Attualità

Lo strappo. Diritto d'asilo, l'ultimatum del Viminale

Daniela Fassini giovedì 19 luglio 2018

Archivio Ansa

Nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invoca nuovamente l’accoglienza dei migranti e degli stranieri, si scopre ancora una volta la vera linea del Viminale, che mette nel mirino i diritti indiscutibili di chi sbarca sulle nostre coste. «L’accoglienza, la generosità e il confronto tra donne e uomini di culture, etnie e confessioni diverse costituiscono valori irrinunciabili – ha detto Mattarella, parlando all’Università di Baku, in Azerbaigian –. Solo coltivando il dialogo siamo in grado di ampliare i nostri orizzonti, comprendere le sensibilità dei diversi popoli, riconoscere e affrontare le sfide, costruire il bene comune nelle nostre società».

Di tutt’altra posizione il Viminale, tanto che la Commissione nazionale sull’asilo ha inviato lunedì scorso una circolare a tutti i presidenti delle commissioni territoriali, chiedendo espressamente e senza mezzi termini di tagliare drasticamente la protezione umanitaria. I numeri, per il nuovo esecutivo dal pugno duro sulle richieste d’asilo, non 'tornano'. I nuovi dati sono quelli riportati dal 'Report del 13 luglio', una settimana dopo la circolare di Matteo Salvini ai prefetti sulla stretta al diritto d’asilo. «Il dato inerente i 'pendenti' – si legge nella comunicazione informale partita dalla casella di posta del ministero – è rimasto invariato rispetto alla data del 6 luglio».

Ma a preoccupare chi scrive, dati del report alla mano, è quello, più importante della percentuale sulla protezione umanitaria, «ferma ancora al 28%». «Emerge che la direttiva del Ministro non ha ancora trovato attuazione e che anzi il dato numerico è addirittura aumentato da 14.032 a 14.471» domande.

A questo punto e dopo queste premesse, il tono della circolare diventa ancora più perentorio. «Si tratta di due aspetti molto significativi (quello dei pendenti e la percentuale delle protezioni umanitarie, ndr) – prosegue la circolare rivolta a tutti i presidenti delle commissioni territoriali – sui quali si gioca il nostro livello di produttività ed efficacia». Se da una parte potrebbe a prima vista sembrare positivo un sollecito per sveltire le domande d’asilo ancora pendenti, dall’altra però stride non poco il tono che segue sulla modalità di affrontare il grande carico di lavoro. «Dati che vi invito a tenere presenti – invita la commissione nazionale – affinché dalla prossima settimana il trend degli stessi subisca la necessaria, improrogabile e doverosa modifica».

Nella lettera, queste ultime due righe sono evidenziate in neretto, a sottolinearne il tono perentorio. Bisogna cioè ridurre i numeri. A prescindere dagli individui, dalle storie personali, dai dolori e dall’orrore da cui queste persone sono fuggite. La circolare sembra apparentemente un invito 'informale' ma, partita dalla commissione nazionale e con indirizzo del Ministero, diventa a tutti gli effetti una direttiva ufficiale. Una direttiva 'politica'. La commissione nazionale d’asilo è l’organo che dovrebbe coordinare per legge l’operato delle commissioni territoriali, fornendo atti di indirizzo in materia di protezione.

Dovrebbe cioè diffondere informazioni sui Paesi d’origine e dare indicazioni sui fenomeni emergenti. Sulla giurisprudenza più nuova, cioè, e dare indicazioni su come affrontare l’esame delle domande. L’articolo 4 comma 3 bis del decreto legislativo 25/2008 tuttora in vigore e che regola la procedura e l’esame della domanda d’asilo dice che 'ogni commissione territoriale opera con indipendenza di giudizio e di valutazione'. «Le commissioni territoriali devono per legge operare in autonomia di giudizio e in base a direttive di tipo giuridico – attacca l’Asgi – non sui tempi e tantomeno sul fatto che il potere politico dice che cosa fare rispetto a un istituto giuridico». Il punto più grave della comunicazione ufficiale diffusa dalla commissione nazionale, secondo Asgi, riguarda proprio la modalità in cui si chiede «la necessaria, improrogabile e doverosa modifica» del trend sui numeri d’asilo, in particolare quelli che avrebbero diritto alla protezione umanitaria.

«Questa è la conferma di quello che abbiamo sempre sostenuto – proseguono gli avvocati esperti di immigrazione – e cioè che queste commissioni sono fortemente influenzabili perché chi dovrebbe garantire la maggiore trasparenza (la Commissione nazionale, ndr), si conferma il maggior strumento politico».

Le parole per capire

Il diritto d’asilo
Il diritto d’asilo, in Italia, è garantito da tre forme giuridiche inserite nella normativa Testo unico sull’immigrazione del 1998. Due forme hanno origine dal diritto internazionale e dell’Unione europea (status di rifugiato e protezione sussidiaria) mentre la terza (protezione umanitaria) è italiana, ma tutti i Paesi in Ue la adottano, con nomi diversi.

Lo status di rifugiato
Viene concesso allo straniero perseguitato nel suo Paese d’origine per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica. Il rifugiato gode della cosiddetta protezione internazionale.

La protezione sussidiaria
Viene accordata ai migranti che non possano dimostrare di aver subito una persecuzione personale ma tuttavia dimostrino il rischio di subire un danno grave se dovessero fare ritorno al Paese d’origine.

La protezione umanitaria
Viene rilasciato nel caso non sussistano i requisiti per l’asilo politico né tantomeno quelli per la protezione sussidiaria. Si ha diritto a questo tipo di protezione nel caso sussistano "seri motivi", in particolare di salute o vulnerabilità, risultanti da obblighi di livello costituzionale dello Stato italiano.