giovedì 23 marzo 2017
L'attore molto amato dal pubblico italiano per i suoi tanti film, dallo spaghetti-western al poliziottesco, aveva 84 anni
Tomas Milian (Fotogramma)

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A 84 anni se ne va Tomas Milian. L’attore noto per la saga de “Er Monnezza”, il poliziotto apparso per la prima volta sul grande schermo nel 1976 nel film di Umberto Lenzi “Il trucido e lo sbirro” è stato trovato senza vita nella sua abitazione di Miami. La morte è avvenuta a causa di un ictus. «La settimana scorsa - racconta l’amica Monica Cattaneo -, l’ultima volta che ci siamo sentiti, mi chiedeva di riportarlo a Roma perché aveva deciso che voleva vivere nella capitale gli ultimi anni della sua vita».


Milian, il "cubano romano” era arrivato giovanissimo in Italia dopo la fuga da Cuba per gli Stati Uniti. L’attore molto amato dal pubblico italiano era figlio di un generale dell’esercito del dittatore Machado che fu poi arrestato dopo il colpo di Stato di Batista. Dopo il rilascio, il padre si suicidò davanti ai suoi occhi quando aveva 12 anni. All’epoca il ragazzo era ancora solo Tomás Quintin Rodriguez, nato il 3 marzo 1933 nel piccolo villaggio di Marianao, nei pressi de L’Avana. Orfano così precocemente si adatta a mille mestieri e pratica il canottaggio, ma è il mondo del cinema che lo attira.


Seguendo la cometa del suo idolo James Dean indossa la maschera del bello e dannato e fugge a Miami, nel 1955, dove si iscrive all’Università dell’Accademia Teatrale. Lascia la città della Florida per New York dove entra all’Actors’ Studio di Elia Kazan e Lee Strasberg. Il suo debutto nel mondo dello spettacolo sarà in teatro e a notare il talento del ragazzo cubano saranno due pigmalioni come Jean Cocteau e Giancarlo Menotti. Quest’ultimo lo porta in Italia, a Spoleto, per il “Festival dei Due Mondi”, dove avrebbe recitato in una pantomima di Franco Zeffirelli, “Il Poeta e la Musa”.

E anche in questo caso Milian ebbe la fortuna che in platea lo vide il regista Mauro Bolognini il quale lo fece debuttare sul grande schermo nel film “La notte brava” (1959). Sempre con Bolognini recita poi ne “Il bell’Antonio” (1960) con Marcello Mastroianni e ne “I delfini” di Francesco Maselli. Sarà poi il conte Ottavio ne “Il lavoro” di Luchino Visconti (1962, episodio di “Boccaccio 70”) e il tormentatissimo Michele de “Gli Indifferenti”, interpretazione che gli varrà il premio come miglior attore al Festival di Mar Del Plata, nel 1964. Con Sergio Sollima diventerà uno dei volti popolari del genere spaghetti-western e con Giulio Petroni girerà “Tepepa” in cui recita anche Orson Welles. Nel 1968 viene diretto da Carlo Lizzani in “Banditi a Milano”, film che racconta le imprese della banda Cavallero che imperversava nella città lombarda in quegli anni: qui, a fianco di Gian Maria Volonté nei panni del criminale, per la prima volta interpreta la parte di un commissario di polizia.


Nel 1974 il regista Stelvio Massi lo chiama a interpretare un originale commissario Revelli in “Squadra volante”, con Gastone Moschin nella parte di un rapinatore che gli uccide la moglie. Per la prima volta Milian non si fa doppiare. Il film è un piccolo capolavoro che segna il passaggio dal genere western-spaghetti al "poliziottesco”: Milian infatti, complice un'intrigante sceneggiatura dello stesso Massi, si comporta come se fosse uno sceriffo: una coppola al posto del cappello a falde larghe, sigaro tra i denti come Clint, un paio di stivali ai piedi e il distintivo della "Madama” al posto della stella a cinque punte. Con gesti e situazioni che evocano il duello secondo Sergio Leone. Spesso Milian scriveva le sceneggiature dei suoi ruoli e, divenuto un “divo”, qualche volta pretendeva di girare le scene che lo riguardavano da solo, senza incontrarsi mai con suoi antagonisti sullo schermo (come nel caso di Luc Merenda in "La banda del trucido” in cui lui era un "Monnezza" ante-litteram, secondo la versione voluta da Stelvio Massi.


E il grande successo popolare arriva proprio con la memorabile maschera che ancora si tramanda di generazione in generazione, quella di Sergio Marazzi, un ladruncolo che diventa un infiltrato della polizia. Doppiato magistralmente da Ferruccio Amendola, la maschera romanesca de "er Monnezza" si trasforma nell’ispettore Nico Giraldi e rimarrà per sempre nella storia del cinema italiano. Inevitabile l’eterno accostamento con Bombolo, grande spalla di Milian fino all’ultimo capitolo (l’undicesimo) della serie, “Delitto al Blu Gay” firmato da Sergio Corbucci.
L'attore lascia il figlio Tommaso che vive a New York.

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