lunedì 10 agosto 2020
Parla il protagonista della serie cult di Rai 1 (che chiude stasera), direttore artistico del Cineporto e del Cinzella Festival, dal 12 al 15 agosto
L'attore Michele Riondino, 41 anni

L'attore Michele Riondino, 41 anni - Maurizio Greco

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«Guardi, sono in camper con le bambine verso la Puglia, spero non cada la linea». L’attore tarantino Michele Riondino, che ci ha accompagnato per tutto luglio con le repliche de il Giovane Montalbano che si concluderà stasera su Rai 1, a 41 anni, ci parla come uno dei tanti padri che portano la famiglia a trovare i nonni d’estate. Dopo Frida, di 6 anni, il 29 aprile scorso in pieno lockdown è nata la piccola Irma a riportare il sorriso dopo mesi bui. Riondino il “pasionario”, dal 2012 ideatore e organizzatore del Primo Maggio “alternativo” di Taranto, ha nel frattempo continuato, nonostante le difficoltà del periodo, a lottare per la sua città. Con la sua associazione culturale Afo6 (Afo è l’acronimo degli altoforni dell’Ilva), ha organizzato in qualità di direttore artistico la quarta edizione del “Cinzella Festival”, il festival dedicato a musica e cinema che si terrà dal 12 al 15 agosto a Grottaglie ( Taranto) nello scenario delle Cave di Fantiano, fra gli ospiti Diodato e Andrea Laszlo De Simone. Manifestazione in parte sostenuta da Apulia Film Commission come pure il Cineporto di Taranto, inaugurato l’8 luglio scorso, una vera scuola dei mestieri del cinema, che sotto la direzione artistica di Riondino sarà anche un contenitore di eventi culturali tutto l’anno.

Riondino cosa ha fatto durante il lockdown?

Quando non lavoro per tanto tempo, entro in crisi di astinenza. Ho scritto, letto, pensato, immaginato festival, cineporti e quant’altro. E dopo il lockdown l’ho messo in pratica. Purtroppo il Primo Maggio è saltato, ma per il Cinzella Festival, che è cresciuto tantissimo, piuttosto che rinunciare abbiamo trovato una location particolare, una bellissima cava naturale scavata nella roccia, con i posti a sedere distanziati. Abbiamo fatto scelte di esperienze sonore e cinematografiche molto particolari. Per la musica avremo un concerto di Diodato molto bello e intimo, poi abbiamo il live di uno degli artisti italiani più innovativi, Andrea Laszlo de Simone, con 12 elementi, e i Bud Spencer Blues Explosion. E poi molti film che raccontano la realtà dalle difficoltà della black music alla proiezione di Liberi e pensanti, il documentario sul Primo Maggio di Taranto.

Il Primo Maggio “alternativo” che è nato grazie a lei.

Tutto quello che stiamo facendo per Taranto è derivato dal Primo Maggio, che avevamo messo in scena con il comitato “Liberi e pensanti” per sfidare Roma sui temi reali del lavoro. Decisivo è stato anche il contributo degli altri due direttori artistici, i miei amici musicisti Diodato e Roy Paci. Questa esperienza a me ha dato la motivazione di insistere sulla promozione del territorio grazie al mio lavoro nel cinema. Come sosteniamo queste nuove attività? Non abbiamo voluto legarci alla politica. La maggior parte dei fondi arrivano da sponsorizzazioni etiche. Da noi non troverete mai sponsor legati alla grande industria, ma piuttosto la birra, il gelato... E l’Inail che è nostro partner, dato che la sicurezza nel lavoro è un argomento centrale.

A proposito di lavoro, per questo è nato il Cineporto di Taranto?

Il Cineporto è il frutto del lavoro e della volontà di noi attivisti che ci siamo rimboccati le maniche e non ci siamo limitati alla protesta, una banda di sprovveduti che ci tengono a investire sull’arte e la cultura. Dal 2012 quello che dicevamo è stato certificato dai fatti. Noi abbiamo lavorato per rendere concreta la riconversione mentale ed economica di Taranto, che passa attraverso il rilancio legato al cinema come industria. Il Cineporto sarà sede di attività formativa per creare maestranze locali per le tante produzioni che vengono a girare in Puglia. Grazie all’impegno e alla fiducia che Apulia Film Commission ci ha concesso è arrivato il momento che a Taranto si insedi l’unica fabbrica che concepiamo: quella dei sogni. Basta con la monocultura dell’acciaio, la nostra industria da oggi fabbricherà solo bellezza.

Che rapporto ha lei personalmente con la fabbrica?

A me alle superiori hanno insegnato il ciclo dell’acciaio perché il mio futuro era destinato alla fabbrica. Mio padre è un pensionato Ilva, mio fratello ci lavora, come molti miei amici. Molti compagni del comitato sono stati fra i primi cacciati da ArcelorMittal… Ora che la proprietà è in lotta col Governo minaccia oltre 5mila esuberi. Noi viviamo sotto ricatto industriale e sarà sempre così finché la politica prenderà le parti del profitto, piuttosto che della società civile. Il Governo ci deve dire quanto vale un quintale di acciaio in vite umane, cosi capiamo….

Alla crisi si è aggiunta l’emergenza Covid.

Viviamo in un paradosso. La gravità del Covid, rispetto alla nostra realtà sanitaria, è molto meno grave. Ogni famiglia ha avuto almeno un parente stretto malato di cancro o morto di tumore. Il Covid costringe a vivere sotto la minaccia di un virus che condiziona la vita: ecco, per noi non è una novità. Ma di questo non ne parlano né i sindacati, né i sindacalisti, né i partiti.

Invece voi quale alternativa proponete?

Cineporto sarà il luogo dove le produzioni che verranno a girare a Taranto e provincia avranno un luogo per fare ricerca, provini, avere uffici, sala trucco, sala radio e web, e tutta una serie di servizi. In più si stanno stringendo importanti collaborazioni per l’avvio di laboratori e residenze artistiche. Come la “Palestra per attori”, formazione artistica gratuita con “Artisti 7607” insieme ad attori quali Elio Germano, Luca Marinelli, Neri Marcoré. Mentre la Palomar ci aiuterà a creare dei corsi di formazione professionale per attori, doppiatori, stuntman, location manager.

L’abbiamo rivista su Rai 1 nelle seguitissime repliche del Giovane Montalbano. Le sarebbe piaciuto fare un seguito?

A me fa moltissimo piacere avere questo riscontro. Quell’esperienza che risale già a otto anni fa, è stata importante perché io la temevo. C’era lo scetticismo di tutti, della Rai, della produzione e anche mio. Era una partita a poker particolare. Noi giovani attori abbiamo fatto la nostra giocata, tutti pensavano che stessimo bluffando invece avevamo il poker d’assi. Rifare Montalbano? Se non è stata fatta una stagione in più, purtroppo, non è dipeso da me…

Progetti futuri?

Sono saltati due film a causa del lockdown, chissà se si recupereranno. Nel frattempo c’era anche uno spettacolo in collaborazione con Giorgio Barberio Corsetti che doveva debuttare a novembre all’Argentina di Roma, ma a causa dei protocolli di sicurezza dovremmo rivedere il progetto. Per la tv ho alcune proposte che sto valutando, ma è presto per parlarne.

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