sabato 10 giugno 2017
Il critico gesuita: «L’educazione cattolica ricevuta è alla base di opere come “Il Messia”, gli “Atti degli apostoli” e lo straordinario “Francesco giullare di Dio". E chiese i funerali religiosi»
"Francesco Giullare di Dio" di Roberto Rossellini

"Francesco Giullare di Dio" di Roberto Rossellini

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Pochi, tra i critici, conoscono a fondo, oltre la sua straordinaria filmografia, l’anima di Roberto Rossellini come padre Virgilio Fantuzzi, gesuita, esperto cinematografico della “Civiltà Cattolica”.

Padre Fantuzzi, Rossellini riteneva che il suo film Il miracolo fosse un’«opera cattolica» ma intanto venne stroncato persino dagli ambienti ecclesiastici americani.

«La cosa non deve sorprendere. Il miracolo negli Stati Uniti venne accolto da reazioni piuttosto violente. Venne praticamente “scomunicato” dell’allora arcivescovo di New York, il cardinale Spellman il quale disse: “Rossellini è un uomo a cui nessun americano vorrebbe stringere la mano!” Naturalmente la questione era legata alla vicenda sentimentale con Ingrid Bergman. Il regista agli occhi del puritanesimo americano apparve come l’usurpatore che aveva sedotto peccaminosamente l’eroina: nell’immaginario dello spettatore statunitense la Bergman ormai era associata al suo personaggio, Giovanna d’Arco».

Quindi dobbiamo escludere ogni buona intenzione “cattolica” da parte del regista?

«I rapporti tra Rossellini e il cattolicesimo vennero complicati da vicende personali che hanno a che fare con il suo precedente matrimonio. Con un espediente (in Austria) aveva ottenuto il divorzio, in tempi in cui la legge italiana non lo consentiva, e poté così sposarsi civilmente con la Bergmann. Ma dal punto di vista della dottrina cattolica rimaneva un attentatore all’integrità del sacramento del matrimonio».

Da qui la sua presa critica e la distanza dalla Chiesa.

«Vicende del genere in un artista come Rossellini era inevitabile che lasciassero impressi dei segni dolorosi. Oggi si parla di pastorale dei divorziati, ma all’epoca venne bollato come un trasgressore delle leggi morali vigenti. Personalmente ritengo che sia stato un uomo di profondi sentimenti cristiani e non ha mai rinnegato l’educazione cattolica ricevuta in famiglia. Il suo credo poi lo ha espresso compiutamente nel cinema: con la storia di Cristo (film Il Messia), lo sceneggiato gli Atti degli apostoli. Il suo Francesco giullare di Dio è al vertice nella filmografia dedicata al Poverello di Assisi».

Tutto ciò spiega dunque la celebrazione del suo funerale religioso.

«Il 3 giugno del 1977 fui tra i primi ad arrivare al capezzale di Rossellini mentre erano in corso discussioni animate tra i giovani della famiglia, propensi per il funerale civile, e gli anziani che auspicavano un funerale in chiesa. La sorella di Roberto, Marcellina, mi prese da parte e mi pregò di onorare la memoria del fratello con il rito religioso».

Come si uscì dall’impasse?

«Il primogenito, Renzo, di fatto diventato il capofamiglia dopo la morte del padre, mi rivelò le estreme volontà di Roberto che qualche sera prima di morire gli disse: “Quando sarà il momento, dovete fare uno sforzo di immaginazione: fate in modo che i miei amici credenti mi salutino da credenti e i non credenti partecipino a una cerimonia civile. Trovate voi la forma e il modo...».

Rispettaste fino in fondo le ultime volontà di Rossellini?

«Sì e nonostante i vincoli imposti dal cardinale vicario Poletti, il quale proibì l’omelia durante la Messa. e dal sindaco di Roma, Argan, che dopo diverse discussioni diede il placet per il rito civile “absente cadavere”. Concelebrai la Messa nella chiesa di San Carlo ai Catinari, con le musiche eseguite dal fratello Renzo e un mare di comunioni. Il rito civile si tenne alla Casa della Cultura di via Arenula con un discorso funebre dell’onorevole Amendola».

La commemorazione religiosa da allora si ripete ogni anno, il 3 giugno.

«Sì e la cosa mi sorprende ogni volta... Alla morte di Marcellina e via via di tutti gli altri fratelli di Rossellini, immaginavo che la voglia di ritrovarsi, tipica di quella generazione, sarebbe scemata. Invece, anche chi della famiglia di solito non va in chiesa quel giorno puntuale si presenta alla Messa e pur di esserci magari torna apposta a Roma dall’estero. Gli assenti, vengono informati della cerimonia il giorno dopo. Una volta questo era il compito di Marcellina, adesso ci pensano i nipoti o comunque qualcuno della grande famiglia Rossellini».

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