mercoledì 25 maggio 2016
Cinema, una SETTA nazista nel Cile di Pinochet
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Ci sono film che al di là delle loro qualità artistiche, hanno il merito di raccontare pagine di storia sconosciute e di aprire la porta di mondi di cui non si immaginava neppure l’esistenza. Colonia, diretto dal tedesco Florian Gallenberger, a dispetto dei giudizi non troppo lusinghieri della critica, è uno di questi. Il regista infatti, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Torsten Wenzel, ha scelto di ambientare il suo mix di thriller politico e storia d’amore ai tempi della dittatura di Pinochet in Cile, puntando l’obiettivo su un’area del Paese pressoché inespugnabile chiamata Colonia Dignidad, luogo di mistero e orrore situato a 350 chilometri da Santiago del Cile, dove sorgeva una comunità fondata nel 1961 dal predicatore laico tedesco Paul Schäfer, ex caporale delle “SS”, e dai suoi fanatici seguaci, molti dei quali ex nazisti. Secondo la documentazione fornita da Simon Wiesenthal, nella Colonia soggiornò anche Josef Mengele. Per quarant’anni questo borgo isolato nato per essere un villaggio modello, missione caritatevole a sostegno della popolazione rurale del Cile, divenne dopo il 1973, anno del golpe di Augusto Pinochet, la prigione perfetta per rinchiudere i dissidenti politici, gli avversari del dittatore che diede carta bianca a Schäfer, autorizzato a imporre rigide regole autocratiche, la cui trasgressione prevedeva indicibili torture fisiche e psicologiche. Quei detenuti divennero di fatto “desaparecidos”.  Nel corso di quattro decenni solo un numero esiguo di persone riuscì ad evadere da Colonia Dignidad: gran parte dei fuggitivi venivano infatti nuovamente catturati e riportati in quella città lager molto probabilmente con l’appoggio dell’ambasciata tedesca. Alla fine degli anni ’70, grazie alle denunce di Amnesty International, i media pubblicarono per la prima volta la notizia dell’esistenza di Colonia Dignidad: il mondo espresse tutta la propria indignazione mentre in Cile non ci furono conseguenze. Solo quando Pinochet fu costretto a lasciare il potere, nel 1990, la giustizia fece il suo corso riguardo alle accuse a carico di Paul Schäfer. Quest’ultimo fuggì in Argentina, dove fu poi arrestato nel 2004 e condannato dalla corte cilena a 33 anni di carcere per migliaia di capi d’accusa, tra cui abuso sessuale su bambini. Morì in prigione a Santiago nel 2010. floriangall.jpgFlorian GallenbergerGli ex membri di Colonia Dignidad invece rimasero nella proprietà, che in seguito fu rinominata Villa Baviera. Oggi in quel luogo di dolore, divenuto un sito turistico, si coltiva il grano e si allevano mucche. Nel film, in arrivo giovedì nelle nostre sale distribuito da Good Films, Lena (Emma Watson, ex Hermione Granger nella saga di Harry Potter) e Daniel (Daniel Brühl, il più internazionale tra i giovani attori tedeschi), sono due giovani implicati nel colpo di stato militare del 1973. Lui viene rapito dalla polizia segreta di Pinochet, lei segue i suoi passi fino alla Colonia Dignidad decidendo di entrare a far parte di quella setta per ritrovare Daniel e fuggire con lui. «La prima volta che ho sentito parlare di questo luogo spaventoso – ci ha raccontato il regista – è stato durante le scuole elementari, quando la maestra ci ha mostrato un documentario. Non sapevo neanche dove fosse il Cile, ma ricordo di essere rimasto choccato. Sei anni fa ho letto un articolo che ha risvegliato in me la rabbia provata da bambino, poi sono passato all’autobiografia di un “ex colono” e ho pensato che fosse una storia troppo importante per essere dimenticata». «Ho viaggiato a lungo in Cile per studiare la storia di quel luogo e raccogliere le testimonianze dei membri della comunità. Sono riuscito a guadagnarmi la loro fiducia e farmi raccontare molti dei segreti della setta. Nonostante i due protagonisti siano personaggi di finzione, tutto quello che vedete e ascoltate nel film è storicamente assai accurato, compresi certi dialoghi dello stesso Schäfer che è riuscito a manipolare una dottrina per isolare e controllare le persone. Nella Colonia erano vietate le famiglie e le preghiere di gruppo». E se dieci anni fa i membri della colonia hanno chiesto ufficialmente scusa per 40 anni di abusi e violenze in una lettera pubblicata sul giornale cileno El Mercurio, la cancelliera tedesca Angela Merkel, su pressione dell’opinione pubblica choccata dal film di Gallenberger, ha annunciato che desecreterà, con dieci anni di anticipo, i documenti relativi al villaggio degli orrori. E il 17 maggio scorso Colonia è stato proiettato nello stadio nazionale di Santiago del Cile che ha accolto un impressionante numero di spettatori, tanto che sono state programmate ulteriori proiezioni. A conferma delle parole appena pronunciare da Ken Loach neo premiato a Cannes: «Il cinema ha la forza di gridare le ragioni dei cittadini contro il potere».
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