Flavio Cobolli, talento in famiglia: «Mio padre è sempre con me»
di Davide Re
Il nuovo campione italiano è allenato da suo papà: «So che lui farà di tutto a mio vantaggio. Cerca sempre di farmi stare bene e mantenermi in condizioni ottimali»

Flavio Cobolli non è più solo una promessa: a 23 anni il romano ha scalato le gerarchie del tennis mondiale fino a entrare stabilmente nell’élite, spingendosi al numero 17 del ranking ATP nel luglio 2025, dopo un Wimbledon eccezionale e la vittoria ad Amburgo, battendo Andrey Rublev in finale, dopo aver già trionfato in primavera a Bucarest contro Sebastián Báez. A Wimbledon, quest’anno, su una superficie che storicamente non gli apparteneva, si è spinto fino ai quarti di finale arrendendosi solo a Djokovic: un segnale di maturità e di adattamento anche sul veloce, dopo la finale raggiunta nel 2024 a Washington contro Korda. Destro con rovescio a due mani, personalità schietta, spirito battagliero e un tennis fatto di talento, ritmo e intensità lo rendono oggi uno dei volti più riconoscibili della nuova ondata azzurra. Ora punta ad entrare nei top ten e rendere orgogliosa l’Italia nelle competizioni in cui la nostra Nazionale gareggia. Lo abbiamo incontrato a Genova, presso lo storico e prestigioso Park Tennis Training, in occasione di un’iniziativa organizzata da Pulsee Luce e Gas, operatore energetico per le utenze domestiche di Axpo Italia. Flavio ci viene incontro con un sorriso infinito dopo aver fatto palleggiare una ”marea” di bambine e bambini della locale scuola tennis.
Nell’approccio ai match emerge sempre il suo animo da combattente, quanto ha inciso la famiglia in questa caratteristica? «Credo si tratti di una dote innata. La mia famiglia ha influito su tanti altri aspetti, ma credo che questa non sia una caratteristica che si impari. La si ha, oppure no. Ovviamente anche quella va allenata e non si improvvisa. Mio padre mi ha sempre detto che lui in campo era come me, ma a differenza mia era più “fifone”, meno decisivo nei punti importanti».
Nato a Firenze ma tifosissimo della Roma e da bambino calciatore, come mai è passato al tennis? Com’è scoppiato questo amore?
«Il calcio è stato il mio primo grande amore, il mio primo sport e la mia prima passione. Sono poi passato al tennis, grazie a papà che mi ha supportato e guidato. Devo dire che quando entro in un campo da tennis sento di potermi esprimere al meglio, mentre nel calcio è stato un po’ diverso. La scelta di virare sul tennis è stata dovuta proprio dal fatto che questo sport mi permette di dare il massimo e di rimanere sempre me stesso».
«Il calcio è stato il mio primo grande amore, il mio primo sport e la mia prima passione. Sono poi passato al tennis, grazie a papà che mi ha supportato e guidato. Devo dire che quando entro in un campo da tennis sento di potermi esprimere al meglio, mentre nel calcio è stato un po’ diverso. La scelta di virare sul tennis è stata dovuta proprio dal fatto che questo sport mi permette di dare il massimo e di rimanere sempre me stesso».
Lei è uno dei tanti atleti del circuito ad avere il papà come allenatore, quanto è difficile sul medio e lungo termine gestire questo tipo di rapporto, quali sono invece i vantaggi?
«Essendo mio papà, so che lui c’è sempre al 100% e che farà di tutto per me senza secondi fini, mettendomi al primo posto, cosa che è più difficile trovare quando non si è uniti da un legame così forte e unico come quello tra padre e figlio. Cerca sempre di farmi stare bene e mantenermi in condizioni ottimali – sia dal punto di vista fisico che mentale- e molto spesso si priva di tante cose per farlo. Dall’altro non mancano i litigi. Anche se con gli anni stiamo migliorando. È un aspetto su cui lavoriamo molto».
«Essendo mio papà, so che lui c’è sempre al 100% e che farà di tutto per me senza secondi fini, mettendomi al primo posto, cosa che è più difficile trovare quando non si è uniti da un legame così forte e unico come quello tra padre e figlio. Cerca sempre di farmi stare bene e mantenermi in condizioni ottimali – sia dal punto di vista fisico che mentale- e molto spesso si priva di tante cose per farlo. Dall’altro non mancano i litigi. Anche se con gli anni stiamo migliorando. È un aspetto su cui lavoriamo molto».
Riusciremo a vedere Flavio Cobolli nei top ten dell’Atp e magari alle Atp Finals?
«Lo spero vivamente. È un obiettivo a cui sto puntando da tanto e rappresenta un sogno che vorrei realizzare. Ovviamente poter giocare nelle finals è una cosa che renderebbe fiero me in primis, ma sarebbe un grande traguardo anche per tutte le persone che mi hanno supportato in questi anni».
«Lo spero vivamente. È un obiettivo a cui sto puntando da tanto e rappresenta un sogno che vorrei realizzare. Ovviamente poter giocare nelle finals è una cosa che renderebbe fiero me in primis, ma sarebbe un grande traguardo anche per tutte le persone che mi hanno supportato in questi anni».
Quali sono i punti di forza del suo gioco e in cosa crede ancora di dover migliorare?
«Ho lavorato tanto a livello fisico, sulla forza mentale per raggiungere i miei obiettivi, sulla tenacia, sulla capacità di gestire lo stress in partita. Ho però ancora vari aspetti da limare: ad esempio sul lato della performance ci sono dei margini di miglioramento, così come sulla tecnica di gioco cui sto lavorando con costanza, ogni giorno».
«Ho lavorato tanto a livello fisico, sulla forza mentale per raggiungere i miei obiettivi, sulla tenacia, sulla capacità di gestire lo stress in partita. Ho però ancora vari aspetti da limare: ad esempio sul lato della performance ci sono dei margini di miglioramento, così come sulla tecnica di gioco cui sto lavorando con costanza, ogni giorno».
Con chi ha legato di più nel circuito?
«Nel circuito sono molto legato a Musetti, Fokina, Zverev, Sonego, sono persone con cui passo tanto tempo anche durante i tornei».
«Nel circuito sono molto legato a Musetti, Fokina, Zverev, Sonego, sono persone con cui passo tanto tempo anche durante i tornei».
L’essere fidanzato (con Matilde), la rende più stabile psicologicamente? Perché è importante per un tennista avere da questo punto di vista delle certezze.
«A livello di equilibrio personale, sicuramente mi aiuta molto. Sono fidanzato ormai da cinque anni con la stessa persona, a cui tengo molto. Questa relazione mi dona tranquillità e, per la vita che faccio, è certamente un aspetto molto importante. Matilde è una persona stupenda e le sono grato perché si priva di tante cose pur di starmi vicino e supportarmi in questo percorso, senza farmelo pesare. Sono felicissimo di passare (e di aver passato) questi anni con lei e di poterne passare altrettanti».
«A livello di equilibrio personale, sicuramente mi aiuta molto. Sono fidanzato ormai da cinque anni con la stessa persona, a cui tengo molto. Questa relazione mi dona tranquillità e, per la vita che faccio, è certamente un aspetto molto importante. Matilde è una persona stupenda e le sono grato perché si priva di tante cose pur di starmi vicino e supportarmi in questo percorso, senza farmelo pesare. Sono felicissimo di passare (e di aver passato) questi anni con lei e di poterne passare altrettanti».
Si è sempre reso disponibile ad indossare la maglia dell’Italia per le competizioni a squadre, quanto tiene alla Coppa Davis?
«Ho sempre detto, al capitano in pri-mis così come alla mia famiglia e al mio team che non avrei mai rinunciato alla Coppa Davis in vita mia. Insieme alle Olimpiadi è una delle cose a cui io tengo di più al mondo. Quando indosso la maglia della Nazionale sono prima di tutto orgoglioso e fiero e poi…quel colore addosso mi trasforma, mi carica di forza ed energia».
«Ho sempre detto, al capitano in pri-mis così come alla mia famiglia e al mio team che non avrei mai rinunciato alla Coppa Davis in vita mia. Insieme alle Olimpiadi è una delle cose a cui io tengo di più al mondo. Quando indosso la maglia della Nazionale sono prima di tutto orgoglioso e fiero e poi…quel colore addosso mi trasforma, mi carica di forza ed energia».
Cosa fa e cosa pensa Flavio Cobolli quando non si allena e non gioca a tennis, quali sono le sue passioni oltre alla racchetta? Non so le piace leggere? Quale musica ascolta? Si interessa delle cose nel mondo, avendo anche la fortuna di viaggiare molto?
«Di base sono un ragazzo molto semplice, mi piace stare con i miei amici, andare allo stadio a vedere la Roma, passare del tempo con la mia fidanzata. Non mi dispiace giocare a biliardo al Tennis Club Parioli, dove passo tante delle mie giornate e che rappresenta per me una seconda casa. Ora vivo a Montecarlo e mi diventa più difficile frequentare le amicizie di quando ero piccolo ma molto spesso gli amici vengono a trovarmi e riusciamo a passare del tempo di qualità insieme. Non ho molto tempo da dedicare alla lettura anche se è un’attività che mi piacerebbe coltivare. L’opportunità di viaggiare mi ha permesso di imparare molte cose e venire a contatto con tante persone e culture diverse. Questo è un aspetto del mio lavoro che vorrei continuare ad ampliare ed approfondire».
«Di base sono un ragazzo molto semplice, mi piace stare con i miei amici, andare allo stadio a vedere la Roma, passare del tempo con la mia fidanzata. Non mi dispiace giocare a biliardo al Tennis Club Parioli, dove passo tante delle mie giornate e che rappresenta per me una seconda casa. Ora vivo a Montecarlo e mi diventa più difficile frequentare le amicizie di quando ero piccolo ma molto spesso gli amici vengono a trovarmi e riusciamo a passare del tempo di qualità insieme. Non ho molto tempo da dedicare alla lettura anche se è un’attività che mi piacerebbe coltivare. L’opportunità di viaggiare mi ha permesso di imparare molte cose e venire a contatto con tante persone e culture diverse. Questo è un aspetto del mio lavoro che vorrei continuare ad ampliare ed approfondire».
Lei dà l’idea di essere una persona molto sensibile e questo colpisce molto le persone, infatti poi diventano suoi fan….
«Sì, ho un carattere particolare. Sono molto duro e autocritico in campo, ma poi quando sono fuori mi trasformo un po’ e divento un’altra persona, molto più riservato e molto sulle mie. Ho questo carattere e si mi reputo molto sensibile ed emotivo però allo stesso tempo cerco di far vedere il contrario...».
«Sì, ho un carattere particolare. Sono molto duro e autocritico in campo, ma poi quando sono fuori mi trasformo un po’ e divento un’altra persona, molto più riservato e molto sulle mie. Ho questo carattere e si mi reputo molto sensibile ed emotivo però allo stesso tempo cerco di far vedere il contrario...».
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