giovedì 20 ottobre 2022
Parla la fondatrice di un progetto al Cern di Ginevra che mette in dialogo artisti e fisici: «Sembrano separati, ma alla base di entrambi c’è la forza dell’immaginazione»
Ariane Koek

Ariane Koek - Rubra

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La scienza si occupa di linguaggi, e di altri linguaggi ha bisogno per progredire ed essere raccontata. La missione di Ariane Koek – fellowship della Bogliasco Foundation riconosciuta a livello internazionale per il suo lavoro transdisciplinare tra arte, scienza e tecnologia, nonché fondatrice del progetto Arte e Scienza al Cern di Ginevra – è quella di trovare questi linguaggi e renderli accessibili a tutti. Ariane Koek sarà una delle protagoniste del Festival della Scienza che parte oggi a Genova, dove parlerà della sua esperienza e della sua visione del futuro (giovedì 27 ottobre, ore 18, Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale).

La storia della scienza, a partire dall’Illuminismo in Europa occidentale, ha portato a pensare che l’immaginazione e la scienza fossero completamente scollegate. Perché?

Questa falsa separazione può essere dovuta alla paura delle origini della scienza naturale, quando era strettamente associata all’alchimia, spesso caratterizzata come la ricerca della pietra filosofale che si pensava fosse la chiave del mondo materiale e della trasformazione della materia, compresi i metalli comuni in oro. L’alchimia era considerata magica e soggettiva, mentre le scienze dell’Illuminismo svilupparono metodologie considerate oggettive, prove e analisi fattuali, lontane dalla magia dell’alchimia, considerata immaginativa e fantasiosa. La parola immaginazione condivide la stessa radice etimologica di magia. Tuttavia, potrebbe esserci una ragione più complessa per la separazione dell’immaginazione dalla scienza. Potrebbe essere legata al potere e al controllo sociale. Il filosofo italiano Federico Campagna in un suo libro parte dalla premessa che la realtà è sempre una ricostruzione, quindi non è mai reale di per sé. In effetti, questo è certamente ciò che dice la scienza. La magia o l’immaginazione rappresentano una minaccia per il controllo sociale e politico delle masse da parte della Techne, perché in-centrano la loro ricostruzione del mondo sulla nozione di ineffabile. Questa idea non è lontana dagli scritti dei poeti romantici, come Percy Bysshe Shelley, che scriveva della capacità radicale dell’immaginazione di sfidare tutti i confini e creare una rivoluzione.

In che modo la tecnologia sta ora modificando questa falsa separazione?

La tecnologia – che è di fatto l’apparecchio della scienza – è uno strumento, quindi non sblocca questa falsa separazione. È uno strumento per creare lavoro o un mezzo di trasmissione, comunicazione e distribuzione. Sono gli esseri umani a modificare la separazione utilizzando la tecnologia. Si pensi ad esempio al lavoro della stilista Iris van Herpen, che ho invitato al Cern come artista ospite del programma Arts at Cern nel 2014. Ha creato la sua collezione Magnetic Motions ispirandosi direttamente alla sua visita. Iris si confronta con le idee della scienza e, grazie alla sua immaginazione, utilizza e spinge la tecnologia ai suoi limiti, realizzando, ad esempio, un abito che sembra uno schizzo d’acqua, che secondo i tecnologi non era tecnicamente possibile. Eppure lei ha dimostrato che si sbagliavano.

In tempi di crisi climatica, di rapporti complicati con la tecnologia e di tensioni politiche, che ruolo ha oggi l’arte nel rappresentare la società contemporanea?

L’arte svolge un ruolo cruciale nel toccare i nostri sensi, l’immaginazione, l’intuizione e la mente che la scienza da sola non può raggiungere. L’arte ci permette di entrare in contatto con esseri, esistenze, crisi e problemi diversi in modo viscerale e corporeo, creando connessioni. Per esempio, un’opera d’arte multimediale che sto realizzando con l’artista Haseeb Ahmed, che è stato artista in residenza presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nell’ambito di quella che allora era la Science Gallery Venice, crea un collegamento tra il vento di Scirocco e la migrazione, concentrandosi sulla polvere rossa del Sahara che viene trasportata dall’Egitto dal vento fino alla laguna. L’opera sarà esposta alla Harlan Levey Gallery di Bruxelles, in Belgio, nel corso del nuovo anno.

Per il futuro quali potrebbero essere i progetti su cui puntare a cavallo tra arte e scienza?

Stiamo entrando in un’epoca in cui arte, scienza e tecnologia lavorano insieme per risolvere le grandi sfide globali che la nostra società deve affrontare. Insieme, il lavoro interdisciplinare può portare a innovazioni che ci danno nuove soluzioni a ciò che dobbiamo affrontare come specie su questo pianeta. Ancora di più, l’arte, la scienza e la tecnologia stanno influenzando le decisioni politiche in merito alle sfide che dobbiamo affrontare.

Oggi molti libri scientifici cercano una direzione più divulgativa per far comprendere le urgenze della nostra epoca. Siamo sulla strada giusta?

È fantastico che la scienza continui a estendere ed espandere la comunicazione di idee complesse in modo che le persone possano comprendere l’urgenza dei nostri tempi. Non si fa mai abbastanza per consentire al maggior numero possibile di persone di comprendere le urgenze.

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