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La galassia dei dimostranti. Lo sciamano, il neonazi e la veterana uniti per il caos

Paolo M. Alfieri venerdì 8 gennaio 2021

Di origini italiane l’uomo con le corna diventato un’icona del raid: si chiama Jake Angeli ed è uno dei complottisti di destra di QAnon

Lo «sciamano» ha 32 anni ed ha origini italiane. Jake Angeli è uno dei volti che più resteranno impressi dell’assalto al Campidoglio. Bandiera americana in mano, viso dipinto a stelle e strisce, indosso una pelliccia e un cappello con le corna di bufalo da guerriero Sioux, Angeli è stato uno dei leader che ha guidato la marcia sul Congresso.

Un volto noto, nelle spire profonde dell’America, un seguace di QAnon, la teoria del complotto di estrema destra secondo cui i poteri occulti di un Deep State hanno tentato in tutti i modi di rovesciare il potere di Donald Trump. Residente a Phoenix, presenza regolare alle proteste pro-Trump in Arizona, si era già fatto notare durante le manifestazioni avvenute a novembre fuori dal centro per il conteggio dei voti della contea di Maricopa. Insieme a lui, fra gli assalitori, anche Anthime Gionet, conosciuto come «Baked Alaska», neonazista teorico della cospirazione antisemita, difensore dell’ideologia dell’alt-right e della supremazia bianca, e promotore di teorie antiebraiche come il genocidio dei bianchi e il controllo ebraico dei media.

Molti dei manifestanti hanno trascorso le ultime settimane su piattaforme fortemente pro-Trump come TheDonald.win e Parler, discutendo apertamente di incontrarsi a Washington il 6 gennaio per lanciare un attacco al governo. Tra loro anche Ashli Babbitt, 35enne veterana dell’Aeronautica, strenua sostenitrice di Trump e morta per un colpo di arma da fuoco sparato da un agente all’interno del Congresso. La sequenza, ripresa in un video, vede Babbitt arrampicarsi per provare a entrare nel palazzo. «Niente ci fermerà », aveva scritto la donna prima delle proteste a Washington. E poi Richard «Bigo» Barnett, 60 anni, dall’Arkansas, attivista pro armi. È lui a farsi fotografare con i piedi sulla scrivania della speaker dem della Camera, Nancy Pelosi. Lascia anche un messaggio su una cartellina, «Noi non ci ritireremo ».

Dice di aver solo bussato e di essere stato spinto dentro l’ufficio dalla folla, ma sa anche che nessuno è pronto a bersela: «Probabilmente dovrò ripeterlo alla noia agli agenti mentre mi trascineranno in prigione».