martedì 27 dicembre 2016
Colpita da un arresto cardiaco il 23 dicembre, l'attrice celebre per il ruolo ricoperto nella saga di «Guerre stellari» è morta a Los Angeles. Una vita difficile, costellata da problemi con la droga
Morta Carrie Fisher: addio Principessa Leila
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Si era sentita male il 23 dicembre, mentre era in volo tra Londra e Los Angeles. Carrie Fisher, quindici minuti prima dell’atterraggio, aveva subito un infarto. Il personale di bordo era intervenuto con il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca per tenerla in vita. Le condizioni erano state indicate come “critiche” e tutti i fan di Guerre stellari avevano trattenuto il fiato per la loro Principessa Leila. Poi la vigilia di Natale la madre Debbie Reynolds aveva fatto sapere che era fuori pericolo, che le condizioni erano stabili. Ecco perché la notizia della morte dell’attrice sessantenne, avvenuta a Los Angeles questa sera, è arrivata ancora più dura. Una vita non facile la sua, condannata in un certo senso a essere per sempre la principessa biancovestita, figura cardine di una saga che ha assunto sempre più una dimensione mitologica. Lei stessa aveva spesso scherzato sul fatto che a divenire famosa non era stata lei, ma la Principessa Leila.


Dopo gli esordi a Broadway era approdata a Hollywood nella commedia Shampoo (1975) assieme a Warren Beatty e Julie Christie. Nel 1977 il grande salto con Guerre stellari e quindi gli altri due titoli della prima trilogia: L’Impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983). Nel mezzo il ruolo della vendicativa fidanzata piantata sull’altare in The Blues Brothers (1980). Ma sul set del film di John Landis vive momenti difficili, al punto da essere quasi licenziata perché a causa dell’abuso di droghe non è in grado portare a termine le scene. Già nel 1970, a 24 anni, le era stato diagnosticato un disturbo bipolare, a 28 finisce in overdose. È solo nel 1987 che accetta definitivamente la malattia dopo un esaurimento nervoso. In quell’anno scrive un romanzo semiautobiografico, Cartoline dall’inferno da cui nel 1990 Mike Nichols trae il film omonimo con Meryl Streep. Carrie Fisher ne cura la sceneggiatura, ruolo che aveva ricoperto come consulente con Lucas e che riprende anche in Hook di Steven Spielberg.

Sul set però la carriera cinematografica è costellata di camei, anche con registi importanti come Lumet, Allen, Reiner, Cronenberg, Craven, e in film di cassetta. Mai però ruoli da protagonista: a comparire sullo schermo, dopotutto, è sempre Leila. Nel 2015 è di nuovo la principessa in Star Wars: Il risveglio della Forza di J.J. Abrams. Nel 2008 aveva portato al sua storia a Broadway in Wishful drinking, divenuto poi un libro. Nel manifesto c’era Leila accasciata su un tavolo tra Martini e pasticche. Di certo l’autoironia era una dote soltanto dell’umanissima Carrie Fisher, non della principessa stellare dalle lunghe, morbide trecce.

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