venerdì 17 maggio 2019
La cantante israeliana in concerto in Italia con il nuovo album “Letters to Bach” . «No al boicottaggio a Eurovision, ma non ci andrò perché Netanyahu sta distruggendo la democrazia»
La cantante israeliana Noa pubblica "Letters to Bach"

La cantante israeliana Noa pubblica "Letters to Bach"

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«Sono totalmente contraria al boicottaggio di Eurosong a Tel Aviv, ma non parteciperò alla celebrazione perché non me la sento in un momento in cui Netanyahu sta distruggendo la democrazia in Israele». Sono parole forti, ma addolorate quelle di Noa, cantante e compositrice di origine israeliana, yemenita e statunitense, resa celebre dall’Oscar di La vita è bella quando parla delle polemiche che circondano l’Eurovision Song Contest, il vecchio Eurofestival, che avrà la sua finale domani, 18 maggio, a Tel Aviv. Noa è una grandissima artista, ma, soprattutto, una delle donne più impegnate in un infaticabile e coraggioso lavoro per la pace nel suo Paese e nei numerosi impegni di volontariato. Ed è anche la mamma premurosa di tre figli, tantoché al termine della tournée passerà un mese da sola su un’isola lontana col figlio che sta per partire militare. La voce cristallina di Noa, che ha cantato per tre Papi, disegna un invisibile ponte di pace sulle note di Bach nel nuovo delizioso album Letters to Bach (Lettere a Bach) che la cantante proporrà nel suo tour italiano, il 24 maggio a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, e il 25 maggio a Maniago (Pordenone) all’interno del Festival musicale internazionale Vocalia che si apre stasera. Letters to Bach è un lavoro originale creato da Noa e Gil Dor, uscito su etichetta Naive Rcords e prodotto da Quincy Jones, dove la musicista ha arricchito 12 brani del celebre compositore con le sue parole. I testi scritti in inglese e in ebraico argomenti delicati come la religione, la morte, il conflitto israelo-palestinese, il surriscaldamento globale, il femminismo e le relazioni nell’era dei social media.

Noa, lei è riconosciuta come una delle più importanti ambasciatrici di pace della musica internazionale. Oggi, fra conflitti, muri ed estremismi, il suo ruolo è ancora più importante e impegnativo?

«Sì e sì. Importante e difficile e quindi richiede tutta la mia attenzione, forza, creatività, impegno e amore».

Lei dagli Stati Uniti è andata a vivere in Israele dove sono nati i suoi tre figli. Come vive il suo impegno nel suo Paese e con quali difficoltà?

«Sono cresciuta fino ai 17 anni negli Stati Uniti, e poi sono tornata in Israele dopo essermi innamorata di un ufficiale dell’esercito israeliano che aveva 21 anni. Amo molte cose di Israele, mentre altre faccio più difficoltà ad accettarle, ed è per questa ragione che sono una “artivista” (attivista+ artista). Il mio obiettivo è provare a rendere Israele ad essere il miglior posto possibile, a rafforzarne la democrazia, i suoi diritti umani e l’eguaglianza e promuovere la pace».

Lei ha fatto il servizio militare in Israele, che è lungo e anche rischioso, e presto partirà anche suo figlio maggiore...

«L’esercito è obbligatorio in Israele, come pagare le tasse. Mio figlio prima andrà a studiare per un anno Informatica e poi servirà nell’unità di informatica dell’esercito e si laurerà durante il servizio. Io sono una guerriera della pace. Quindi il mio obiettivo è realizzare la pace in modo che un giorno non ci sarà bisogno di un esercito o un servizio di leva obbligatorio in Israele. Oggi non è così, ma noi rispetteremo la legge. Ho cresciuto i miei figli in modo che oggi credono in valori come la compassione, la morale e la pace: mio figlio porterà nell’esercito questi valori e ne sono molto orgogliosa».

Intanto molti invitano gli artisti a boicottare l’Eurovision Song Contest a Tel Aviv.

«Sono totalmente contraria al boicottaggio, gli artisti dovrebbero essere sempre liberi di viaggiare, esibirsi, condividere idee, fare dichiarazioni, aprire le menti e i cuori. Un boicottaggio, secondo me, è un modo davvero inefficace di promuovere la pace e il dialogo, è più distruttivo che costruttivo, e fa il gioco più degli odiatori della pace che rafforzare i costruttori di pace».

Lei sarà presente come ospite?

«No, semplicemente perché, in questi giorni in cui Netanyahu sta creando una coalizione che cerca di distruggere la democrazia in Israele e di instaurare lui come un “dittatore” insieme alle destre estreme razziste e fasciste, giorni in cui i partiti religiosi cercano di trasformare Israele in una teocrazia, io non me la sento di fare festa ad Eurovision. Per me è una contraddizione troppo grande. Auguro la miglior fortuna a tutti i partecipanti, ma davvero, non sono nello spirito di divertirmi».

A rappresentare l’Italia è Mahmood, lei ha detto di recente che chiedersi se sia italiano o meno è razzista. Inoltre lei è stata la prima a cantare in arabo all’Eurovision.

«Il razzismo è dappertutto, e Eurovision non fa eccezione. Certo, Mira and io dieci anni fa fummo le prime a cantare in arabo a Eurovision e ne sono molto orgogliosa. Penso che Mahmood sia bravissimo e gli auguro davvero la miglior fortuna».

A proposito, lei cantò “La vita è bella”, colonna sonora di un grande film che parlava proprio di razzismo. Un problema che oggi ritorna?

«Il film, girato dal grande Benigni, è davvero un capolavoro, per il modo delicato con cui veicola il più bel messaggio umano: che non c’è nessuna tragedia, anche se immensa, che l’amore, la compassione, la creatività, e la forza dello spirito umano non possano superare. Le liriche che scrissi cercano di inserire questo messaggio e insieme alle splendide musiche di Nicola Piovani continuano a toccare i cuori in tutto il mondo».

Lei oggi ha dato parole e temi contemporanei a Bach affermando che è un creatore di ponti, come lei.

«Questo album, Letter to Bach è la mia protesta contro il trumpismo. Siccome il mondo sembra scendere sempre più in basso, io voglio puntare sempre più in alto. E non c’è niente di più alto di Bach. Mentre il mondo sembra svalutare il merito e l’eccellenza, io voglio inginocchiarmi davanti ad essa. Il mio umile contributo a Bach, i versi, sono un modo per accompagnare il grande maestro nel ventunesimo secolo e nei dilemmi che affrontiamo, le cose che ci preoccupano, confondono, rafforzano e fanno sorridere, quelle che alla fin dei conti ci rendono umani».

Lei canta “Guardami attraverso il confine”: cosa ne pensa di muri vecchi e nuovi e delle barriere nei confronti dei migranti?

«Ci sono muri che noi costruiamo per protezione ed altri per non vedere gli altri. Questi ultimi andrebbero abbattuti. Noi dobbiamo essere coraggiosi abbastanza da vedere gli altri veramente come esseri umani, come uguali, noi dobbiamo capire che le loro sofferenze sono le nostre, i loro successi sono i nostri, perché siamo tutti connessi».

Fra i temi da lei toccati l’ecologia: l’inquinamento, la plastica nei mari, il futuro del pianeta in pericolo.

«L’estremismo ci porterà ovunque. Ma questa è anche un’era per vivere l’attivismo il più possibile. Diventa volontario di un gruppo che lotta per quello in cui credi, sii attivo. Vai alle dimostrazioni, firma petizioni, sventola bandiere, scrivi blog: all’interno della legge, fai il massimo che puoi. Fai il volontario per i deboli, gli anziani, gli svantaggiati. Dai ai tuoi figli un esempio personale di carità, coinvolgimento e responsabilità. Non essere pigro, non avere paura».

Nel disco compare una toccante “Ave Maria”, una richiesta di aiuto. Quale è il suo rapporto con la fede e le religioni?

«Io non sono religiosa, il mio giudaismo fa parte della mia identità culturale ma non accetto dogmi. Rispetto tutte le religioni, ma non appartengo a nessuna. È triste tutta la violenza causata dagli odi religiosi nei secoli. Penso che i leader religiosi oggi dovrebbero giocare un ruolo più attivo nel portare la pace nel mondo. Sfortunatamente, io vedo solo un piccolo gruppo agire per la pace e molti altri che continuano a fare il lavaggio del cervello convincendo la gente ad avere il diritto alla supremazia perché sono nel giusto».

Siamo certi che lei si riferisce in modo positivo anche ai papi per cui ha cantato, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Lei ora torna a cantare in Italia: che rapporto ha con il nostro Paese?

«Adoro l’Italia, è la mia seconda casa. E sono così orgogliosa di avere ricevuto l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana dal mio amato presidente Mattarella».

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