domenica 12 aprile 2009
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Abbandonate in fretta e furia nel dopoguerra, cittadine o extraurbane che fossero. Vituperate perché rumorose, fastidiose per gli automobilisti. Odiate dai ciclisti e dai motociclisti che rischiavano di cadere 'catturati' dalla rotaia. Invise ai pedoni, spaventati dallo scampanellio del vecchio tram, detestate dalle fanciulle il cui tacco alto scivolava sul binario. Povere tranvie italiane, sopravvissute solo in qualche grande città e smantellate con certosina rapidità quasi dovunque, sacrificate per far spazio al nuovo che allora avanzava, l’autonomo agile autobus. Eppure, le tramvie stanno vivendo il tempo della riscossa. Il tram ritorna, moderno, elegante, veloce, silenzioso, comodo, capiente, poco inquinante. E non lo fa solo dove i binari son rimasti (Milano, Torino, Trieste, Roma, Napoli e con una rete che si amplia) ma soprattutto lo fa in nuove aree urbane. Come, a partire da venerdì 24 aprile, quando sul sedime rifatto e ampliato dell’ex Ferrovia delle Valli, a Bergamo, tornerà a sferragliare. Il nuovo secolo segna un’inversione di tendenza sulla quale non tutti erano pronti a scommettere. Invece. Un po’ grazie a leggi ad hoc dello Stato, un po’ per scelte locali rieccoli comparire in molte nostre città. Belli, veloci e silenziosi, si diceva. Carichi di viaggiatori stufi di starsene incolonnati in macchina e, magari, da buoni contabili, capaci di valutare i benefici dell’utilizzo di un mezzo… dal cui finestrino vedono gli altri arrabbiati in colonna. Certo, non manca chi non li ama e non li vuole. I detrattori ritengono che intralcino il traffico, che la posa dei binari cancelli posti auto, che restino un pericolo per i pedoni e la rotaia stessa rappresenti una trappola. E ancora, che rovinino l’integrità dei nostri straordinari centri storici. E così son sorti anche i comitati della serie 'no tram'. A costoro rispondono indirettamente i gruppi di appassionati, come quelli dell’Associazione italiana amici della tranvia, per fare un esempio. A Torino, poi, l’Associazione torinese tram storici (Atts) ha ideato il «Trolley festival»: una manifestazione – ispirata a simili eventi organizzati all’estero – volta a far conoscere il 'sistema' tranviario e a mettere in mostra le vetture storiche che sono state preservate dalla demolizione. Il vecchio tram, che fascino. Se lo devono essere detti all’Atm di Milano che, così, ha deciso di riverniciare con la vecchia tonalità di giallo le vetture 1928 di inizio del secolo scorso. Ormai ridotte a meno di 200 unità svolgono ancora un apprezzato servizio e sono ammirate per la loro eleganza anche negli interni con le caratteristiche panche in legno – altro che gli asettici sedili in plastica del 'Sirio' e compagnia... E pensare che nove di queste vetture sono state vendute all’azienda di San Francisco, negli Stati Uniti, dove 'lavorano' regolarmente, mentre due sono esposte al Museo dei trasporti di Sydney, in Australia. Infine, ultimo tocco di romanticismo, perché non cenare a bordo di un lento tram che attraversa il cuore di Milano? Ecco allora la vettura ristorante, iniziativa chic che riscuote un notevole successo. Certo questo è folclore, nulla a che vedere con le tramvie odierne che si stanno riprendendo lo spazio tolto troppo frettolosamente. A tal punto che il tram del futuro diventa oggetto di ricerca di stile. Infatti l’Istituto europeo di design (Ied) e l’Alstom transport nel 2008 hanno organizzato un concorso con tema «Un tram per Milano, Torino, Roma». E gli studenti dello Ied si sono sbizzarriti disegnando mezzi all’oggi molto avveniristici ma che un domani, forse non troppo lontano, magari vedremo lungo le nostre strade. Restando all’oggi la tecnologia fà sì che i nuovi mezzi siano davvero sorprendenti. Silenziosi nella meccanica e nel 'rotolamento' perché dotati di ruote 'silenziose'. Capaci di viaggiare per alcuni tratti senza l’alimentazione della linea aerea: e ciò evita di deturpare i punti più caratteristici e artistici dei centri storici. Una grande novità? Niente affatto perché lo scenario del tram futuro potrebbe presto essere sconvolto dall’avvento di «Bombardier Primove», il primo tram senza catenaria, cioè completamente privo di rete aerea di alimentazione. Insomma, la riscossa del tram pare solo agli inizi.
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