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Il saccheggio delle mafie inizia nei campi e finisce al bar

Andrea Zaghi sabato 25 gennaio 2014
Non se ne conosce esattamente il giro d'affari. Che si stima comunque miliardario. Quel che è certo è che la malavita organizzata – da sempre –, ha nell'agricoltura e nell'agroalimentare due territori di saccheggio.Stando all'ultimo rapporto "Agromafie" elaborato da Coldiretti ed Eurispes, dai campi al commercio dei prodotti agroalimentari, il giro d'affari complessivo della malavita organizzata arriverebbe a 14 miliardi di euro. Una cifra in continua crescita, che la dice lunga su quanto lavoro occorre ancora fare. Anche tenendo conto delle tante azioni delle forze dell'ordine nelle aziende agricole e lungo la filiera. Basta pensare, a questo proposito, che si stimano in almeno 5mila i locali di ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie), in mano alla criminalità organizzata, come ci hanno confermato le recenti cronache romane.Nella malavita agroalimentare c'è di tutto. Accaparramento di terreni, interferenze nella corretta intermediazione dei prodotti, pizzo nei trasporti e nelle attività di stoccaggio e vendita, falsificazione degli stessi marchi, adulterazione dei prodotti finali, fino, appunto, all'acquisto e all'investimento in bar, ristoranti e centri commerciali. Altro che il vecchio abigeato, nei campi si vive anche contrastando l'usura, il racket e i furti di attrezzature e mezzi, le macellazioni clandestine e il danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni.Il problema vero, tuttavia, è anche un altro, come ha affermato recentemente Coldiretti. Le mafie stanno approfittando della crisi per penetrare anche nell'imprenditoria legale. La spiegazione sta nella peculiarità del moderno crimine organizzato di estendere, addirittura con un approccio imprenditoriale, il proprio controllo dell'economia invadendo settori strategici ed emergenti, come l'agroalimentare. Insomma, l'agricoltura e l'agroalimentare sono diventati aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi. Anzi: «Mettendo le mani sul comparto alimentare, le mafie hanno la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio». E l'agricoltura sana si trova a dovere combattere anche con questa concorrenza criminosa.