mercoledì 17 febbraio 2021
Ipsia, con i progetti di Caritas e Acli, ha avuto l'ok per aprire una mensa. Mentre i Gesuiti hanno avviato progetti di assistenza e le agenzie Onu sostengono le famiglie bosniache che accolgono
Il refettorio di Ipsia in costruzione nel campo profughi di Lipa, in Bosnia

Il refettorio di Ipsia in costruzione nel campo profughi di Lipa, in Bosnia - Foto Ipsia

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Il "miracolo" di Lipa è una tenda con i tavoli e posti a sedere. Un refettorio dove i mille respinti del “game”, la traversata verso l'Unione Europea, potranno finalmente ricevere pasti caldi. Dopo settimane di negoziati l'organizzazione italiana Ipsia, che dispone sul campo i progetti di Acli e Caritas, ha ottenuto l'ok dal sindaco di Bihac e sta ora ultimando i lavori.
Le ostilità contro i migranti sui confini hanno però avuto l'effetto di attirare i samaritani degli ultimi. Come gli operatori del Jesuit Refugee Service. Musulmani, cattolici e ortodossi, insieme per dare voce «a chi non ce l'ha – ha detto a Radio Vaticana padre Stanko Perica – per spezzare il blocco del populismo. E questa collaborazione interreligiosa ci dà coraggio». Poco distante, a Velika Kladusa, città e insieme posto di confine tra Bosnia e Croazia, l'Organizzazione mondiale delle migrazioni ha censito diverse famiglie bosniache che non solo assistono i migranti in transito, ma in diversi circostanze ne prendono perfino in casa qualcuno. Perciò l'agenzia Onu ha attivato un piano di sostegno rivolto proprio a chi si offre di non lasciare abbandonati nei boschi i richiedenti asilo.
Ma non c'è solo la frontiera. Anche a Tuzla e Sarajevo c'è molto lavoro da fare. Caritas italiana è presente ovunque. Come anche Save The Children, che si occupa dei più indifesi e vulnerabili: i bambini. Alle famiglie intercettate in tutta la regione, a coloro che rimangono fuori dai centri di accoglienza come per quanti vengono respinti al confine, forniscono kit umanitari e garantiscono l'identificazione precoce, l'iter per l'accesso all'alloggio, la registrazione e altri servizi, come gli assistenti sociali per svolgere il ruolo di tutori legali per i minori che viaggiano da soli. «Sosteniamo l'iscrizione alle scuole del Cantone di Una–Sana, fornendo corsi preparatori per i bambini – spiegano gli operatori –, coinvolgendo mediatori culturali e accompagnatori scolastici per facilitare l'integrazione, fornendo anche pasti scolastici e materiale».
«È sempre uno choc vedere questi uomini camminare in pantofole nella neve che arriva fin quasi alle ginocchia», ha raccontato il padre Stanko Perica, il croato direttore del "Jesuit Refugee Service" (Jrs) per il sud–est dell'Europa. Di ritorno da Bihac con diversi operatori, racconta Elena Kushnir, una giovane ucraina che è tra le poche donne profughe. «Lei è ancora in un campo, dove le danno da mangiare e sta al caldo – spiega padre Stanko– e si reca in uno stabilimento abbandonato occupato dai profighi per condividere quello che le danno con chi ha meno di lei». Elena stava nei Paesi Bassi, è dovuta rientrare in Ucraina, dove non vuole più vivere, ma non riesce più neanche a rientrare dentro ai confini dell'Ue. «È necessario far cessare le prassi di respingimenti violenti sulla frontiera bosniaco–croata e ridiscutere le procedure e le politiche migratorie del paese e della regione, per sviluppare un sistema che tuteli maggiormente la vita e i diritti delle persone in transito o dei richiedenti asilo», è l'appello rinnovato dalla Caritas. Che chiede donazioni e non aiuti materiali. A causa delle norme per lo sdoganamento delle merci e della difficoltà nella logistica interna, le organizzazioni umanitarie preferiscono coinvolgere l'economia locale.

Chiunque volesse sostenere gli interventi della Caritas per le popolazioni migranti in Bosnia Erzegovina e lungo la Rotta balcanica può donare online oppure, specificando nella causale “Europa/ Rotta Balcanica” può utilizzare i seguenti conti intestati a Caritas Italiana:
• conto corrente postale n. 347013
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

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