
Olly, pseudonimo di Federico Olivieri, cantautore e rapper italiano. - undefined
A chi lo vede tra i favoriti del Festival, Olly risponde: «Non è una cosa a cui sono abituato ed è una cosa che cerco di vivere con distacco. Fa piacere ma io sono molto concentrato su quella settimana e sul dopo, i concerti e le persone che hanno già acquistato i biglietti. Me la vivo serenamente perché ho le mie sicurezze». Nato a Genova in una famiglia che definisce «quasi siberiana» - madre magistrato, padre avvocato e fratello laureato in legge – il cantautore e rapper è cresciuto con un'educazione basata sul rispetto e il coraggio di esprimere la propria opinione. Ex rugbista, laureato in economia, Olly, all’anagrafe Federico Olivieri, 23 anni, vive la musica con lo stesso spirito con cui vivere lo sport dove «l’apporto di ogni piccolo ingranaggio è fondamentale per far funzionare la macchina nell’intero». Il cantante, in gara a Sanremo 2025 con il brano Balorda nostalgia, fa del rugby, sport che ha praticato per 12 anni, una filosofia di vita: «Ci si picchia in campo, ma dopo ci si vuole bene. Si va avanti, ma la palla si passa indietro». Un ragazzo con la testa sulle spalle, che ha studiato musica e fatto una lunga gavetta musicale sul campo da quando aveva 16 anni fino ad arrivare a Sanremo Giovani nel 2022 e di lì in gara fra i Big nel 2023 con Polvere. Poi, l’anno scorso, arriva il successo vero, i dischi di platino con l’album Tutta vita con un rap che, come ci spiega, «sta virando sempre di più sul cantautorato».
Ma i piedi restano per terra e Olly punta a consolidare la propria identità artistica. Il brano in gara quest’anno - scritto da lui stesso insieme a Pierfrancesco Pasini e Jvli - racconta la nostalgia che arriva all'improvviso e che fa sempre anche un po' male, per questo motivo è balorda. La ballad «è nata a chiusura del disco Tutta vita, ma non è uno scarto», avverte l’artista che spiega: «È uno step successivo. In generale, quando le canzoni che hanno tanto di personale faccio sempre un po’ fatica ad accettarle, ma poi diventano i miei pezzi preferiti». Olly racconta apertamente di un amore importante finito, di cui gli manca la serena quotidianità domestica. Inizialmente, racconta l’artista, «non pensavo di partecipare a Sanremo quest’anno», ma questa canzone ha cambiato i suoi piani. E aggiunge: «Ho capito che è importante dire le cose nel momento in cui si ha qualcosa da dire». Oggi la sua musica piace e lo dimostrano i numeri: album e singoli certificati e live sold out. «Forse paga il modo in cui mi metto nella prospettiva delle storie che racconto ovvero dalla parte di quello che fa gli errori, sbaglia e sa di non essere capace. Provo un profondo disagio in termini di relazioni quotidiane. È una roba con la quale sto facendo a pugni: vado in terapia, ne parlo tanto perché è una cosa su cui voglio migliorare, e la musica è l’unico modo per farlo».
Certezze conquistate, arrivate con il tempo e allenate ogni giorno: «Mi sto facendo seguire da medici e da allenatori. Voglio stare bene, la cosa che mi preme è capire che il lavoro è una conseguenza di come vivo e quindi riuscirei a ritagliarmi tanti spazi per stare con la mia famiglia, i miei amici e avere la possibilità magari di innamorarmi e vivere il sentimento fino in fondo, senza paura, dedicando del tempo anche a me stesso». Nella serata di venerdì, dedicata alle cover, Olly si esibirà sul palco con il brano Il pescatore del cantautore Fabrizio De André, accompagnato dall’energia balcanica Goran Bregovic e la sua Wedding & Funeral Band. Su De André spiega: «E’ un artista particolare per noi genovesi. Lo respiriamo sempre: per strada, in casa, sui muri e nei vicoli. Le sue frasi si leggono anche quando non le vedi. Fa parte di noi. Sono affezionato a tantissimi suoi dischi». Sul palco dell’Ariston Olly insieme al collega Bresh rappresenterà la nuova scuola genovese? «Beh, sì, assolutamente e ci metto dentro tanti rapper che stanno emergendo, come Sayf che è molto bravo. La nostra particolarità è la penna: siamo un po’ diversi, né meglio né peggio, però diversi sì».