lunedì 11 maggio 2020
La datazione al radiocarbonio ad altissima precisione nei laboratori dell'Università di Bologna. Il ritrovamento anticipa di duemila anni la data di ingresso in Eurasia
La grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria, abitata dall'Homo sapiens già 45mila anni fa

La grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria, abitata dall'Homo sapiens già 45mila anni fa - WikiCommons

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Nella Grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria, è stato individuato un fossile di Homo sapiens risalente a oltre 45.000 anni fa: è la più antica evidenza diretta della presenza della nostra specie in Europa. La datazione del reperto è stata realizzata grazie ad un team specializzato in datazioni al radiocarbonio ad altissima precisione guidato dalla professoressa Sahra Talamo dell’Università di Bologna. La campagna di ricerca è stata coordinata dal Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie (Germania).

La scoperta anticipa di ben 2.000 anni, rispetto a quanto ipotizzato fino a oggi, l’arrivo della nostra specie nelle latitudini medie dell’Eurasia, e aumenta di conseguenza il periodo di convivenza in Europa tra Homo sapiens e Uomo di Neandertal. Inoltre, tra i reperti recuperati sono emersi oggetti in osso che ricordano quelli prodotti millenni più tardi dagli ultimi Neandertaliani in Europa occidentale: un elemento che conferma la teoria dei contatti e degli scambi, anche culturali, avvenuti tra sapiens e la popolazione in declino di Neandertal.

Situata a pochi chilometri dalla piccola città bulgara di Dryanovo, ai piedi dei Monti Balcani, la grotta di Bacho Kiro è un sito archeologico ben noto. Venne indagato già alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso e poi nuovamente negli anni ‘70, quando furono trovati anche alcuni frammenti di resti umani. Per approfondire il contesto di quei primi ritrovamenti e ottenere una cronologia più precisa della frequentazione umana della grotta in epoca preistorica, nel 2015 sono stati effettuati nuovi scavi sotto la guida dell’Istituto nazionale archeologico Bulgaro e del Max-Planck-Institut.

La nuova campagna di scavo ha permesso di portare alla luce un gran numero di nuovi reperti, tra i quali un dente e cinque frammenti ossei che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale, sono stati attribuiti ad esemplari di Homo sapiens. Per uno dei sei fossili esaminati, l’analisi ha restituito una datazione corrispondente a oltre 45.000 anni fa. “L’analisi al radiocarbonio conferma che questi fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa”, spiega la professoressa Talamo. “La maggior parte delle ossa di animali che abbiamo datato hanno segni di modificazione da parte dell’uomo, ad esempio segni di macellazione”, dice Helen Fewlass, dottoranda della professoressa Talamo. “Questi dati, insieme alle datazioni dirette delle ossa umane, ci forniscono un quadro cronologico molto chiaro di quando l'Homo sapiens ha occupato per la prima volta questa grotta, nell'intervallo tra 45.820 e 43.650 anni fa, e potenzialmente già 46.940 anni fa”.

"Il sito della Grotta di Bacho Kiro documenta una prima ondata di Homo sapiens, che entrò in contatto con gli uomini di Neandertal e portò in Europa nuovi comportamenti", aggiunge Jean-Jacques Hublin, direttore del Max-Planck-Institut. "Questa ondata è in gran parte anteriore a quella che 8.000 anni dopo portò alla definitiva estinzione dei Neandertal in Europa occidentale".

La coesistenza prolungata ha inevitabilmente influenzato i percorsi delle due specie, come mostrano alcuni indizi trovati sempre nella grotta di Bacho Kiro. Oltre ai resti umani, i nuovi scavi hanno infatti portato alla luce anche alcuni manufatti in osso e avorio, sempre risalenti alla fase iniziale del Paleolitico superiore. Oggetti che i ricercatori hanno collegato a testimonianze neandertaliane di alcuni millenni più tardi ritrovate in altre aree d’Europa. “Questa similitudine – dice Jean-Jacques Hublin – porta a sostenere l’ipotesi secondo cui questi comportamenti Neandertaliani siano il risultato di incontri ravvicinati con i primi gruppi di Homo sapiens arrivati in Europa”.

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