sabato 31 maggio 2025
Il gruppo pop-rock si esibisce in piazza San Giovanni per il Giubileo delle Famiglie e il frontman si racconta, tra tanta musica e un nuovo libro per bambini
Il cantante Francesco Lorenzi con il gruppo The Sun

Il cantante Francesco Lorenzi con il gruppo The Sun - WikiCommons

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Molto altro dal Concertone del Primo Maggio, bello senz’anima. Quello di oggi in piazza San Giovanni a Roma di anima ne avrà in abbondanza per il Giubileo delle Famiglie con la colonna sonora dei The Sun nella speciale Festa della Famiglia che si terrà dalle 18.30. Musica e comunione con l’ispirato pop-rock figliol prodigo dell’originario punk-rock di un gruppo che sedici anni fa cambiò lingua, pelle e nome (dall’inglese all’italiano e dai Sun Eats Hours nati nel 1997 ai The Sun rinati nel 2009) invertendo la rotta, come fece San Paolo sulla via di Damasco. Francesco Lorenzi & C. non perseguitavano certamente i cristiani, più banalmente li ignoravano. Perseguitavano semmai loro stessi, tra successi (nel 2004 il gruppo vicentino fu incoronato migliore punk band italiana all’estero) e conseguenti fatali eccessi. Poi la crisi, una luce e la conversione di uno di loro, il frontman. Ci mise poco Francesco Lorenzi a indicare la nuova rotta, il “senso” di marcia. Fu talmente convincente la sua scoperta di Gesù (il Sole, appunto, The Sun) che il batterista Riccardo Rossi, il bassista Matteo Reghelin e il chitarrista Gianluca Menegozzo (a loro si è poi aggiunto il chitarrista Andrea Cerato) ebbero fede in lui e, soprattutto, in Lui. Da quindici anni il vasto popolo di fan degli Spiriti del Sole (dal titolo del loro primo album dopo la svolta) sa che c’è un’altra musica che gira intorno a dare Coraggio, il singolo appena uscito ad anticipare il nuovo e quinto album che sarà presentato a novembre all’Alcatraz di Milano con l’etichetta La Gloria, co-fondata proprio da Lorenzi. In mezzo un tour de force che vedrà i The Sun in concerto, tra l’altro, alla festa dell’Università del Sacro Cuore di Roma il 27 giugno, ai Catholic Music Awards il 27 luglio, al Giubileo dei Missionari digitali il 29 luglio a Castel Sant’Angelo, al Giubileo dei Giovani a Torvergata il 2 agosto. Saranno poi invitati a esibirsi per la prima volta al Meeting di Rimini il 24 agosto, mentre torneranno ad animare il consueto pellegrinaggio da loro organizzato e promosso lungo il Cammino di Santiago (dal 13 al 20 luglio).

Francesco, tanta musica ma anche un nuovo libro, il terzo...

«Tornare a presentare un libro, La musica del bosco (Effatà), al Salone di Torino dopo undici anni (dai tempi de La strada del sole, un’autobiografia sulla conversione personale e del gruppo, con la prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, forte di dieci ristampe con Rizzoli e tre con Bur e traduzioni in otto Paesi, ndr). Non è stato qualcosa di scontato e l’ho vissuto come un grande regalo».

Perché un libro per bambini?

«Perché da anni vedo ai nostri eventi tante famiglie. Questo per me è uno dei segnali più evidenti del frutto che portiamo come esperienza musicale e comunitaria. Momenti di unità, di pace e di trasversalità che portano all’incontro e al dialogo in modo costruttivo, indice della universalità di un messaggio. Noi non abbiamo un preciso target, portiamo un messaggio che è cattolico nel senso etimologico del termine. Universale nel suo significato più ampio e profondo».

Di cosa parla La musica del bosco?

«È una storia di amicizia attraverso l’universalità della musica. I personaggi sono animali antropomorfizzati. Mi colpisce vedere anche i bambini cantare ai nostri concerti con consapevolezza e partecipazione. In loro non c’è una ripetizione delle parole solo ludica. Per noi è importante dare strumenti efficaci per sviluppare un pensiero proattivo per una lettura più ampia della realtà a partire dai loro sentimenti. I bambini hanno talenti in nuce da scoprire e fare uscire. In questo libro ho semplicemente scritto ciò che avrei voluto leggere io da bambino. Come diceva Carlo Acutis, ognuno nasce originale e non si è al mondo per essere fotocopie».

Il vostro primo singolo del nuovo album parla chiaro, Coraggio.

«E il claim del brano è una frase di Sant’Agostino: non c’è verità più potente di quella che avete nel vostro cuore. Una verità possibile congiuntamente all’incontro con Gesù Cristo. Nel nostro cammino di gruppo musicale vedo realizzarsi questa verità».

Cosa avete provato quindi con l’elezione di Papa Leone XIV?

«Una gioia indescrivibile. Per la capacità unica che ha avuto Sant’Agostino di esprimere la necessità di camminare insieme, io sono ispirato da Sant’Agostino e il direttore spirituale dei The Sun è da una decina di anni padre Gabriele Pedicino, nuovo Priore della Provincia d’Italia degli Agostiniani. Così quando è stato annunciato papa Prevost sono rimasto senza parole, memore delle belle cose che mi aveva detto di lui padre Gabriele».

Trova un mondo in affanno e smarrito Papa Leone...

«Ho ancora negli occhi le immagini della gente in piazza San Pietro nei giorni della morte e dei funerali di papa Francesco e in quelli dell’attesa, della elezione e della prima Messa di Leone XIV. Fedeli cristiani e tanti cosiddetti laici, non credenti, che guardano alla Chiesa come unica istituzione autentica e credibile in questi momenti di smarrimento per il mondo intero. Il Papa è un faro per tutti».

Di che ruolo vi sentite investiti come band cristiana?

«Nel mondo discografico siamo un granello di sabbia, ma con una ragione solidissima. Non abbiamo un ruolo, ma siamo consapevoli della importanza della nostra presenza e della nostra voce. I The Sun non fanno intrattenimento, noi siamo strumenti».

Com’è nato il nuovo disco?

«Avevo un’ampia rosa di brani, ma alla fine la mia scelta cadeva sempre su quelle la cui genesi era stata immediata. Quando il seme è puro, la canzone porta con sé un messaggio chiaro. Oltretutto sono nate perlopiù mentre ero in viaggio, in momenti di ascolto e di apertura di cuore».

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