Attualità

La ricerca. Gioca d'azzardo un italiano su due

Umberto Folena martedì 17 gennaio 2017

Arriva con sette mesi di ritardo, è ampiamente incompleta e inevitabilmente deluderà chi si aspettasse di trovarvi dati fondamentali come, finalmente, una stima ufficiale, 'governativa' dei malati di Gap (gioco d’azzardo patologico) in Italia. La Relazione annuale al Parlamento da parte del Dipartimento politiche antidroga (Dpa) per il 2016 dedica all’azzardo appena 21 pagine su 498, di cui la metà sono la sintesi dello studio Espad su azzardo e studenti, ampiamente noto, a cui Avvenire ha dedicato già ampio spazio nei mesi scorsi.

Relazione incompleta ma, va detto, senza colpa apparente per il Dna: appena il 60% dei 343 servizi del Sistema sanitario nazionale e il 17% delle strutture del privato sociale hanno infatti fornito dati sugli affetti da Gap in cura presso di loro. Di nuovo, o almeno poco noto, c’è soltanto un’indagine demoscopica realizzata dal Sistema di sorveglianza nazionale sul disturbo da gioco d’azzardo, intervistando 3000 italiani di oltre 15 anni sulla percezione rispetto all’azzardo. Circa la metà (49,7%) ha dichiarato di aver giocato almeno una volta negli ultimi 12 mesi, in maggioranza maschi (56%) e con una forte incidenza di fumatori (61,7%), a conferma del legame tra azzardo e ricorso a fumo, alcol e sostanze. Un dato positivo: la dipendenza da azzardo è ritenuta grave, da curare con l’aiuto di uno psicologo e presso comunità e strutture specializzate.

Un dato negativo: se il poker è in assoluto il gioco più citato, seguito dalle 'macchinette', per più della metà (56%) gratta e vinti e Lotto non sono considerati azzardo. Tra i provvedimenti per la lotta all’azzardo, gli italiani intervistati indicano l’eliminazione delle slot da bar e tabaccherie (51,8%), il divieto di pubblicità (34,3%), la prevenzione delle scuole (30,6%), l’introduzione di limiti nelle giocate (28,5%) e limitare il numero delle sale (26,6%).