei, all'interno dei parametri Isee fissati, è compatibile con lo svolgimento di un'attività lavorativa, mentre non è possibile ricevere contemporaneamente la Naspi o altre forme di ammortizzatori sociali per la disoccupazione o possedere auto e moto immatricolati da meno di 2 anni.


Quante persone concretamente potranno beneficiare del Reddito di inclusione?

L’obiettivo è quello di raggiungere le persone in povertà assoluta, che l’Istat calcola in 4,6 milioni, circa 1,6 milioni di famiglie nel suo ultimo rapporto ma le risorse stanziate non bastano certamente. La stessa legge delega prevede dunque di dare priorità ad alcuni soggetti: “nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione”. La prima reale ipotesi è perciò quella di raggiungere con il beneficio circa 500mila famiglie, fino a 1,8 milioni di persone, ha assicurato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. In particolare 5-600mila minori, cioè la metà del milione di bambini che versa in condizioni di assoluta miseria.

Quante sono le risorse dedicate al Reddito di inclusione?

La legge di Stabilità ha stanziato 1 miliardo e 150 milioni, a cui andranno aggiunti i fondi non spesi lo scorso anno per un totale di circa 1,6 miliardi. Sempre secondo il governo a fine anno si possono raggiungere con l'utilizzo di fondi europei 1,85 miliardi. Si tratta di una cifra assai limitata, basti considerare che l’Alleanza contro la povertà (il cartello di Caritas, associazioni, sindacati ed enti locali) nella sua proposta di Reddito di inclusione sociale prevede una spesa complessiva di 7 miliardi di euro l’anno per raggiungere tutti i 4,6 milioni di poveri assoluti, seppure in maniera graduale.

Quanti soldi prevederà il Reddito di inclusione?

La cifra è variabile in base alla condizione reddituale, al numero dei componenti il nucleo e al luogo di residenza. Il parametro indicativo può essere quello della soglia di povertà assoluta anch’essa variabile. Quest'ultima per un singolo oscilla tra 552 euro al mese per chi abita in un piccolo comune nel Mezzogiorno a un massimo di 819 euro mensili per chi risiede in un grande centro del Nord, per una famiglia di 4 persone da 1.098 a 1.534 euro. Il contributo monetario, erogato su dodici mensilità, andrà da 187 euro per una persona singola a un massimo di 485 euro mensili per un nucleo familiare di 5 o più componenti. Per l'erogazione verrà utilizzata una carta di pagamento, con la quale sarà possibile fare acquisti tramite Pos in tutti i supermercati, farmacie e parafarmacia e negozi alimentari, prelevare contanti fino alla metà dell'importo del ReI (e non oltre 240 euro), pagare bollette elettriche e del gas negli uffici postali. Darà diritto a uno sconto del 5% nei negozi convenzionati. Gli importi verranno accreditati il 27 di ogni mese.


Quando entrerà effettivamente in funzione?

il nuovo strumento diventerà pienamente operativo dal 1° gennaio 2018, ma già dal 1° dicembre 2017 sarà possibile presentare domanda nel proprio Comune di residenza attraverso un'Isee precompilata. In ogni caso, nel periodo transitorio rimane in vigore il Sia, Sostegno all'inclusione attiva, che prevede un assegno di 80 euro al mese a componente fino a un massimo di 400 euro mensili.

La legge di bilancio ha modificato il decreto?

Sì, la legge di bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri e ora all'esame del Parlamento, ha previsto alcune modifiche significative. Innanzitutto ha innalzato l'importo massimo erogabile mensilmente per i nuclei con 5 o più persone dai 485 euro iniziali a 534 euro. La seconda importante novità è che da luglio 2018 la misura sarà a tutti gli effetti universale, non essendo più rivolta prioritariamente alle famiglie con figli minori o disoccupati ultra 55enni. Nella legge di bilancio sono previsti fondi aggiuntivi per 300 milioni di euro nel 2018, 700 milioni per il 2019 e 900 milioni per gli anni successivi. Il fondo arriverebbe così a una dotazione di 2,7 miliardi nel 2020. Aggiungendo la quota dei fondi europei Pon inclusione (1,2 miliardi per 7 anni) a regime nel 2020 si sfiorano i 3 miliardi di euro. Le modifiche indicate in legge di Bilancio devono però essere approvate dal Parlamento entro la fine dell'anno e sono ancora soggette a cambiamento.

Cos’altro prevede il piano di contrasto alla povertà?

L’obiettivo del piano nazionale è una vera “presa in carico” del singolo o della famiglia in povertà per farli uscire dalla condizione di bisogno attraverso l’attivazione di servizi sul territorio di residenza per l’inserimento al lavoro e la cura delle eventuali necessità socio-sanitarie. Per questo viene previsto un raccordo con gli enti locali e con le associazioni del Terzo settore. Ancora da stabilire, però, quali e quante risorse saranno dedicate allo sviluppo di questi servizi. Per il 2017 sono stati stanziati 170 milioni l'anno per 3 anni per i serivizi territoriali e 40 milioni per il rafforzamento dei Centri per l'impiego con 600 operatori dedicati proprio alle situazioni di povertà. E' prevista infatti una componente di servizi alla persona che verrà stabilita in base ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l'altro, della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell'educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona e servirà a dar vita a un "Progetto personalizzato" volto al superamento della condizione di povertà. Tale progetto indicherà gli obiettivi generali e i risultati specifici da raggiungere nel percorso diretto all'inserimento o reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale, nonché i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita, oltre al beneficio economico.

Entro quando ci sarà la risposta?

Il progetto del governo prevede tempi rapidi di risposta. Il Comune deve raccogliere la domanda, verificare i requisiti di residenza e trasmetterla all'Inps entro 15 giorni. L'istituto di previdenza ha poi 5 giorni per verificare gli altri requisiti. In caso positivo, invia alle Poste la disposizione per l'accredito. Le Poste emetteranno la carta di pagamento dedicata al ReI, avviseranno il cittadino per il ritiro e gli spediranno il Pin per l'utilizzo. Il "Progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa" prevede un'analisi preliminare da svolgersi entro 25 giorni dalla presentazione della domanda e successivamente una più approfondita, se necessario. Se la situazione di povertà è causata esclusivamente dalla mancanza di lavoro, il progetto personalizzato è sostituito dal "Patto di servizio" o dal "Programma di ricerca intensiva di occupazione" che deve essere sottoscritto dai componenti del nucleo familiare entro 20 giorni lavorativi dalla data dell'analisi preliminare. Solo per il 2018 il beneficio economico verrà concesso per massimo 6 mesi anche in assenza della sottoscrizione del progetto, che diverrà poi invece obbligatorio nei tempi fissati.

Per quanto tempo si riceverà il Reddito di inclusione?

È previsto che il ReI venga erogato per non oltre 18 mesi e che debbano poi passare almeno 6 mesi prima che possa erogato di nuovo alle stesse persone. Per ottenere il beneficio si potrà sottoscrivere una dichiarazione Isee "precompilata", un'innovazione per snellire ulteriormente la parte burocratica del progetto e aiutare le persone più in difficoltà. Il decreto approvato ieri prevede poi i meccanismi per ampliare sia il contributo monetario sia la platea dei beneficiari quando verranno incrementate le risorse disponibili. Attenzione alla scadenza dell'Isee. Ogni dichiarazione scade al 1° gennaio di ogni anno. Chi dunque presenterà la domanda nel mese di dicembre 2017, dovrà poi ripresentare un nuovo Isee aggiornato entro marzo 2018.

È previsto un monitoraggio?

Sì. Il decreto istituisce la Rete della protezione e dell'inclusione sociale, presieduta dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e composta da rappresentanti dei diversi livelli di governo. E' una struttura permanente di confronto e programmazione delle politiche sociali, nonché di coinvolgimento nelle decisioni programmatiche del terzo settore, delle parti sociali e degli altri stakeholder. La Rete si articola in tavoli regionali e territoriali e ha l'obiettivo di rendere più omogeneo il sistema superando le attuali sperequazioni territoriali. La rete sarà articolata in un Comitato per la lotta alla povertà, come organismo di confronto permanente tra i diversi livelli di governo, e un Osservatorio sulle povertà, con il compito di predisporre un Rapporto biennale sulla povertà, in cui verranno formulate analisi e proposte in materia di contrasto alla povertà. Dovrà poi promuovere l'attuazione del ReI, evidenziando eventuali problematiche riscontrate, anche a livello territoriale, ed esprimere il proprio parere sul Rapporto annuale di monitoraggio. L'Inps emanerà poi un report trimestrale sull'avvio della misura.

Quali sono le differenze con il Reddito di cittadinanza?

Il Reddito di cittadinanza intenso in senso classico è universale e non selettivo. La proposta del Movimento 5 Stelle di Reddito di cittadinanza, che pure è condizionato alla disponibilità a lavorare e a uno stato di bisogno, prevede un beneficio di circa 720 euro al mese, con una spesa stimata, però, di oltre 15 miliardi di euro l’anno.

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