sabato 18 novembre 2023
La disciplina praticata nel mondo da 15 milioni di persone diventerà olimpica nel 2028.Da noi conta soltanto 8mila tesserati agonisti. «Mancano impianti e professionisti»
Una giocatrice di squash

Una giocatrice di squash - Web

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Mentre lungo lo Stivale dilaga la Sinnermania, c’è un altro sport con la racchetta che cerca proseliti assetati di cinque cerchi. È lo squash, che a Los Angeles 2028 diventerà per la prima volta olimpico. Col tennis condivide soltanto l’attrezzo – sebbene il piatto delle corde sia più piccolo e la forma più allungata – perché poi nello sviluppo del gioco e nelle qualità richieste agli atleti i due mondi sono antitetici. Il nome della disciplina deriva dalla parola inglese che gli studenti della Harrow School di Londra – dove tra l’altro si è diplomato anche Winston Churchill – utilizzavano per indicare il rumore provocato dalla pallina di gomma sbattuta con forza contro il muro. Uno squash che faceva impazzire gli allievi, desiderosi di sfidarsi tra loro a chi produceva il suono più forte. In principio (inizio Ottocento) era una battaglia contro il muro, accennata tra l’altro pure da Charles Dickens nel suo primo romanzo (Il Circolo Pickwick) con riferimento a uno sport praticato dai carcerati, poi divenne una sfida contro l’avversario, col muro a fare semplicemente da convitato di pietra.

Adesso con l’approdo ai Giochi si accendono i riflettori su questa disciplina praticata nel mondo da 15 milioni di persone, ma che in Italia assomma non più di 8mila tesserati agonisti, affiliati a una cinquantina di club, tutti privati. «Da noi lo squash è apparso nel 1977 e la Federazione è stata riconosciuta a tutti gli effetti solo nel 2007. Il principale limite al nostro sviluppo è l’assenza totale di un’impiantistica pubblica, tanto che tutti i campi appartengono a privati e sono soggetti quindi agli interessi dei proprietari», racconta la presidente federale Antonella Granata. Sebbene la disciplina sia praticata da Nord a Sud, le principali nicchie sono rintracciabili sulla costiera romagnola e in Calabria. «A Riccione e Rende di Cosenza si trovano attualmente i movimenti giovanili più rilevanti, mentre a livello di squadra il club campione d’Italia in carica è di Catania». I più forti individualisti azzurri in circolazione sono invece il ventisettenne di Angera Yuri Farneti, nel 2020 capace di raggiungere la 120esima posizione nella classifica mondiale, e la ventiduenne di Rende Cristina Tartarone, al massimo numero 122 del ranking globale. «Il nostro è uno sport dilettantistico, nessuno dei nostri atleti è professionista.

Con l’ingresso nel panorama olimpico il primo auspicio è che le punte possano entrare nei corpi militari, potendosi quindi dedicare esclusivamente allo squash. Diversamente poter immaginare una qualificazione a Los Angeles è davvero complicato». In California verranno assegnati due titoli olimpici, nei singolari maschile e femminile. Ancora non è noto se il tabellone sarà composto da 64 o 32 giocatori, che si sfideranno sul rettangolo di sessanta metri quadrati in match a eliminazione diretta al meglio dei tre giochi su cinque. Conquista il game chi arriva per primo a 11 punti, con almeno due di vantaggio sull’avversario. Partite che durano dall’ora e mezza alle due ore, disputate a favore di pubblico, considerando che le pareti laterali e quella opposta al muro sono in vetrata. «Lo squash nasce come disciplina indoor, ma essendo il suo perimetro limitato può essere svolto anche all’esterno durante la bella stagione». Infatti nel circuito mondiale il torneo più suggestivo è l’Open dell’Egitto, dove i campi sono posizionati in mezzo alle piramidi. Non è un caso, giacché proprio dal Cairo e dintorni provengono i giocatori più forti del mondo: attualmente cinque dei primi nove, con il trentunenne Ali Farag a guardare gli altri dall’alto verso il basso.

Tra gli uomini le altre nazioni guida sono l’Inghilterra, il Galles e la Nuova Zelanda, mentre tra le donne – il ranking in gonnella è comandato dalla ventottenne egiziana Nour El Sherbini e il Paese delle piramidi ne presenta quattro tra le migliori sei – fanno capolino anche il Belgio e gli Stati Uniti. «Il nostro compito – conclude Granata – sarà sfruttare la visibilità data dalle Olimpiadi per accrescere la base. Stiamo già lavorando da diversi anni con le scuole attraverso progetti mirati. L’auspicio è che si resti nel cartellone dei Giochi anche dopo Los Angeles e che il 2028 non sia un’occasione sporadica». Questo vale per l’intero movimento internazionale, giacché il torneo olimpico diventerà il più importante del circuito. Gli appuntamenti organizzati dalla PSA (Professional Squash Association) non sono infatti ricchissimi, poiché la presenza di sponsor è carente. Lo squash paga la poca visibilità televisiva, così al massimo il torneo di Chicago mette sul piatto un montepremi da 500 mila dollari. Cifre per nulla paragonabili ai milioni che in questi giorni il tennis sta offrendo alle Finals di Torino. Ci sono le racchette ricche e quelle povere, ma tra cinque anni entrambe saranno marchiate dai cinque cerchi. Nella città degli Angeli anche i battitori umili varcheranno le soglie del Paradiso.

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