venerdì 3 novembre 2023
L’ex azzurro scommette sull’altoatesino: «Ha le qualità per battere anche Djokovic: serve la partita perfetta ma può puntare a vincere le Atp Finals di Torino e trascinare l’Italia in Coppa Davis»
Jannik Sinner con il trofeo dell'ATP500 di Vienna

Jannik Sinner con il trofeo dell'ATP500 di Vienna - Ansa

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La stagione tennistica è arrivata al momento della verità. E, con un po’ di fantasia, sembra aver assunto i contorni dell’epilogo di Per un pugno di dollari. Una sfida probabilmente a due, Alcaraz e Medvedev permettendo, sia nelle Finals a Torino (dal 12 al 19 novembre), sia nell’ultimo atto della Coppa Davis a Malaga (dal 21 al 26 novembre). Un duello che potrebbe ripetersi per ben due volte, se non di più. Tra il giocatore più in forma del momento, Jannik Sinner, e il numero uno del mondo, Novak Djokovic.

In gioco però c’è molto di più che un pugno di dollari. Da una parte la definitiva consacrazione dell’italiano. Che giovedì ha annunciato il ritiro da Bercy per evitare infortuni in vista dei due appuntamenti, dopo l’assurda programmazione del torneo. Dall’altra il desiderio irrefrenabile del serbo di entrare sempre di più nella storia di questo sport. I due si sono affrontati fino adesso per tre volte, ma Jannik non è mai riuscito a vincere.

«Al cuore Ramon», urla Clint Eastwood a Gian Maria Volonté nel finale del film di Leone. E Jannik Sinner, con il suo tennis esplosivo, dove dovrebbe mirare per fare breccia nella fortezza di Novak? Secondo Stefano Pescosolido il serbo non ha punti deboli: «Per battere Nole bisogna essere perfetti – afferma l’ex tennista-. Jannik dovrà sfoderare tre carte in particolare per provare a impensierire Djokovic e comandare il gioco: tenere un’alta percentuale al servizio, usare il rovescio lungo linea e rimanere vicino alla riga di fondo».

Pescosolido è stato numero uno italiano e 42 del mondo. Oggi è direttore tecnico dello Sporting Milano Tre e commentatore televisivo per Sky Sport Tennis. Con lui analizziamo il momento del tennis italiano. Partendo da Sinner, che andrà a Torino da numero 4 della race, evitando così sicuramente di affrontare nel girone Medvedev e uno tra Alcaraz e Nole.

«È indubbiamente, il giocatore più in forma in questo momento – sottolinea Pescosolido -. Lui e Djokovic sono i favoriti per le Finals e per trascinare da leader le proprie nazionali in Coppa Davis (dove potrebbero incontrarsi in semifinale n.d.r.). L’Italia è una delle favorite per puntare alla vittoria – specifica “Pesco” -. Ma la partita con l’Olanda non sarà facile. È una squadra ostica. Il doppio sarà probabilmente decisivo».

L’ex numero 1 italiano si è soffermato anche sugli evidenti progressi di Jannik negli ultimi mesi: «Il vero passo in avanti l’ha fatto dal punto di vista fisico e mentale. È in una condizione brillante e durante le partite ha meno pause. Riesce a reagire più velocemente alle situazioni negative».

In tanti chiedevano a gran voce che l’italiano aggiungesse variazioni al suo gioco, quasi arrivando a snaturare la sua indole di picchiatore. Ma l’impressione è che ora sia diventato ancora più offensivo di prima: «Il suo gioco non doveva essere cambiato – sottolinea Pescosolido-. Doveva essere solo completato per diventare più imprevedibile. Jannik, infatti, sta utilizzando meglio soluzioni come il serve and volley, le discese a rete contro tempo e le smorzate. Inoltre, è migliorato molto anche con il servizio».

Se il treno di Sinner sembra procedere ad altissima velocità, quelli degli altri italiani, ad eccezione di Matteo Arnaldi protagonista di una grandissima stagione, stentano a camminare. Matteo Berrettini, infatti, tornerà in campo non prima del 2024 e ha annunciato recentemente la fine della collaborazione con lo storico coach Vincenzo Santopadre. «Con Vincenzo siamo grandi amici – racconta Pescosolido-. Ci siamo sentiti, ma non abbiamo parlato dei motivi della separazione. Penso però che alla base ci siano i tanti infortuni di Berrettini. E poi la ricerca di nuovi stimoli. Il rapporto tra i due è comunque rimasto solidissimo. Sono convinto che nel giro di due settimane si saprà qualcosa sul nuovo coach. A Matteo serve un nome forte, se lasci Santopadre non puoi affidarti ad un allenatore giovane. C’è bisogno di qualcuno con grande esperienza».

Anche Lorenzo Musetti non sta attraversando un momento idilliaco. La crisi di risultati in questo finale di stagione è evidente: «Nella crescita di un giovane la discontinuità è normale – afferma Pescosolido-. Il prossimo anno farà sicuramente il definitivo salto di qualità. Ma deve trovare il modo di essere più spregiudicato, avanzando la sua posizione in campo».

Pescosolido è uno dei testimoni del tennis di un tempo: «La partita a cui sono rimasto più legato è la finale a Scottsdale contro Brad Gilbert, con la quale ho conquistato il mio primo titolo Atp nel 1992».

“Pesco” però, è stato anche un baluardo del rovescio a una mano, colpo che si insegna sempre di meno. «Può avere ancora la sua efficacia – sostiene l’ex tennista -. Io ho due figli. Uno gioca con il rovescio a una mano e l’altro con quello a due». A dimostrazione che nel tennis del futuro, sempre più incentrato sulla potenza, c'è spazio ancora per un po’ di romanticismo. E che Clint Eastwood aveva ragione. Non è sempre vero che l’uomo con la pistola sia spacciato di fronte a quello con il fucile. «È solo una questione di tecnica”», conclude Pescosolido.

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