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La tennista Coco Gauff, detta Cori - Reuters
Il sorriso che spiazza, la sua fisicità plastica e quella carica agonistica che le permette sempre di portare a casa i punti importanti dei match. La tennista Coco Gauff, impegnata a gennaio agli Australian Open, a Melbourne, seppur eliminata da favorita nel tabellone di singolare femminile per 7-5 6-4 dalla spagnola Paula Badosa, è ormai una stella del circuito Wta. Anche per le sue vittorie di prestigio, come gli Us Open 2023 e le Wta Finals 2024, e per aver raggiunto, il 10 giugno dello scorso anno, la posizione numero due della classifica internazionale del tennis femminile. Non a caso è ritenuta, per lo stile di gioco, oltre alle comuni origini afroamericane, come l’erede naturale delle sorelle Williams. Ma in realtà nei modi, nel carisma e nel pensiero è profondamente diversa.
Quello che stupisce di Coco, oltre alla sua bellezza e alla qualità stilistica del suo gioco, è sicuramente quella marcia in più data da una autenticità fuori dal comune che alcuni anni fa l’hanno portata a dire senza nessuna titubanza che da quando aveva otto anni, grazie al padre che le ha fatto da allenatore, «prego prima di ogni partita». E Cori, così è chiamata nel circuito, afferma di pregare «non per la vittoria», ma «solo affinché io e la mia avversaria restiamo in salute». Perché per lei - è stata educata così -, con l’idea che la vita è un dono. Al termine della partita con Badosa, la giocatrice spagnola le ha dedicato un post su Instagram: «È sempre un piacere condividere il campo con te. Ti ammiro davvero tanto e sei una vera campionessa! Per molte delle battaglie che fai». Immediata, sempre via social, la risposta di Cori: «Grazie... Tu sei grande avversaria e una persona ancora migliore. Buona fortuna per il resto del tuo cammino».
Il post di Gauff, in ordine di tempo, arriva dopo quelli che lei aveva dedicato a Martin Luther King per il suo compleanno. L’attivista, politico e pastore protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, nato ad Atlanta, in Giorgia, il 15 gennaio del 1929 e ucciso a Memphis, in Tennessee, il 4 aprile del 1968. Cori ha voluto ricordarlo con due sue foto, un’emoticon che esprime il concetto di “preghiera” e con una citazione del pastore e politico Usa, estratta da un discorso pubblico che aveva tenuto in quegli anni negli Stati Uniti del Sud: «L’ingiustizia è una minaccia alla giustizia, ovunque». Parole quelle della giocatrice americana profonde e pensate che superano i confini della mera competizione sportiva e che collocano Gauff in una dimensione di vita, anche religiosa, più complessa e che per questo l’hanno resa un personaggio molto apprezzato.
Nel 2019, Gauff si qualificò al tabellone principale di Wimbledon a Londra iscrivendo il suo nome nell’albo dei record del torneo. Infatti, nel 2019 Coco aveva solo 15 anni e 106 giorni (è nata in Florida il 13 marzo 2004). Dopo aver battuto diverse tenniste di alto livello, come Rybarikova e Hercog, per essere poi battuta solo negli ottavi di finale da Simona Halep, compì comunque una vera impresa al primo turno dove batté Venus Williams, la sorella maggiore di Serena, e pure lei ex numero uno al mondo di singolare e doppio. Cori al termine della partita svelò che al termine dell’incontro aveva ringraziato Venus per l’esempio che aveva dato a lei e ad altre giocatrici dentro e fuori al campo. E nel gustarsi la vittoria, risedendosi sulla panchina riservata a bordo campo alle giocatrici per il match, confessò di aver pregato «ringraziando Dio per l’opportunità ricevuta». Coco e la sua famiglia hanno fatto loro un passaggio molto significativo del Vangelo di Matteo (5,43-44), quando Gesù tenne il “discorso alla montagna”: «Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguiteranno, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli». Questo insegnamento invita ad andare oltre la logica umana del contraccambio e della vendetta, promuovendo l’amore universale e il perdono. Per questo il perdono per i nemici non è solo un atto di misericordia e nel caso di Cori, in una prospettiva sportiva, di condivisione di valori e di percorsi da fare insieme, ma è un modo per valorizzare una rivalità genuina, capace di unire anche su contenuti extra campo come per le battaglie per i diritti civili e la fede. Tra l’altro Gauff ha confessato che a 16 anni ha sofferto di depressione, tanto da aver pensato di lasciare per un anno il tennis. Da quando ha superato queste difficoltà, Gauff afferma di essere grata e felice di poter scendere in campo per giocare, senza brutti pensieri. Perché appunto per lei e le sue colleghe e “nemiche” il tennis è interpretato come un dono.