lunedì 10 febbraio 2020
Agli Oscar 2020 il film sudcoreano Parasite ha vinto quattro Oscar, tra cui miglior regia e miglior film
Parasite, il film premiato con 4 Oscar: la recensione di Avvenire

Ansa

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La 92esima edizione degli Oscar si è tenuta nella notte tra domenica e lunedì a Los Angeles. Il premio per il miglior film è andato a Parasite, film sudcoreano di Bong Joon-ho, che ha vinto anche l’Oscar per la miglior regia e i premi per il miglior film internazionale e per la miglior sceneggiatura originale. Con quattro premi totali è stato il film più premiato della cerimonia.
I quattro premi per la recitazione – attore e attrice, protagonista e non protagonista – sono andati a quattro film diversi: Joaquin Phoenix per Joker, Renée Zellweger per Judy, Brad Pitt per C’era una volta…a Hollywood e Laura Dern per Storia di un matrimonio. Tra gli altri: Piccole donne ha vinto l’Oscar per i migliori costumi, Jojo Rabbit quello per la miglior sceneggiatura non originale e Bombshell – La voce dello scandalo quello per trucco e acconciatura. L’Oscar per il miglior documentario è andato a Made in USA – Una fabbrica in Ohio, prodotto da Barack e Michelle Obama; quello per il miglior film di animazione lo ha vinto Toy Story 4 (ed è il decimo Oscar vinto dalla Pixar in questa categoria, che esiste dal 2001).


Di Alessandra De Luca - pubblicata su Avvenire il 5.11.2019

Non è facile definire Parasite, il nuovo film del coreano Bong Joon Ho, Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes.

Per qualcuno è una black comedy, per altri una feroce satira sociale o un thriller dell'assurdo. Secondo lo stesso regista sarebbe «una commedia senza clown oppure una tragedia senza cattivi». In altre parole: «Il racconto dell'umorismo, dell'orrore e della tristezza che emergono quando i poveri cercano di raggiungere lo stesso livello di benessere sociale dei ricchi, ma si scontrano con la dura legge della realtà».

La storia è quella di una famiglia povera di Seoul, che vive in uno squallido e umido appartamento seminterrato. Quando il giovane Ki-Woo, falsificando alcuni documenti, diventa professore privato di inglese della figlia dei ricchissimi Park, che vivono in una splendida casa in collina, le porte si aprono anche per la sorella e i genitori, assunti rispettivamente come insegnante di educazione artistica, governante e autista, al prezzo però di menzogne e manipolazioni. Fino a questo punto siamo nel campo della commedia, ridendo dei piccoli, grandi inganni grazie ai quali i più modesti si accomodano tra gli abbienti. Ma l'odore dei poveri non si cancella e le due classi sociali, ammonisce il regista, non possono convivere. Un giorno, infatti, approfittando dell'assenza dei padroni di casa, arriva qualcuno alla ricerca di qualcun altro e i sotterranei della casa rivelano un segreto a lungo nascosto e destinato a innescare una feroce resa dei conti, che rimanda a quella che si svolgeva sul treno in corsa in Snowpiercer, diretto dallo stesso Bong Joon Ho e centrato pure questo sulle diseguaglianze sociali, ma anche a quelle messe in scena da Lanthimos ne Il sacrificio del Cervo Sacro e da Peele in Noi. Anche se a ispirare il regista coreano è soprattutto il cinema di Alfred Hitchcock, con Psyco in primo piano questa volta.

Distribuito dal 7 novembre nelle sale da Academy Two, il film dimostra le straordinarie capacità narrative del regista, l'abilità nel raccontare le fratture scomposte del nostro tempo, uno stile personale e ricco di invenzioni, sempre al servizio di una storia che vi terrà col fiato sospeso per oltre due ore. «Non amo seguire regoe e convenzioni dei film di genere – dice Bong Joon Ho, che aveva in mente questa storia sin dal 2013 –, ma cerco di affrontare il tema della società polarizzata, piegata al capitalismo, proprio attraverso la rottura dei codici. Per quanto mi consideri un regista "di genere", faccio sempre del mio meglio per tradire le aspettative del pubblico». E aggiunge: «Nella società di oggi esiste ancora un sistema di caste, sebbene sia invisibile agli occhi. Pensiamo che le gerarchie sociali appartengano al passato solo perché non le vediamo, ma la verità è che ci sono confini che non possono essere superati. Ma nel film è impossibile separare i buoni dai cattivi perché i ricchi, ad esempio, sono persone gentili e tutt'altro che avide, come quelle che invece si vedono spesso sullo schermo. Vorrei insomma che il pubblico potesse identificarsi con ciascuno dei personaggi in scena». E sono già cominciate le trattative per un remake del film in lingua inglese.

La premiazione del regista  Bong Joon-ho per il film sudcoreano Parasite che ha vinto quattro Oscar, tra cui miglior regia e miglior film

La premiazione del regista Bong Joon-ho per il film sudcoreano Parasite che ha vinto quattro Oscar, tra cui miglior regia e miglior film - Ansa


«Parasite», poveri e ricchi in un’epoca in cui sembra regnare il capitalismo

Di Gianluca Bernardini - pubblicata su Avvenire il 10.11.2019

Titolo originale: «Parasite». Un film di Bong Joon-ho. Con Song Kang-ho, Sun-kyun Lee, Yeo-jeong Jo, Choi Woo-Sik, Park So-dam¿ Drammatico. Ratings: kids+14. Durata: 132 minuti. Corea del Sud, 2019. Academy Two.

Ci sono mondi che faticano ad incontrarsi, come del resto vi sono persone che vivono assolutamente su «piani» diversi, pur abitando lo stesso territorio o la stessa città. Sono vite parallele che difficilmente si incrociano se non per motivi di lavoro o tragici eventi. In un tempo in cui le fratture sociali vengono sempre più alla luce in ogni parte della terra, Bong Joon-ho realizza un lungometraggio coreano che parla di noi, forse, molto più di quanto possiamo pensare. Tanto che «Parasite», il titolo in inglese dice già molto, ha vinto la Palma d'oro come miglior film all'ultimo festival di Cannes. Una commedia umana (tragicomica, potremmo anche dire) che narra la vicenda di Ki-woo, giovane furbo e talentuoso, che grazie ad un amico riesce a trovare lavoro come insegnante privato in una ricca famiglia della città. Non contento del passo fatto, escogita un piano diabolico per cercare di dare una svolta alla propria vita, nonché a quella dei propri cari, con cui vive in situazioni miserrime in uno squallido seminterrato.
Tra situazioni paradossali e colpi di scena, «Parasite» sorprende per la capacità di indagare la realtà odierna con rara maestria. In un'epoca in cui sembra regnare il capitalismo, pare che non ci siano molte alternative ad esso, se non affrontandolo di petto. Certo si può rimanere scottati e si può pagare pure con il sangue la propria determinazione. Si potrà anche, poi, perdere tutto, ma non la speranza o il sogno che rende, in fondo, tutti più umani. Un racconto che speriamo, come sottolinea il regista, «faccia venire agli spettatori la voglia di condividere un drink e parlare insieme di tutto quello che gli è passato per la testa mentre vedevano il film». Per un pubblico senz'altro adulto.
Temi: famiglia, povertà, ricchezza, disuguaglianza sociale, capitalismo, violenza, società.

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