martedì 2 ottobre 2018
La Juve dopo il settimo successo cavalca spedita verso l’ottavo scudetto di fila. Torneo a senso unico, modello Isole Vanuatu dove il Tafea ha trionfato nelle ultime 15 stagioni
Cristiano Ronaldo, punta di diamante della Juventus

Cristiano Ronaldo, punta di diamante della Juventus

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Mentre mastro Gianni Mura sulla storica rubrica domenicale, “Sette giorni di cattivi pensieri” ( Repubblica) ha raccolto e pubblicato l’elenco delle migliori canzoni di Francesco De Gregori – secondo i lettori – (personalmente voto Sempre e per sempre come la più bella del Principe) noi di Avvenire ci permettiamo di lanciare il nostro piccolo referendum popolare: siete favorevoli o contrari alla sospensione del campionato per manifesta superiorità di questa Juventus settebellezze? (scrivere a m.castellani@avvenire.it). È una provocazione, certo, mancano ancora 31 partite da qui alla fine del torneo, dicono gli speranzosi sulla tratta tricolore Napoli-Milano, ma il verdetto dopo sette giornate appare scontato. Soprattutto dopo lo schiacciante 3-1 inferto dalla Juventus al Napoli dell’ex Carletto Ancelotti, alias “l’anti-Juve”. Andiamo bene... A casa Agnelli possono dormire tranquilli anche la notte della fuga, inattesa, di Beppe Marotta. I bianconeri, già squadra perfetta, almeno per i nostri standard interni, con in più un Cristiano Ronaldo – che a 33 anni fa miracoli anche quando gioca da fermo – si avvia a vincere l’8° scudetto consecutivo. Siamo già proiettati verso l’otto volante nonostante il “7” sia il numero magico che rimbalza quotidianamente sulla ruota di Torino. Quello è il numero della maglia del divino Cristiano, che contro il Napoli ha fatto 4 assist (tre vincenti) che aggiunti ai 3 gol realizzati – nelle prime sette gare – fa sempre “7”. Sette sono anche le vittorie consecutive in campionato (di cui 3 in trasferta) e 7 le reti segnate dalla squadra di Max Allegri lontano dallo Stadium.

Con numeri del genere e con una rosa che annovera due squadre complete e della stessa qualità tecnica da schierare all’occorrenza, diteci voi se non è il caso di pensare a una sospensione anticipata del torneo. Il prossimo step dei bianconeri è rappresentato dalle 10 vittorie su dieci match disputati: considerato che i campioni d’Italia nei prossimi tre turni incontreranno Udinese, Genoa e Empoli (friulani e toscani in trasferta), ci sembra un traguardo oltremodo alla portata. E di questo passo la Juve stellare non farà grande fatica a a centrare anche i dieci scudetti consecutivi. E questo grazie anche a una concorrenza che è talmente leale che ormai conosce solo la resa. Quello che preoccupa la maggioranza che assiste impotente è che campionati così, a senso unico come da noi, oramai si vedono solo a Vanuatu. Micronazione nel Sud Pacifico (apprendiamo da Wikipedia: «composta da circa 80 isole che si estendono per 1300 km») dove il Tafea Fc, squadra della capitale Port Vila, è arrivata a 15 titoli nazionali di fila. Per farvi capire la portata del movimento calcistico di Vanuatu, tutti gli abitanti di Port Vila, circa 44mila, riempirebbero lo Stadium della Juventus. “Victoria” è l’intitolazione dello Stadium della “Juve di Gibilterra”, il Lincoln Red Imps Football Club, e infatti in campo i “rossoneri” vincono sempre, da 14 stagioni a questa parte non lasciano neppure le briciole alle altre nove pretendenti (due formazioni portano il nome di Manchester, Hulles 2017 e Manchester ’62) al titolo della Gibraltar Premier Division. Stesso discorso vale da 13 campionati in qua per l’Al Faisaly la corazzata che non conosce rivali in Giordania.

Tempo fa Arrigo Sacchi sentenziò: «La Juve come il Rosenborg in Norvegia, è forte solo in Italia». I norvegesi nel frattempo hanno fatto “13”, tanti gli scudetti consecutivi per i padroni assoluti del calcio nella terra dei fiordi. L’acutissimo Paolo Ziliani nei giorni scorsi sul Fatto ha spostato l’asticella del confronto delle regine del football tra la nostra invincibile Juve e i bielorussi del Bate Borisov che di titoli nazionali consecutivi ne hanno inanellati 12. Lo sbarramento degli 8 di fila appartiene agli svizzeri del Basilea, acerrimi rivali dello Young Boys che oggi la Juventus ospita (alle ore 18.55: in tv su Sky) per la seconda gara del girone di Champions. Mentre il nostro referendum continua, lanciamo un appello alle altre 19 della Serie A affinché questo nostro campionato, da qui in avanti, non trascenda ai livelli di Tonga dove da 11 anni impera il Lotoha’apai. Dopo il “triplete” dell’Inter di Mourinho (2010) non solo non vinciamo più in Europa, ma abbiamo anche perso il trend dell’equa ripartizione dei titoli nazionali. Da campionato «più bello e interessante del mondo», quale è stata la nostra Serie A (decidete voi qual è l’ultima stagione da leoni), siamo passati a un monologo ridondante che ci pone alla stregua di quei tornei satellite del pianeta football. «La Juve e basta!», non è lo slogan della Curva bianconera, ma una realtà che è specchio riflesso di una Nazionale che nel 2006 era padrona del gioco e del mondo e che adesso invece figura al 20° posto del ranking. Siamo dietro al Perù, dove i campioni in carica dell’Alianza Lima non vincono tutti gli anni, anzi, il loro ultimo titolo peruviano risaliva al 2006, quando noi eravamo re.

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