giovedì 13 maggio 2021
Nessuno spazio per ulteriori confronti dopo che il segretario Letta ha deciso che la legge sarà votata "così com'è". L'ex ministra: questione politica, si prende atto che meglio questa legge che nulla
Valeria Fedeli

Valeria Fedeli - Ansa

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Il dibattito apertosi nel Pd sul ddl Zan, con l’emergere di dubbi e richieste di un supplemento di riflessione, non modificano al momento la linea ufficiale del partito, favorevole al secondo e definitivo via libera del Senato senza apportare modiche al testo della norma che punisce l’omotransfobia, già approvato dalla Camera. «Modificare il ddl Zan al Senato per metterlo a rischio in una nuova lettura alla Camera, sarebbe un errore politico davvero grave», insiste il senatore Luigi Zanda. «È un provvedimento del Pd. Il Pd lo ha presentato alla Camera. Il primo firmatario è un deputato dem, Alessandro Zan», ricorda. Nel gruppo democratico a Palazzo Madama tocca all’ex capogruppo Andrea Marcucci avanzare la richiesta, almeno, di libertà di dissenso, ribadendo quanto sostenuto nell’assemblea del gruppo, martedì: «Sono pronto a votare il testo così com’è, anche con i suoi evidenti limiti», premette. Ma poi aggiunge: «Il dissenso va rispettato, coloro che hanno dubbi sul disegno di legge non vanno demonizzati. Il confronto di idee ed il rispetto di posizioni diverse su questioni etiche è il dna del Pd», rimarca. Intanto sabato è in programma una nuova mobilitazione. Dopo la piazza milanese dell’8 maggio, sarà la volta di Roma, dove diverse associazioni a sostegno della legge si sono date appuntamento alle 16 a Piazza del Popolo con lo slogan "Per la legge Zan e molto di più: non un passo indietro". Analoghi raduni si terranno in contemporanea altre piazze in tutta Italia. (A.Pic.)

La posizione del segretario del Pd è stata chiara: il testo del ddl Zan sull’omotransfobia non si può cambiare. «Sì, Letta ci ha detto che non ci sono le condizioni politiche per un terzo passaggio. Per quanto mi riguarda, voterò questa legge. E così credo l’intero gruppo dei senatori del Pd». Valeria Fedeli, senatrice, ex sindacalista ed ex ministra, un lungo curriculum di battaglie per i diritti civili e delle donne, sgombra il campo da ogni polemica. Dà atto a Letta di aver consentito la discussione sul merito di un provvedimento che ha aperto una crepa a sinistra, e ugualmente accetta, a malincuore ma con lealtà, che nessuno degli emendamenti proposti da lei e da altri colleghi siano stati accolti.

Insomma, senatrice, prevale la logica di partito?
No, le cose non stanno così. Noi una legge contro l’omotransfobia la vogliamo e la voteremo. Semplicemente, dopo che per la prima volta abbiamo avuto la possibilità di confrontarci, si prende atto di ciò che pensa non solo il segretario, quanto la maggioranza del gruppo dei senatori Pd.

C’è stata una votazione, dunque?
Guardi, la conta non è solo vedere quanti sono d’accordo e quanti sono contrari. Ma anche realisticamente, è capire che non ci sono altre vie – e lo dicono sia il segretario sia i componenti della Commissione Giustizia. Si prende quindi atto che è meglio questa legge piuttosto che il vuoto. Non è una questione numerica, ma politica.

Quali sono le sue perplessità sul testo del ddl Zan?
Per prima cosa l’inclusione della misoginia: è un errore perché sappiamo che la violenza e la discriminazione contro le donne non sono generate dall’odio del "diverso" come nel caso dell’omofobia e della transfobia, ma da rapporti diseguali di potere e dal maschilismo che esistono nella società.

La seconda perplessità?
L’articolo 1, in cui si definiscono termini come genere e identità di genere. Si tratta di fattispecie troppo generiche, non adatte alla norma penale, che deve essere tassativa, chiara e determinata e deve lasciare il minor spazio possibile a interpretazioni. E infine l’articolo 4.

Quello sul "Pluralismo delle idee e libertà delle scelte".
Esatto. Quel "fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni... ", con il riferimento implicito all’articolo 21 della Costituzione, è molto ambiguo.

Come mai queste perplessità all’interno del Pd non sono emerse già alla Camera?
Qualche malumore sull’inserimento della misoginia in realtà c’era. Un gruppo di senatrici del Pd aveva chiesto di essere ascoltato anche allora, ma non fu concesso. Dal percorso della Camera in poi il testo della legge è diventato un punto pubblico di discussione, non solo nel Pd, ma anche in pezzi della società, dell’associazionismo, tra gli esperti e perfino nel mondo dello spettacolo. Insomma, il ddl Zan è finito sotto i riflettori dell’opinione pubblica e a questo ha contributo anche l’opposizione molto forte e strumentale della Lega e soprattutto del presidente della commissione Giustizia, che ne ha politicizzato i contenuti.

Martedì, nella riunione con il segretario Letta, lei ha posto la questione del voto segreto. Che risposta ha avuto?
Sì, ho chiesto se fosse possibile il voto segreto e, in quel caso, se si voterà sui singoli articoli o sul testo per intero. Se il nostro obiettivo è approvare la legge, nell’eventualità di un voto segreto è necessario un patto tra i capigruppo di Pd, M5s, Italia Viva, Gruppo misto, per avere i numeri necessari.

Cosa le hanno risposto?
Non mi hanno risposto.

Alla manifestazione "pro Zan", sabato scorso a Milano, è stato chiaro che tra gli obiettivi futuri c’è anche la Gravidanza per altri e l’adozione alle coppie omosessuali. Pensa che ci sia questo disegno?
Non condivido questa perplessità.

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