sabato 2 agosto 2014
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Non propone elmi di Scipio coi quali cingere la testa ma è comunque un inno nazionale, al pari di O’ sole mio, cantato dalle Alpi alla Sicilia, anche se con accenti differenti. E in quanto ad incassi Siae, è stato un autentico blockbuster al pari di Quando quando quando e Volare, e per anni la più eseguita nelle balere di tutta Italia. Romagna Mia festeggia i suoi primi 60 anni dalla sua prima incisione e sembra non sentire affatto il peso dell’età, nonostante le mode anche musicali siano del tutto differenti da quelle in voga negli anni Cinquanta. Sull’origine di Romagna Mia aleggia però un mistero. C’è chi parla di un altro testo e di un altro 'scrittore'. La versione originale narra che il brano era stato scartato da Casadei, e venne registrato solo in seguito a causa della assenza di una canzone durante la registrazione di un Lp, con una modifica del titolo originario Casetta mia dietro suggerimento del maestro Dino Olivieri. Sempre in Romagna, ma a Verucchio, danno un’altra versione della nascita di quella hit tutta italiana. Con un testo differente da quello esportato a ritmo di valzer in tutto il mondo. Che porterebbe la firma di Giuseppe Nanni, maestro, letterato ed educatore verucchiese.  Trasferitosi a Milano perché nominato ispettore al provveditorato agli Studi, si guadagnò la medaglia d’oro del Comune per la sua attività. Giornalista, poeta e direttore di riviste per ragazzi, ogni estate Nanni trascorreva le sue vacanze a Verucchio. È qui, alla trattoria 'Da Rodriguez', che incontrò Secondo Casadei e nacque l’amicizia. Nanni avrebbe così confezionato allo Strauss della Romagna il testo di Casetta mia. «Casadei poi compose la musica e per meglio adattarla alle proprie esigenze, modificò, oltre che il titolo, anche parte del testo», rivela la bibliotecaria verucchiese Lisetta Bernardi. La nuova versione però non piacque a Nanni, che persino da Milano si preoccupava che la sua firma non fosse legata ad un testo che a suo parere Casadei aveva reso troppo semplice. «In casa si parlava spesso della vicenda, di quei versi musicati e poi modificati da Casadei», racconta la nipote Angela Micheli, affermata scultrice riminese. Il nipote omonimo del Nanni, avvocato milanese, conserva una lettera: un comune amico scrive a Nanni di non preoccuparsi, perché Casadei gli ha assicurato che suonerà Romagna Mia solo in una occasione e per beneficenza. La lettera è data 1927. «Me l’hanno semplificata, diceva mio nonno - rivela il nipote Giuseppe - , il quale 'regalò' il testo a Casadei. La sua volontà è stata rispettata». Nanni non è più stato associato a quel testo, la 'Casetta' si è definitivamente trasformata in 'Romagna' diventando un inno e una delle canzoni italiane più suonate al mondo. Dalle Edizioni Musicali Casadei Sonora cadono però dalle nuvole. «Di questa storia siamo all’oscuro, ogni tanto capita che qualcuno si appropri di testi o musiche scritte da mio nonno, ma solitamente sempre senza alcun fondamento. - commenta Lisa Casadei - . Piuttosto potrebbe essere vero il contrario, poiché spesso ci capita di ascoltare motivi suoi inseriti in composizioni di altri, e addirittura nel tempo ci sono stati segnalati brani a lui sottratti. Recentemente ci è capitato di ascoltare una registrazione registrata alla Sacem (la Siae francese) e diffusa su cd, dal titolo Romagna mia con per autori due musicisti noti Oltralpe! Tra l’altro c’è un altro brano registrato alla Siae da mio nonno dal titolo Casetta Mia». Che a Verucchio intendessero quella Casetta? Un inedito vero del re delle balere è però veramente riemerso. Grazie ad un collezionista romagnolo, è da poco spuntato un brano del padre del nuovo folk romagnolo considerato perduto. Si tratta di Rubicone, edito dalle edizioni musicali Casadei in un 78 giri. Questo valzer, scritto da Bugli e Casadei nel 1935, ora potrà tornare a suonare. Niente a che vedere però con Romagna mia. Lo attesta un cantautore lontano anni luce dal folk come Jovanotti. «È un capolavoro di canzone e io, in un’altra epoca, con altri mezzi e anche con una diversa storia personale, vorrei scriverne una con un po’ di quella potenza, di quella grazia e di quella qualità. È quel filo di malinconia che percorre questa canzone a renderla magica». Anche dopo 60 anni. E pensare che quella hit deve un po’ del suo successo ad una radio straniera, che trasmetteva musica dall’altra sponda dell’Adriatico: radio Capodistria scelse infatti Romagna Mia per il programma di dediche e richieste 'Musica per voi', la gente prese a canticchiarla e a gettonarla nei juke box. Non fu però un successo travolgente quanto un’onda lunga, un passa parola che coinvolgeva in primis i romagnoli emigrati nel nord Italia e altrove in cerca di fortuna, e in generale gli italiani con la valigia che all’estero avevano necessità di identificarsi ancora con la patria d’origine.  Questo valzerino leggero e dal testo con venature melanconiche diventò così un inno nazional-popolare. Quando poi il nipote di Secondo Casadei, Raoul, decise di reinciderlo negli anni Settanta, con la voce di Edgardo Gelli, il brano diventò un vero e proprio boom discografico. «In dieci anni i diritti sono calati di oltre la metà - spiega Lisa Casetta Casadei, la nipote di Secondo, al timone con la mamma Riccarda delle Edizioni Musicali Casadei Sonora, custodi di oltre mille composizioni del padre del nuovo folk postbellica - ma siamo ancora orgogliosi di custodire questa eredità artistica e non passa giorno che non spediamo gli spartiti a orchestre e bande che la richiedono». Le 'immagini' un po’ bucoliche e zuccherose del brano hanno il giro del mondo, e perfino Giovanni Paolo II l’ha canticchiata in più d’una occasione, «facendola intonare persino a gruppi di polacchi in visita, modificando il ritornello in Polonia Mia», prosegue la Casadei. Quel brano ricorda il paese e la terra, ciascuno lo può sentire suo. Persino una star della disco come Gloria Gaynor o una band leader del rock duro come i Deep Purple, che hanno fornito una personale versione di questo evergreeen nato per celebrare una casetta in riva al mare.
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