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“Lincoln Rhyme”, serie da collezionisti

Andrea Fagioli giovedì 27 agosto 2020
Tre anni dopo, dieci anni prima, avanti e indietro: flashforward e flashback, come si dice in gergo. Fatto sta che nelle serie tv il presente temporale è sempre più assente. Le storie non sono più lineari. È un espediente, a volte un po' comodo, per spiegare la psicologia dei personaggi, per riportarli addirittura in vita, per favorire i colpi di scena, la suspense, gli intrecci, creare interesse e attesa in modo da coinvolgere sempre più il telespettatore. A suon di intrusioni nel tempo lineare della narrazione è partita anche la nuova serie thriller di origine statunitense in onda da martedì in prima serata su Italia 1, Lincoln Rhyme: caccia al collezionista di ossa, tratta dai romanzi di Jeffery Deaver che hanno anche ispirato un noto film del 1999. Al centro della vicenda le indagini per catturare uno spietato serial killer, il cosiddetto “collezionista di ossa”. A guidare le operazioni, immobile nella sua stanza, è il genio della criminologia forense Lincoln Rhymes, diventato tetraplegico proprio durante la caccia al noto assassino. Ad aiutarlo nell'impresa, recandosi per lui ogni volta sulla scena del crimine con telecamera e microfono, la giovane agente Amelia Sachs. In ognuno dei dieci episodi previsti vengono risolti anche casi diversi con sullo sfondo l'inafferrabile “collezionista”. E mentre Lincoln basa tutto sugli indizi fisici, Amelia punta sul fattore umano. Per cui, dopo le difficoltà iniziali, l'uno con l'altra diventano il detective perfetto. Ma non sono eroi, tutt'altro. Entrambi hanno alle spalle una situazione familiare complicata e una vita difficile, ma come dice Lincoln (e poi Amelia lo ripeterà) «chi è a pezzi cura meglio chi è a pezzi». Il fatto che Lincoln sia paralizzato, a parte i vari flashback in cui lo rivediamo nel pieno delle forze, consente agli autori di limitare il set dell'azione, ma al tempo stesso di ricorrere alla messa in scena di modernissime tecnologie che fanno tendenza e di creare intorno al protagonista una squadra di lavoro, una sorta di microcosmo con personaggi dalle diverse psicologie. La storia, con gli elementi classici tra giallo, horror e introspezione, finisce così per funzionare, ma tre episodi per volta sono troppi.