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I giovani credono e investono nella terra

Andrea Zaghi domenica 5 marzo 2023
In un solo mese 60 milioni, dedicati all’acquisto di terre da parte di giovani agricoltori, sono andati esauriti. Si tratta di un segnale importante, che indica quanta voglia ci sia di “tornare alla terra” o, comunque, di scommettere, magari da parte di chi in agricoltura c’è già, in un futuro che fino a pochi anni fa appariva
inaccettabile ai più. Segno dei tempi che cambiano. E che portano a rivalutare, anche da parte dei giovani, attività che non sono certo semplici ma che prospettano qualcosa di diverso e interessante. “Generazione Terra”, il nuovo strumento fondiario che Ismea ha messo a disposizione dei giovani per acquisti di terreni agricoli, ha dunque già finito le disponibilità. Un mese esatto, o poco più, di attività. A guardare le domande di sostegno, si capisce meglio quanto è accaduto. Oltre il 60% delle richieste proviene da giovani che intendono avviare un’iniziativa imprenditoriale in agricoltura. Si tratta di situazioni diversificate. Ci sono quelli che hanno già avuto esperienze agricole, ma c’è anche chi non ha mai fatto l’imprenditore agricolo pur essendo in possesso di un titolo di studio nel comparto.
Piuttosto importante è poi la porzione di giovani agricoltori che, attraverso il fondo Ismea, hanno scelto di acquistare altri terreni per ampliare le imprese che già hanno. Da rilevare anche che a richiedere i fondi sono stati i giovani di un po’ tutte le aree dello Stivale. Voglia di agricoltura, quindi. Anche se proprio l’acquisto di buoni suoli agricoli continua ad essere l’ostacolo maggiore per iniziare. Ismea e in generale gli analisti del comparto, fanno osservare che l’acquisto di terra è ancora in Italia una delle più grandi barriere che un giovane deve superare per diventare imprenditore agricolo: un vero ostacolo ad ogni processo di ricambio generazionale e innovazione in un settore in cui la presenza di giovani sotto i 40 anni di età continua comunque a diminuire. E voglia di agricoltura anche se l’agricoltura nell’ultimo anno ha dovuto fare fronte ad una serie formidabile di problemi – dal maltempo alla siccità, dal rincaro dei costi delle materie prime a quello dell’energia –, difficoltà che hanno abbattuto il valore aggiunto del comparto diminuito, stando ai coltivatori diretti, dell’1,8% contro un aumento generale pari al 3,7%. Senza dire delle difficoltà del mercato interno dei prodotti agroalimentari, alle prese con un’inflazione media del 13,2% ma con prezzi che in alcuni casi hanno fatto registrare aumenti anche del 40-50%. © riproduzione riservata