Chiesa

LA TESTIMONIANZA. La suora guarita dal Parkinson: «Sento Wojtyla al mio fianco»

Daniele Zappalà sabato 15 gennaio 2011
«Sto molto bene, come potete constatare». Sono le prime parole di suor Marie Simon Pierre Normand, 50 anni, rilasciate in un’intervista coprodotta dalla Rai e dal canale catto­lico francese Kto, in cui la religiosa racconta la pro­pria storia. Con un sorriso sereno e radioso, la suora della Congregazione delle Piccole Sorelle delle Ma­ternità Cattoliche si racconta a partire dall’infanzia trascorsa in una famiglia con 5 figli nel Nord della Francia, non lontano da Cambrai. «Sono sempre stata attirata dal sorriso delle Piccole sorelle. Mi chiedevo che cosa le rendesse così felici e sorridenti», ricorda la religiosa per introdurre la sto­ria della sua vocazione, che fu molto precoce. «Il gior­no della Cresima, mi sono detta: 'Darò la mia vita a Dio'», prosegue suor Marie Simon Pierre. Ma sarà di­versi anni dopo, nel 1981, durante un pellegrinaggio a Lourdes come puericultrice volontaria al fianco dei malati più piccoli, che giungerà la scelta definitiva, no­nostante certe perplessità dei genitori.Poi, la religiosa rievoca il momento in cui, nel 2001, le fu diagnosticata la stessa malattia di papa Wojtyla: «Ho subito pensato a Giovanni Paolo II. È stato per me una forza per andare avanti: accettare quello che mi sarebbe toccato vivere, anche se talvolta è stato dif­ficile. All’inizio, potevo guardare Giovanni Paolo II in televisione. Ma verso la fine, durante l’ultimo anno, è diventato per me molto più difficile, perché mi tra­smetteva l’immagine di ciò che avrei dovuto affron­tare negli anni successivi. Per me, Giovanni Paolo II era molto vicino, come un amico. E resta molto vici­no. È andato in cielo, ma resta sempre al mio fianco». Suor Marie Simon Pierre ricorda perfettamente la ve­glia di preghiera durante le ultime ore di vita del Pon­tefice: «È stato un momento molto commovente. La comunità era riunita al completo. Sono stati istanti molto intensi di preghiera e di comunione, momen­ti molto ricchi che restano incisi nel mio cuore».Al momento della morte di Giovanni Paolo II, i sin­tomi del Parkinson della religiosa si aggravano in mo­do quasi improvviso. L’intera congregazione comin­cia a pregare intensamente. In particolare, durante u­na novena in cui viene chiesta l’intercessione di Gio­vanni Paolo II. «Mi sentivo abitata da questa frase, 'se tu crederai, vedrai la gloria di Dio' e malgrado tutta la sofferenza, c’era qualcosa che mi permetteva di battermi e di andare avanti. Mi dicevo che con la fe­de tutto è possibile».La guarigione giungerà nella notte fra il 2 e il 3 giu­gno 2005, racconta con la voce rotta dall’emozione: «Al mattino del 2 giugno, ero del tutto prostrata, sfi­nita, non ne potevo più. Quel giorno, ho chiesto di ces­sare il servizio di sorveglianza alla maternità. Ma u­na consorella mi ha detto che Giovanni Paolo II non aveva ancora detto l’ultima parola. Abbiamo poi a­vuto un lungo scambio nel suo ufficio, in un clima molto sereno e di pace, ed è lì che mi ha chiesto di scrivere il nome di Giovanni Paolo II su un foglio». Suor Marie Simon Pierre sa di non poter più scrive­re. Ciò che ne scaturisce è illeggibile. Ma la sera, do­po i Vespri, sentirà di nuovo un’inspiegabile voglia di scrivere. E questa volta, quanto ha scritto in camera è comprensibile. Alle 4 e mezza del mattino, dopo u­na notte insolitamente serena, la religiosa si alza e tutto è già cambiato: «Ho subito sentito che qualco­sa era successo, non ero più la stessa». Con un’agilità in corpo che non ricordava più, si recherà in fretta a pregare davanti al Santissimo Sacramento.