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La protesta. Cisl, dopo la piazza il tavolo con Draghi. «Serve coesione»

Nicola Pini sabato 18 dicembre 2021

Sabato è stato il giorno della Cisl, scesa in piazza Roma nel segno della «responsabilità e della coesione». Due giorni dopo lo sciopero generale contro la manovra indetto da Cgil e Uil, la confederazione guidata da Luigi Sbarra marca la differenza con una manifestazione «per e non contro», perché serve «protagonismo sociale, non conflitto sterile».

La piattaforma programmatica elaborata nei mesi scorsi dai tre sindacati resta in piedi e sarà alla base dell’incontro sul tema della previdenza in programma lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi. Ma lo strappo sullo sciopero pesa e può diventare l’inizio di una divaricazione nei rapporti tra le organizzazioni. Con la Cgil di Maurizio Landini che punta a raccogliere il disagio sociale e politico e ha trovato in questa fase l’appoggio del leader Uil Pierpaolo Bombardieri. Mentre la Cisl rilancia la sua impostazione più partecipativa e contrattualista.

In una piazza Santi Apostoli colorata dai palloncini e delle bandiere verdi lo slogan è «Per lo sviluppo, per il lavoro, per la coesione sociale. La responsabilità in piazza». Sbarra dice no al «populismo politico e sindacale». Con Cgil e Uil, afferma, «la divisione c’è, la rottura è profonda». Certo, rimangono gli obiettivi che ci siamo dati nelle piattaforme unitarie e nelle proposte». Ma «c’è da fare molta chiarezza, sui contenuti e sul merito dell’azione sindacale e anche sul profilo: quale sindacato serve in questa fase nel nostro Paese. Noi continuiamo a ritenere che deve prevalere un modello di sindacalismo ancorato ai principi della responsabilità, della coesione sociale, della partecipazione», aggiunge il segretario, che lancia «un forte segnale al governo, alle associazioni datoriali, per rafforzare il dialogo nella prospettiva di costruire insieme la ripartenza del Paese».

In questa ottica la manifestazione di ieri intende «valorizzare i risultati che l’azione sindacale ha conquistato nella manovra – Sbarra ricorda le risorse per la sanità, gli ammortizzatori sociali, le bollette, la decontribuzione per i redditi fino a 35 mila euro e l’aumento della no tax area per i pensionati – per migliorarla ulteriormente durante l’iter parlamentare». Si punta a «indicare le nuove priorità dell’agenda sociale e ad affermare il profilo di un sindacato responsabile, costruttivo, partecipativo che vuole stare dentro i processi di cambiamento». Un riconoscimento va al presidente del Consiglio Mario Draghi che – afferma il leader della Cisl – si è dimostrato capace di ascoltare e, si è impegnato ad aprire i tavoli sui nodi cruciali del fisco e delle pensioni».

Sul tema previdenziale Sbarra spiega che «bisogna lavorare ad un processo di riforma della legge Fornero che introduca flessibilità in uscita a partire da 62 anni. Stabilendo anche che 41 anni di contributi bastano per godersi il sacrosanto diritto alla pensione». Le pensioni «non sono un lusso» e «non possono essere considerate solo un costo economico perché c’è anche un tema di sostenibilità sociale».

Tra le priorità la costruzione di «una pensione di garanzia per i giovani intrappolati dall’essere nel contributivo puro e avere carriere precarie e discontinue che li condannano ad una terza età di incertezza e povertà». E poi «soluzioni adeguate per le donne e l’Ape sociale strutturale». Nella manovra che si avvia a chiudere il suo faticoso percorso parlamentare non ci sono più spazi finanziari per interventi rilevanti sulla previdenza. L’obiettivo del tavolo di domani è quello di valutare un superamento della legge Fornero dal 2023 in avanti. Ma, avverte, la Cgil, il ricalcolo della pensione con metodo contributivo sarebbe iniquo perché produrrebbe un taglio degli assegni fino al 30%.