martedì 18 febbraio 2025
La nuotatrice paralimpica porta corsi gratuiti in piscina per bambini con disabilità: «Vorrei che la loro vita non fosse diversa da quella dei coetanei. Conta che siano felici»
La nuotatrice Carlotta Gilli, 24 anni, medaglia d’oro ai Giochi paralimpici di Parigi sia nei 100 metri farfalla che nei 200 misti

La nuotatrice Carlotta Gilli, 24 anni, medaglia d’oro ai Giochi paralimpici di Parigi sia nei 100 metri farfalla che nei 200 misti - Ansa

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Sul sito del Comitato italiano paralimpico di lei si dice che si definisce un’atleta e basta, ma non è così, perché Carlotta Gilli è molte altre cose: «Sicuramente sono un atleta – dice – e il nuoto è la mia priorità, così come lo sono allenamenti e gare, ma tutto il resto che ruota attorno alla mia vita ha un orizzonte più ampio». Non a caso, nel tempo, si è guadagnata, un po’ per scherzo, un po’ no, il soprannome di Wonder Gilli: « Il soprannome nasce per il fatto che faccio tante cose, dal nuoto all’università (studia psicologia), dal libro che ho scritto all’andare in giro per le scuole a raccontare la mia esperienza; e così anche in acqua, mi confronto con stili diversi, distanze diverse e non gareggio solo in ambito paralimpico, ma anche con atleti senza disabilità». La passione per il nuoto nasce da piccola, quasi per caso: « Non ho iniziato a nuotare per scelta – racconta – ma perché il nuoto faceva bene, era uno sport completo, e i miei genitori ci tenevano imparassi a nuotare, poi a 7 anni, alla fine di un corso, ho vinto la prima medaglia ed è scattato qualcosa ». Oggi, se si chiede a Carlotta Gilli cosa rappresenti per lei lo sport, va ben oltre gli ori conquistati in vasca, dai Mondiali agli Europei, passando per le Paralimpiadi. Lo sport, oggi, è una filosofia di vita: « È un modo di stare al mondo, insegna molto, il rispetto delle regole, il convivere con compagni, il rispetto di altre persone. Insegna la disciplina, il rigore; la bravata nello sport non è concesso, c’è un regolamento da rispettare e se in gara non si seguono le regole si viene squalificati, non ci sono seconde chance, non si può andare a trattare con i giudici. Tutto questo credo che dia un’impronta anche nella vita di tutti i giorni». Idoli Carlotta Gilli non ne ha, « non ne ho mai avuti – dice –, ma cerco in ogni atleta che mi piace caratteristiche che mi possano migliorare, per esempio Paltrinieri è un atleta straordinario, che è stato capace di superare grandi ostacoli». Sempre in termini di ostacoli, un “aiuto” Gilli lo cerca nella scaramanzia: « Lo sono molto, sono sciocchezze, come la sacca dei costumi che utilizzo, il mettere una cuffia sopra l’altra una da me e una da un’altra persona. Tutti gesti che mi tranquillizzano e mi aiutano a concentrarmi». Un altro grosso aiuto arriva dalla famiglia, che ha un ruolo fondamenta-le: «Senza di loro – dice – sarebbe stato impossibile arrivare dove sono arrivata. La mia vita vista dall’esterno può sembrare bella e facile, la percezione spesso è come se fossimo bambini che giocano e si divertono, nuotano, fanno la gara, vincono e fine, ma la vita di tutti i giorni è diversa, ci sono molte ore in piscina, in palestra, tanti momenti no, tanti momenti in cui non si riesce a fare quello che si vorrebbe, tanti dubbi e interrogativi. Senza lo staff, senza la famiglia, senza amici che condividono il viaggio e sono pronti a vivere con te nel bene e nel male, è tutto più complesso». In effetti, la giornata tipo di Carlotta Gilli prevede una preparazione non di poco conto dal punto di vista atletico: « Ho due tipologie di giornate, che prevedono acqua e palestra a giorni alterni, con due allenamenti in acqua, il primo dalle 7.30 alle 10, poi torno a casa, studio, mangio e torno in piscina per un secondo allenamento dalle 14.30 alle 17; altri giorni invece raggruppo tutto in mezza giornata, con piscina dalle 7 alle 10 e palestra dalle 10.30 alle 12.30. Siamo anche seguiti da nutrizionisti, perché mangiare è la nostra benzina, dobbiamo mangiare cose giuste nei momenti giusti, nutrendoci sempre con alimenti altamente digeribili ». Quanto ai momenti no, Gilli spiega che sono numerosi, ma si possono affrontare con la giusta determinazione: « Il percorso da Tokyo a Parigi – racconta – è stato travagliato, sono stata in sala operatoria cinque volte (Gilli è affetta dalla malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa su base genetica); oltre alla paura in sé di quello che poteva capitare, c’era sempre la preoccupazione di quando avrei potuto tornare a nuotare e come, ma giustamente per chi operava il nuoto era l’ultima delle cose, perché ci sono altre priorità quando entri in sala, allora lì capisci che devi riordinare i tasselli della tua vita. A Parigi – continua – ci tenevo a riconfermarmi nonostante le difficoltà del periodo e nonostante il livello si fosse alzato, e devo dire che sono orgogliosa di quello che ho fatto, perché è stato come andare sulle montagne russe, ho dovuto combattere con il dolore, superare con testardaggine molti limiti, ma sono stata ripagata ». Parigi è stata una tappa importante per l’intero movimento paralimpico « Il riscontro mediatico è stato altissimo ed è stata un’occasione per dimostrare che tutti gli atleti sono uguali, fanno la stessa vita di sacrifici, hanno gli stessi obiettivi e fanno le stesse rinunce, ma più ancora dei media, a capirlo sono state le persone; in tanti mi fermavano per strada per incoraggiarmi e ho sentito il supporto di un intero Paese che è idealmente salito sul podio con me. La speranza è che ora questa crescita esponenziale che c’è stata da Rio a Tokyo a Parigi, continui ancora, fino a normalizzare tutto, creando un unico movimento sportivo senza distinzioni». Sul futuro Carlotta Gilli non ha dubbi: « Fuori dall’acqua il prossimo obiettivo è la Laurea (Scienze e tecniche psicologiche). Ho finito gli esami, consegnato la tesi e iniziato il tirocinio – che è l’ultimo step – in un centro con persone disabili che fanno sport. Più avanti vorrei fare un master in psicologia dello sport. In acqua tra i prossimi obiettivi ci sono i Mondiali a fine settembre a Singapore». Un ultimo messaggio Gilli lo dedica a spiegare il suo impegno sociale: « Nel 2023 è uscita la mia autobiografia, Una luce nell’acqua, per raccontare la mia storia a 360 gradi, dentro e fuori dall’acqua. Il nuoto, lo sport, mi regalano tante soddisfazioni e mi sento in dovere di restituire qualcosa a chi sta passando periodi difficili. Mi piace mettermi a servizio delle persone, raccontare la mia storia per fa capire che – disabilità o no – tutti siamo fatti per superare gli ostacoli, dobbiamo solo volerlo, trovare modi alternativi di fare le cose. Con alcune realtà con cui collaboro stiamo lavorando per rendere lo sport sempre più accessibile, non solo a parole ma con i fatti. Per esempio abbiamo dato vita al progetto “A lezione con Carlotta”, avviando centinaia di corsi gratuiti di nuoto per bambini disabili tra Ravenna e Ferrara, poi altri 70 tra le piscine di Torino, Milano e Genova. Quello che cerchiamo di fare è far capire ai bambini quanto lo sport possa essere divertente e ai genitori quanto sia importante fare attività sportiva di ogni genere, perché anche i bambini più fragili devono portare avanti una vita normale come quella dei loro coetanei; l’obiettivo non è diventare campioni, quello potranno farlo se vorranno e se sarà un loro desiderio: l’obiettivo è stare meglio fisicamente e mentalmente, e fare tante amicizie».

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