Economia

Il piano. Piccoli borghi, ultima chiamata: un miliardo contro l'abbandono

Paolo M. Alfieri giovedì 15 giugno 2023

Una vista di Trevinano, nel Viterbese, borgo che avrà 20 milioni di euro del Pnrr con il progetto Ri-Wind Anziani in un borgo di montagna della Basilicata

C’è un miliardo di euro, all’interno del Pnrr, che 309 Comuni piccoli e piccolissimi dovranno spendere entro giugno 2026. Un miliardo di euro che rischia di essere l’ultima chiamata per i borghi delle aree interne, piccoli centri che costituiscono la spina dorsale del territorio italiano ma che soffrono da decenni di una tendenza allo spopolamento e all’isolamento e della mancanza di servizi essenziali, dalla scuola alla salute, dalle infrastrutture alla digitalizzazione.

Le aree interne coprono quasi il 60% della superficie nazionale, ospitando quasi 4mila Comuni, circa la metà del totale, e 13,4 milioni di persone, il 22,7% della popolazione residente nel 2021. Eppure la loro condizione è sempre più periferica. E non solo a livello geografico, ma anche, forse soprattutto, a livello di attenzione nel dibattito pubblico. I piccoli centri raramente attirano risorse, interesse, considerazione: abbandonati soprattutto dai loro giovani, in cerca di maggiori opportunità altrove, rischiano, letteralmente, di scomparire, nonostante le loro ricchezze culturali e paesaggistiche.

L’investimento 2.1 “Attrattività dei Borghi” del Pnrr, con risorse totali pari a poco più di un miliardo di euro, per molti osservatori è un’occasione irripetibile. Gli interventi sono da attuare attraverso il Piano nazionale borghi, un programma di sostegno allo sviluppo economico- sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico.

Già nel 2022 sono stati assegnati circa 800 milioni di euro ai 309 Comuni selezionati: poco più della metà dei fondi è andata a 20 progetti pilota individuati da Regioni e Province autonome per il rilancio economico e sociale di borghi disabitati o caratterizzati da un avanzato processo di declino e abbandono; la parte restante a 289 borghi storici. Nelle scorse settimane è stato inoltre avviato l’Avviso imprese borghi per assegnare 200 milioni di euro a circa 2.500 imprese con l’obiettivo di rilanciare le attività artigianali, produttive e commerciali dei piccoli centri.

Le imprese, che potranno candidarsi fino al prossimo 11 settembre, dovranno offrire servizi sia per la popolazione locale che per i visitatori, e la sostenibilità ambientale. Se, dunque, i fondi ci sono, non mancano le difficoltà attuative dei progetti, spesso incentrate su questioni di natura burocratico- amministrativa, sulla carenza di personale, sull’adeguatezza delle competenze professionali.

A fare il punto sulla situazione, e per far emergere eventuali ulteriori problematiche, sarà l’evento “Piano borghi: per il rilancio dei territori” ideato dalla società di consulenza Profit to share (Pts) in programma oggi e domani nel borgo di Trevinano, frazione di 142 abitanti del Comune viterbese di Acquapendente, borgo che avrà 20 milioni di euro del Pnrr per il progetto “Riwind”, finalizzato alla sua rigenerazione culturale, sociale ed economica.

A ritrovarsi, rappresentanti delle istituzioni, delle Amministrazioni comunali, delle grandi aziende chiamate ad un ruolo “abilitante” nello sviluppo dei territori delle aree interne. I temi dell’evento vanno dai deficit delle infrastrutture, dell’energia e delle connettività alla valorizzazione turistica dei piccoli territori, dal fenomeno della desertificazione commerciale all’attrattività culturale dei borghi.

«Non è un caso che l’evento si tenga in un luogo decentrato e anche con difficoltà di connessione Internet – spiega ad Avvenire Nina Però, vicepresidente di Pts, che ha accompagnato le fasi di avvio del progetto di recupero del borgo di Trevinano–. È importante far capire a chi interverrà cosa significa ritrovarsi a lavorare nelle aree interne, andando oltre la semplice retorica del bel borgo antico. È la dimostrazione plastica dell’Italia a due velocità. Vogliamo costruire una “comunità di apprendimento” che si arricchisca delle esperienze realizzate con i tentativi fatti, in modo da trasformare realmente l’investimento del Pnrr in una sperimentazione nazionale per tutti quei borghi contraddistinti dalla marginalità».

Scorcio del borgo calabrese di Scalea - CC Pixabay

La maggior parte degli abitanti delle aree interne (8 milioni di persone) vive nei Comuni intermedi, distanti dai 27,7 ai 40,9 minuti dal polo più vicino. Oltre 4,6 milioni di persone abitano in Comuni periferici, mentre altre 720mila persone vivono in aree ultraperiferiche (cioè Comuni, soprattutto montani o isolani, distanti almeno 67 minuti dal centro più vicino). Lo spopolamento riguarda soprattutto il Mezzogiorno ma non risparmia neanche il Centro-Nord.

Ne sa qualcosa il Friuli-Venezia Giulia, con il Comune di Drenchia passato tra il 2001 e il 2020 da 197 a 99 abitanti. Ottimista sull’esito dei progetti finanziati con il Pnrr è Alessandra Terrosi, sindaca di Acquapendente, secondo cui «Comuni piccoli come il nostro diventeranno una sorta di start up» attraversando «un percorso di rinascita». «Verrà alimentato lo sviluppo turistico, quindi le attività culturali, sviluppate le attività tradizionali e le imprese del territorio – spiega Terrosi –. Un nuovo modello di aggregazione sociale che risponda, in termini di servizi, ai fabbisogni emergenti in tema di welfare, di sviluppo sostenibile, di miglioramento della qualità di vita e del contesto naturalistico, paesaggistico e ambientale».

Determinante sarà anche l’apporto delle imprese: mobilità, energia, connettività sono nodi cruciali. Tra le aziende che interverranno a Trevinano c’è anche Open Fiber, azienda nata per dotare l’Italia di un’infrastruttura in fibra ottica e consentire la fruizione dei servizi digitali. « Le aree interne sono quelle che hanno maggiormente sofferto il divario digitale – evidenzia ad Avvenire Francesca Parasecolo, responsabile Marketing strategico di Open Fiber –. In queste zone, che sono tornate a giocare un ruolo importante durante la pandemia, la copertura in fibra ottica assume un valore sociale. Grazie a una rete ultraveloce e affidabile, sostenibile anche a livello ambientale ed energetico, i cittadini possono finalmente beneficiare delle opportunità che prima erano riservate soltanto agli abitanti delle grandi città».

Perché nessuno resti indietro, perché i borghi antichi non restino solo luoghi da cartolina, c’è bisogno di uno sforzo comune che non può prescindere da un’accelerazione verso il futuro che vada di pari passo con un cammino di prossimità.