venerdì 24 gennaio 2025
La storia della campionessa che supplica prima di ogni match non per la vittoria sportiva, ma affinché sia lei sia le sue avversarie restino in buona salute
La tennista Coco Gauff, detta Cori

La tennista Coco Gauff, detta Cori - Reuters

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Il sorriso che spiazza, la sua fisicità plastica e quella carica agonistica che le permette sempre di portare a casa i punti importanti dei match. La tennista Coco Gauff, impegnata a gennaio agli Australian Open, a Melbourne, seppur eliminata da favorita nel tabellone di singolare femminile per 7-5 6-4 dalla spagnola Paula Badosa, è ormai una stella del circuito Wta. Anche per le sue vittorie di prestigio, come gli Us Open 2023 e le Wta Finals 2024, e per aver raggiunto, il 10 giugno dello scorso anno, la posizione numero due della classifica internazionale del tennis femminile. Non a caso è ritenuta, per lo stile di gioco, oltre alle comuni origini afroamericane, come l’erede naturale delle sorelle Williams. Ma in realtà nei modi, nel carisma e nel pensiero è profondamente diversa.

Quello che stupisce di Coco, oltre alla sua bellezza e alla qualità stilistica del suo gioco, è sicuramente quella marcia in più data da una autenticità fuori dal comune che alcuni anni fa l’hanno portata a dire senza nessuna titubanza che da quando aveva otto anni, grazie al padre che le ha fatto da allenatore, «prego prima di ogni partita». E Cori, così è chiamata nel circuito, afferma di pregare «non per la vittoria», ma «solo affinché io e la mia avversaria restiamo in salute». Perché per lei - è stata educata così -, con l’idea che la vita è un dono. Al termine della partita con Badosa, la giocatrice spagnola le ha dedicato un post su Instagram: «È sempre un piacere condividere il campo con te. Ti ammiro davvero tanto e sei una vera campionessa! Per molte delle battaglie che fai». Immediata, sempre via social, la risposta di Cori: «Grazie... Tu sei grande avversaria e una persona ancora migliore. Buona fortuna per il resto del tuo cammino».

Il post di Gauff, in ordine di tempo, arriva dopo quelli che lei aveva dedicato a Martin Luther King per il suo compleanno. L’attivista, politico e pastore protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, nato ad Atlanta, in Giorgia, il 15 gennaio del 1929 e ucciso a Memphis, in Tennessee, il 4 aprile del 1968. Cori ha voluto ricordarlo con due sue foto, un’emoticon che esprime il concetto di “preghiera” e con una citazione del pastore e politico Usa, estratta da un discorso pubblico che aveva tenuto in quegli anni negli Stati Uniti del Sud: «L’ingiustizia è una minaccia alla giustizia, ovunque». Parole quelle della giocatrice americana profonde e pensate che superano i confini della mera competizione sportiva e che collocano Gauff in una dimensione di vita, anche religiosa, più complessa e che per questo l’hanno resa un personaggio molto apprezzato.

Nel 2019, Gauff si qualificò al tabellone principale di Wimbledon a Londra iscrivendo il suo nome nell’albo dei record del torneo. Infatti, nel 2019 Coco aveva solo 15 anni e 106 giorni (è nata in Florida il 13 marzo 2004). Dopo aver battuto diverse tenniste di alto livello, come Rybarikova e Hercog, per essere poi battuta solo negli ottavi di finale da Simona Halep, compì comunque una vera impresa al primo turno dove batté Venus Williams, la sorella maggiore di Serena, e pure lei ex numero uno al mondo di singolare e doppio. Cori al termine della partita svelò che al termine dell’incontro aveva ringraziato Venus per l’esempio che aveva dato a lei e ad altre giocatrici dentro e fuori al campo. E nel gustarsi la vittoria, risedendosi sulla panchina riservata a bordo campo alle giocatrici per il match, confessò di aver pregato «ringraziando Dio per l’opportunità ricevuta». Coco e la sua famiglia hanno fatto loro un passaggio molto significativo del Vangelo di Matteo (5,43-44), quando Gesù tenne il “discorso alla montagna”: «Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguiteranno, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli». Questo insegnamento invita ad andare oltre la logica umana del contraccambio e della vendetta, promuovendo l’amore universale e il perdono. Per questo il perdono per i nemici non è solo un atto di misericordia e nel caso di Cori, in una prospettiva sportiva, di condivisione di valori e di percorsi da fare insieme, ma è un modo per valorizzare una rivalità genuina, capace di unire anche su contenuti extra campo come per le battaglie per i diritti civili e la fede. Tra l’altro Gauff ha confessato che a 16 anni ha sofferto di depressione, tanto da aver pensato di lasciare per un anno il tennis. Da quando ha superato queste difficoltà, Gauff afferma di essere grata e felice di poter scendere in campo per giocare, senza brutti pensieri. Perché appunto per lei e le sue colleghe e “nemiche” il tennis è interpretato come un dono.

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