Il cervello in campo: la tecnologia e l'IA rivoluzionano il tennis

di Davide Re, inviato a Torino
Lo sport con la racchetta sta diventando sempre più “mentale” anche grazie all'informatica che migliora l’analisi dei dati al servizio delle performance
November 13, 2025
Il cervello in campo: la tecnologia e l'IA rivoluzionano il tennis
Lorenzo Musetti protagonista alle Finals Atp con una grande vittoria su Alex de Minaur /AFP
L’esercizio dell’arte della guerra in tutte le sue declinazioni fisiche e - soprattutto - mentali. È quello che colpisce chi guarda in questi giorni un qualsiasi match delle Nitto Atp Finals, competizione in corso a Torino fino a domenica, giorno in cui andrà in scena l’epilogo della stagione tennistica 2025.
«Ogni colpo è un pensiero che prende forma», ha sempre detto Boris Becker, che da ragazzo visualizzava la partita come una scacchiera mentale. Perché prima ancora che fisico, il tennis è un esercizio di logica e intuizione, un dialogo tra sinapsi e muscoli, dove la velocità del gesto è la proiezione di una strategia invisibile ma concreta. E oggi, per l’appunto, le neuroscienze e la tecnologia digitale stanno spostando ancora più in avanti quella frontiera: il campo diventa un laboratorio cognitivo, e la racchetta un’estensione della mente. Non a caso “Bum Bum” Becker che è stato ed è un eccellente scacchista ritiene questa pratica un complemento perfetto e irrinunciabile nella preparazione del tennista professionista di oggi. Infatti, Becker, quando lo allenava, proponeva a Novak Djokovic il gioco degli scacchi per sollecitare la mente al “prevedere l’azione”. Carlos Alcaraz, la nuova incarnazione del talento istintivo, si allena anche con esercizi mutuati dal gioco degli scacchi e dal brain training: riconoscere schemi, anticipare traiettorie, ridurre i tempi di reazione. Il suo preparatore mentale parla di «micro-decisioni al millisecondo», di un cervello allenato come un muscolo. È la stessa idea che portava, appunto, Becker a studiare le mosse dell’avversario come un maestro di tattica: ogni dritto è una mossa di regina, ogni smorzata un cavallo che scarta.
A questa intelligenza umana si affianca oggi quella artificiale. Ibm e Agassi Sports Entertainment, l’azienda fondata dall’ex campione statunitense, hanno appena annunciato una collaborazione pluriennale per creare una piattaforma digitale - o meglio un’esperienza digitale - di video coaching e analisi basata su IA. Grazie alle soluzioni tecnologiche watsonx.ai e ai sistemi di computer vision, l’esperienza digitale - che debutterà nel 2026 - sarà in grado di analizzare il movimento atletico e restituire in tempo reale consigli tecnici personalizzati a team degli atleti. Sarà una sorta di “allenatore digitale” capace di leggere traiettorie, equilibrio, spinta e timing, trasformando ogni smartphone in un laboratorio di dati. Il sistema, battezzato con ironia “Agassi Intelligence”, promette di democratizzare l’accesso all’allenamento di alto livello, offrendo ai giocatori amatoriali le stesse metriche di un professionista. Anche se il contributo umano degli allenatori rimane fondamentale, proprio perché la vera differenza è la percezione sensoriale reale che le macchine non potranno mai avere e che riguardano soprattutto anche la gestione dell’aspetto psicologico del tennista. Insomma, una rivoluzione simile a quella avviata da Ibm con Watson nel tennis professionistico - già impiegato a Wimbledon e agli US Open per analizzare match, statistiche e flussi emotivi - ma ora estesa alla quotidianità di chi gioca per passione. L’obiettivo, spiega lo stesso Andre Agassi, è «costruire comunità più forti e strumenti più intelligenti». Non solo performance, ma salute, inclusione e condivisione. Un progetto che si muove tra etica e mercato, in cui l’intelligenza artificiale diventa anche infrastruttura sociale: un modo per far dialogare generazioni e livelli di gioco. Dietro l’innovazione tecnologica resta però la domanda più antica: quanto del tennis è ancora umano? Le analisi video, i sensori, le simulazioni 3D, le piattaforme di motion capture e le mappe neurali hanno trasformato l’allenamento in un territorio di confine tra scienza e percezione. Le accademie dei campioni, da Novak Djokovic a Jannik Sinner, integrano oggi programmi neuro-visivi per potenziare l’attenzione e il controllo degli impulsi. È la mente, più ancora del corpo, a decidere se un punto è vinto o perso. Sicuramente, rispetto alle epoche di Rod Laver o di John McEnroe, il tennista del XXI secolo è un atleta “aumentato”: il suo coach guarda i dati, il suo corpo dialoga con sensori biometrici, la sua mente è allenata alla simultaneità. Il gesto tecnico resta lo stesso, ma il contesto cognitivo è un altro. Dove una volta c’era l’istinto, oggi c’è anche l’algoritmo. Eppure la vera sfida — come nelle visioni di Philip K. Dick, il romanziere che ispirò Blade Runner — non è distinguere tra uomo e macchina, ma comprendere quanto dell’umano resti nell’imitazione. «I robot sognano pecore elettriche», scriveva Dick; i tennisti, forse, sognano rovesci perfetti generati da un software. Ma il sogno, la tensione verso il limite, resta irriducibilmente umana. La tecnologia, nel tennis, non sostituisce l’uomo: lo osserva, lo amplifica, a volte lo mette in crisi. È una forma di specchio che restituisce con precisione scientifica la fragilità dell’emozione. Il campo resta un luogo antico: due persone, una palla, una rete, la fatica e il silenzio dopo un punto impossibile: la battaglia. Ma attorno a quel gesto – semplice e misterioso – oggi orbitano algoritmi, cloud, reti neurali e video in slow motion che decifrano ogni battito d’occhio.
La differenza rispetto al passato non è più nella forza o nella tecnica, ma nella quantità di dati che accompagna ogni colpo, la sintesi è diversa. Il tennis del futuro sarà sempre più cerebrale, ma avrà bisogno, per restare umano, di continuare a credere nell’imprevedibilità del colpo, nel talento sia fisico che tecnico. L’intelligenza artificiale potrà raffinare la ricerca del colpo perfetto, ma la sua realizzazione rimarrà sempre “una dote” dei campioni, come la furia agonistica.

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