Agorà

Milano. Addio Alberto Schiavi, lo spirito della pittura

Giovanni Gazzaneo martedì 11 aprile 2023

Alberto Schiavi, "Crocefisso", 2011 (particolare)

Alberto Schiavi è il pittore della luce. Le sue trasparenze invitano alla contemplazione. E quel suo colore in movimento quel suggerire le forme come apparizioni che svelano e insieme rimandano al mistero – è il suo tratto che tanto ha affascinato artisti, teologi, critici e poeti: da Enzo Fabiani a Donatella Bisutti, da monsignor Luigi Crivelli a Marco Valsecchi… Per Emilio Tadini «la struttura delle sue opere è fatta di corpi d’aria, di luce, di colori. I suoi dipinti ci fanno venire in mente la sostanza della musica».

Schiavi, nato a Milano il 5 ottobre 1939, è morto il 10 aprile, lunedì dell’Angelo, nella sua città. E Alberto aveva qualcosa di angelico: uomo mite che ha sempre vissuto per la sua arte, al di fuori del mercato e delle gallerie; con animo di fanciullo ha affrontato con continuità i temi sacri, che negli ultimi due decenni erano diventati il suo orizzonte quasi esclusivo. Scrive monsignor Franco Buzzi: «Schiavi contempla ogni cosa dal punto di vista della luce, intesa come l’orizzonte di ciò che è spirituale. Lo spirituale, come la luce, permea di sé tutte le cose e manifesta il senso intimo anche di ciò che è materiale e visibile».

La sua arte spirituale nel 2006 è entrata nel Palazzo di Vetro dell’Onu, dove ha tenuto una importante antologica. Sue opere sono collocate in alcune chiese storiche di Milano, come la Sacra Cena, omaggio a Leonardo, grande tela di quattro metri donata alla basilica di San Carlo al Corso. Ha illustrato la Divina Commedia e I promessi sposi. Alberto non era un uomo di molte parole, era umile e schivo. Per lui parlano le sue opere, i suoi colori che trasmettono vita, nella gioia e nel dolore.