Fenomeno Rosalía: il misticismo di "Lux" illumina il pop

Il successo del nuovo album dell'artista catalana, che unisce spiritualità, musica classica e pop, apre il dibattito sul ritorno dei giovani alla fede
November 21, 2025
Fenomeno Rosalía: il misticismo di "Lux" illumina il pop
La cantante catalana Rosalia, 33 anni, ha pubblicato il nuovo innovativo album tra spiritualità, pop e musica classica “Lux" / Noah Dillon
«Habemus album». Con questo annuncio, il 7 novembre, Rosalía presentava Lux, il lavoro più ambizioso della sua carriera, per Columbia Records. In copertina appare come una sorta di suora pop, gesto che aveva fatto temere un’operazione provocatoria alla “Madonna maniera” (la popstar ovviamente). Ma la provocazione di Lux non è iconografica: è un atto intellettuale e musicale di rara profondità. E infatti ha spiazzato tutti – pubblico e critica – davanti a un’opera monumentale composta da 18 brani su cui la cantante catalana 33enne ha lavorato per tre anni, firmando testi, arrangiamenti e produzione. Rosalía Vila Tobella torna qui ai suoi studi di musica e gli inizi della sua carriera come cantante di flamenco e sfodera al meglio la sua voce straordinaria, capace di raffinatezze classiche e grinta pop. Arrivato a tre anni dal successo di Motomami, dove già sperimentava attraverso lo urban e il reggaeton, Lux è il disco che nessuno si aspettava dall’artista, già vincitrice di 2 Grammy e 13 Latin Grammy.
Lux è un album che attraversa il divino femminile, la fede, le brutalità e le rinascite dell’amore, altalenando il sacro e il profano, ma sempre in modo rispettoso e di senso. Rosalía canta in ben 13 lingue – spagnolo, catalano, inglese, latino, siciliano, italiano, tedesco, arabo e altre – dopo un lungo lavoro di studio insieme ad esperti linguisti per lavorare su senso e sonorità. La London Symphony Orchestra è onnipresente, con arrangiamenti di Caroline Shaw, mentre la produzione – curata insieme a Noah Goldstein e Dylan Wiggins – alterna elettronica brutalista, musica sacra, distorsioni, barocco e lirica. Il risultato è qualcosa di mai sentito prima.
Il successo è stato immediato: Lux è l’album di una artista spagnola con il più alto numero di streaming in un solo giorno su Spotify (ora ha raggiunto circa 250 milioni di streaming), un traguardo che l’ha portata anche nelle classifiche britanniche come nessuna connazionale prima di lei. Tantoché lo stesso premier spagnolo Pedro Sanchéz si è pubblicamente congratulato con lei.
Ma la vera rottura è contro l’industria musicale contemporanea, satura di prodotti seriali e di estetiche intercambiabili. Rosalía, nonostante le pose sexy e talune posizioni personali contraddittorie del passato, sceglie qui una verità spirituale autentica. «La spiritualità, per me, è sempre stata presente. Il mio legame con Dio è sempre stato lì», ha dichiarato ad Apple Music. Pur non dichiarandosi legato a una tradizione religiosa precisa, Lux rivela un immaginario profondamente cattolico, non solo nei simboli, ma nel respiro mistico che attraversa la musica e le parole. “L’amore non è sollievo, è luce” è la frase di Simone Weill nell’epigrafe incisa sul cd. E siccome la star catalana da oltre 23 milioni di follower su Instagram non manca di ribadire pubblicamente la sua fede in Dio e la sua ispirazione al misticismo femminile, come contrappunto al vuoto dei nostri tempi, in Spagna si è aperto il dibattito sul ritorno dei giovani al cattolicesimo. Contando anche il successo al recente Festival di San Sebastian del film Los domingos che riflette con sensibilità il difficile processo di vocazione al giorno d’oggi di una giovane basca che si vuol far monaca e la capacità di ribaltare le resistenze della sua famiglia e della sua cerchia di amici.
Il Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, monsignor Luis Arguello, ha dichiarato: «Anche il marketing cerca di scoprire le tendenze di fondo, e se Rosalia e il suo team si rendono conto che parlare di Dio, vestirsi da suora e cantare sulle conseguenze del vuoto esistenziale causato dal materialismo ha qualcosa da dire, è perché c’è una tendenza di fondo». L’arcivescovo ha sottolineato la crescente popolarità di gruppi religiosi e musicali come gli Hakuna e le migliaia di giovani spagnoli che si sono recati al Giubileo dei giovani quest’estate. «La cultura pop e la musica religiosa sono significative in questo momento. Dobbiamo prestare attenzione a questa tendenza» ha affermato. Mentre il cardinale Tolentino de Mendoca, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Governo della Santa Sede, ha aggiunto, come riporta l’agenzia EFE, che «quando una creativa come Rosalìa parla di spiritualità, significa che coglie un bisogno profondo della cultura contemporanea di avvicinarsi maggiormente alle ragioni spirituali, di promuovere una vita interiore, di valorizzare l’esperienza religiosa come esperienza fondamentale, ingrediente fondamentale nella costruzione dell’umano».
Il disco è strutturato in quattro atti, come un’opera classica immersa nel contemporaneo. L’apertura con Sexo, Violencia y Llantas introduce subito il tono: un impasto di archi feroci e voce spezzata. In Reliquia, una preghiera con cori distorti e archi che piegati creano un’atmosfera sospesa. Divinize riflette sulla possibilità di trovare il divino negli esseri umani e si conclude in un delirio techno orchestrale. Porcelana ritorna invece a una nudità formale: voce, archi e un crescendo che sembra salmodiare.
Il manifesto estetico dell’album è Berghain: violini in corsa alla Vivaldi, voci bianche dell’Escolania dell’abbazia di Montserrat e il Cor Cambra Palau de la Musica Catalana dagli echi liturgici, inserti elettronici e un cameo di Björk, che pronuncia la frase “L’unico modo per salvarci è attraverso un intervento divino”, prima che tutto esploda in un rap conclusivo. Un brano che fonde barocco, club culture e spiritualità come solo Rosalía può permettersi, ispirandosi apertamente alla badessa tedesca Hildegard von Bingen.
Al centro dell’album ci sono figure mistiche femminili di varie religioni cui si è appassionata la cantante catalana. Santa Rosalia, sua omonima, diventa un simbolo di fedeltà radicale a Dio fino al martirio e la cantante le dedica un brano in siciliano, Focu ranni (Fuoco grande) dedicato alla patrona di Palermo. Mentre in Reliquia il riferimento è a Santa Teresa d’Avila e a Santa Giovanna d’Arco in Jeanne. La sufi Rābiʿa al-ʿAdawiyya ispira La Yugular, mentre Tuya nasce dopo aver scoperto la storia della monaca buddista giapponese Ryōnen Gensōe delle sue scelte radicali.
Fra i momenti più intensi c’è Mio Cristo Piange Diamanti, interamente in italiano, un brano delicatissimo ispirato all’amicizia tra Santa Chiara e San Francesco “Mio caro amico, con te la gravità è graziosa e la grazia è grave” canta con voce da usignolo. Rosalía ha rivelato, sempre nell’intervista ad Apple Music, di aver impiegato un anno per scriverlo: «Ho trovato ispirante la loro storia. Volevo capire come sarebbe raccontare un’amicizia così».
Il disco si chiude con Magnolias, meditazione sulla morte e sull’eredità, in cui Rosalía immagina il proprio funerale e canta: “Quando Dio scende io ascenderò, ci incontreremo a metà strada una volta o due”. Una frase che sintetizza il cuore dell’album: una ricerca della luce attraverso il dolore, l’arte e la fede. «E volevo che si chiamasse Lux per questo: creare più spazio perché la luce potesse entrare», spiega.
Lux è il disco dell’anno? Forse. Sicuramente è un unicum: un atto radicale che restituisce alla musica pop la profondità che troppo spesso perde.

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