Un gol per la libertà:
le afghane in campo

In Marocco oggi la nazionale femminile di calcio dell'Afghanistan gioca la prima partita all’estero dal ritorno dei talebani: una squadra di giocatrici sfuggite al regime
October 26, 2025
Un gol per la libertà:
le afghane in campo
L’immagine pubblicata dalla nazionale afghana sul suo profilo X
La nazionale di calcio femminile dell’Afghanistan è pronta per giocare la sua prima partita all’estero da quando nel 2021 sono tornati al potere i talebani, imponendo un governo basato su una rigidissima visione della legge coranica e proibendo ogni forma di sport alle donne, con molte restrizioni anche agli uomini.
La squadra partecipa al torneo a quattro “Fifa Unites Women’s Series 2025’” organizzato con l’obiettivo di coinvolgere paesi che hanno difficoltà ad arrivare sulla scena internazionale, come le altre partecipanti Ciad e Libia, a cui si aggiunge il paese ospitante, inizialmente gli Emirati Arabi Uniti che però all’ultimo minuto si sono ritirati.
L’evento ha infatti rischiato di essere annullato per il blocco dei visti da parte delle autorità emiratine, che ha impedito alle giocatrici l’entrata nel paese del Golfo. Dopo giorni convulsi, la Fifa ha ufficializzato il cambio di programma: il torneo è slittato a oggi e a ospitarlo è il Marocco, che fin da subito si era candidato come nuova sede.
La notizia del blocco dei visti per le calciatrici afghane è stata accolta con stupore e amarezza: nessuno se l’aspettava, vista la grande pubblicità data all’evento e le tante aspettative da parte delle ragazze di poter tornare, seppure da rifugiate, sulla scena internazionale. L’avvocatessa australiana Alison Battisson, che segue la maggior parte di loro, ha denunciato l’accaduto anche sui social, sottolineando come le calciatrici già subiscano con dolore la loro condizione in esilio e che impedire loro di giocare in un paese terzo avrebbe rappresentato un nuovo trauma.
La nazionale di calcio femminile dell’Afghanistan è interamente composta da giocatrici che vivono all’estero e che sono riuscite a scappare da un regime dove rischiavano la vita per la sola colpa di praticare una disciplina sportiva. Tredici vivono in Australia, cinque nel Regno Unito, tre in Portogallo e due in Italia (le sorelle Maryam e Zaynab). Come loro anche le atlete di tutti gli altri sporti, sia individuali sia di squadra.
Al livello internazionale l’Afghanistan non partecipa ad alcun evento e lo scorso anno, in occasione delle Olimpiadi di Parigi, era scoppiato il caso della rappresentativa afghana. Il paese è stato presente da tre donne e tre uomini, sebbene lo stesso regime dei talebani avesse annunciato di non riconoscere la delegazione e tutto il gruppo vivesse in esilio. La ex judoka Friba Rezayee, che partecipò ad Atene nel 2004 dopo la riammissione dell’Afghanistan ai Giochi olimpici, aveva pubblicamente criticato la scelta del Cio, spiegando che consentire di gareggiare sotto la bandiera nazionale avrebbe significato un implicito riconoscimento del regime dei talebani. E anche nelle singole discipline l’Afghanistan è rappresentato da giocatrici in esilio, come è successo lo scorso gennaio per il cricket, anche quella prima uscita internazionale dal ritorno dei talebani al potere.
La Fifa ha pubblicamente ringraziato Rabat per la disponibilità mostrata fin da subito di accogliere l’evento e il Marocco si è confermato il paese nordafricano meglio attrezzato per i grandi appuntamenti calcistici: in concomitanza con questo torneo a quattro sono in corso in Mondiali femminili under 17 e tra il 21 dicembre e il 18 gennaio si svolgerà la Coppa d’Africa delle Nazioni maschile. Ma lo sguardo è al 2030, quando in Marocco si svolgeranno i Mondiali maschili, primo paese arabo in assoluto a ospitare la più importante competizione calcistica.

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