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ORRORE A KABUL. Afghanistan, "adultera" fucilata in piazza dal padre

Michela Coricelli sabato 27 aprile 2013
Accusata di adulterio e dunque colpevole, indipendentemente da qualsiasi prova e senza possibilità di appello: condannata a morte. L’hanno ammazzata davanti agli altri abitanti del villaggio di Kukchai, in provincia di Badghis, nel nord-ovest dell’Afghanistan. Aveva solo venti anni ed era madre di due bambini. A far fuoco contro Jalima Fazla Ahmad è stato suo padre, che poi è fuggito ed è tuttora ricercato dalla polizia. In assenza del marito, partito per l’Iran, la giovane si sarebbe allontanata due giorni da casa: dopo averla ritrovata in compagnia di un altro uomo, il padre l’ha ricondotta al villaggio e – influenzato dalla decisione di un tribunale popolare sommario – l’ha uccisa senza pietà: con una fucilata. La morte della ragazza riaccende i riflettori sugli abusi e le violazioni dei diritti umani più elementari, in un Afghanistan senza giustizia: alcune aree rurali sono in balia delle leggi tribali. La normativa afghana punisce l’adulterio (o meglio: tutte le relazioni al di fuori del matrimonio, anche quando l’uomo e la donna non sono sposati con altri) con pene fino a quindici anni di carcere. In questa agghiacciante vicenda non esistono né prove concrete né testimonianze. Eppure la presunta infedeltà di Jalima è bastata a far scattare la terribile sentenza dell’intera comunità: pena di morte. Il padre della ragazza è stato l’autore materiale dell’esecuzione pubblica, probabilmente per “lavare” l’onore della famiglia. Le autorità locali affermano che la responsabilità della morte ricade esclusivamente sul genitore. La storia è stata raccontata dal sito web del quotidiano spagnolo “El Mundo”: la maggior parte delle truppe spagnole destinate alla missione afghana si trovano di stanza nella provincia di Badghis. Ma il distretto di Ab Kamari – dove si è consumata l’esecuzione – è considerata una delle zone più tranquille dell’area. Qui la sicurezza interna dipende dalle forze afghane da oltre un anno, sottolinea la pagina on line spagnola. Gli esperti dell’agenzia americana per la cooperazione (Usaid) denunciano da tempo la scarsa preparazione dei giudici che operano nella provincia: spesso non conoscono né le leggi civili, né la sharia islamica.